LA DIA E LA SPENDING REVIEW AL CONTRARIO: CAMBIA SEDE E LO STATO PAGHERà € DI PIà ™ (la Repubblica.it)
martedì 27 agosto 2013
La Dia e la spending review al contrario: cambia sede e lo stato pagherà  di più
L'incredibile caso: la Direzione investigativa antimafia lascia il palazzo in via Cola di Rienzo per spostarsi in via Sicilia. E se oggi pagava 650mila euro, il nuovo affitto è di 770mila, che passa a carico del ministero. Oltre al danno la beffa: snobbata palazzina confiscata alla mafia che, una volta ristrutturata, sarebbe stata a costo zero. di ALBERTO CUSTODERO
ROMA - Si trasferisce la sede storica della Dia di Roma, quella dalla quale nel '94 partirono gli uomini che notificarono l'avviso di garanzia a Berlusconi al G8 di Napoli. Ma l'affitto della nuova sede è più costoso della precedente: e così il Viminale inaugura la "spending di più".
Spostando gli uffici del Centro operativo romano dalla palazzina di via Cola Di Rienzo 27 in quelli di via Sicilia 194, il ministero dell'Interno pagherà  , infatti, un affitto più caro. Senza contare che la Divisione investigativa antimafia ha rinunciato a insediarsi in una palazzina del centro che la stessa Dia ha sequestrato a un boss. E che quindi sarebbe stata gratis, oltrechà © di enorme valore simbolico per il fatto che la Dia fosse ospitata negli uffici confiscati ai boss. Ecco i fatti.
Qualche mese fa scade il contratto di affitto della sede operativa storica di via Cola di Rienzo, l'edificio, di proprietà  del Vaticano, ha un costo di locazione di 650mila euro, ma la Finanziaria - in forza della spending review, quella che fa risparmiare la Pa - impone una riduzione del 15% quando c'è da rinnovare una locazione con la pubblica amministrazione. Quindi da 650mila l'affitto si sarebbe ridotto di 97mila euro, assestandosi intorno a 550mila euro. La Dia, invece, che gode di una autonomia di bilancio, che cosa fa? Decide di trasferirsi in via Sicilia 194, in una palazzina che la Srl proprietaria, la Agricola Lieta, affitta al Demanio in cambio di una pigione di 640mila euro annui più Iva, dunque 770 mila euro lordi. Un'operazione che è subito stata battezzata dai sindacati di polizia come "spending di più".
L'ALTRA INCHIESTA Viminale, tagli e sprechi
Ma sono i sindacati della Silp Cgil - che anche per questo nei giorni scorsi hanno protestato davanti al Viminale - a denunciare un ulteriore scandalo. "Perchà © la Dia non va in una palazzina che è stata sequestrata in seguito alle nostre indagini in via Cesalpino, in pieno centro storico?", è l'appello di Daniele Tissone, segretario Silp Cgil. Si tratta di un immobile (le procedure di confisca si concluderanno entro un paio di mesi) che risultava di proprietà  dell'immobiliarista Federico Marcaccini, indagato dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta "Overloading" avviata nel novembre del 2010 contro un vasto giro di narcotraffico internazionale. Prima del sequestro, quella palazzina stile liberty era affittata all'università  La Sapienza.
"Per ristrutturare questo immobile - spiega ancora Tissone - basterebbero due anni dell'affitto di via Sicilia 194, dopodichà © la struttura diventerebbe di proprietà  e quindi a costo zero per l'amministrazione. Affittando la palazzina dell'Agricola Lieta, al contrario, in dieci anni si sperperano 7 milioni e settecentomila euro. Bell'affare per il Viminale".
Spostando gli uffici del Centro operativo romano dalla palazzina di via Cola Di Rienzo 27 in quelli di via Sicilia 194, il ministero dell'Interno pagherà  , infatti, un affitto più caro. Senza contare che la Divisione investigativa antimafia ha rinunciato a insediarsi in una palazzina del centro che la stessa Dia ha sequestrato a un boss. E che quindi sarebbe stata gratis, oltrechà © di enorme valore simbolico per il fatto che la Dia fosse ospitata negli uffici confiscati ai boss. Ecco i fatti.
Qualche mese fa scade il contratto di affitto della sede operativa storica di via Cola di Rienzo, l'edificio, di proprietà  del Vaticano, ha un costo di locazione di 650mila euro, ma la Finanziaria - in forza della spending review, quella che fa risparmiare la Pa - impone una riduzione del 15% quando c'è da rinnovare una locazione con la pubblica amministrazione. Quindi da 650mila l'affitto si sarebbe ridotto di 97mila euro, assestandosi intorno a 550mila euro. La Dia, invece, che gode di una autonomia di bilancio, che cosa fa? Decide di trasferirsi in via Sicilia 194, in una palazzina che la Srl proprietaria, la Agricola Lieta, affitta al Demanio in cambio di una pigione di 640mila euro annui più Iva, dunque 770 mila euro lordi. Un'operazione che è subito stata battezzata dai sindacati di polizia come "spending di più".
L'ALTRA INCHIESTA Viminale, tagli e sprechi
Ma sono i sindacati della Silp Cgil - che anche per questo nei giorni scorsi hanno protestato davanti al Viminale - a denunciare un ulteriore scandalo. "Perchà © la Dia non va in una palazzina che è stata sequestrata in seguito alle nostre indagini in via Cesalpino, in pieno centro storico?", è l'appello di Daniele Tissone, segretario Silp Cgil. Si tratta di un immobile (le procedure di confisca si concluderanno entro un paio di mesi) che risultava di proprietà  dell'immobiliarista Federico Marcaccini, indagato dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta "Overloading" avviata nel novembre del 2010 contro un vasto giro di narcotraffico internazionale. Prima del sequestro, quella palazzina stile liberty era affittata all'università  La Sapienza.
"Per ristrutturare questo immobile - spiega ancora Tissone - basterebbero due anni dell'affitto di via Sicilia 194, dopodichà © la struttura diventerebbe di proprietà  e quindi a costo zero per l'amministrazione. Affittando la palazzina dell'Agricola Lieta, al contrario, in dieci anni si sperperano 7 milioni e settecentomila euro. Bell'affare per il Viminale".
La soluzione di via Cesalpino è stata addirittura caldeggiata dal capocentro della Dia di via Cola di Rienzo, il colonnello dei carabinieri Gregorio De Marco, al direttore nazionale della struttura antimafia, prefetto Arturo De Felice. "L'edificio in questione - scrive il colonnello De Marco al suo superiore - appare compatibile con le esigenze di questo Centro". Questa soluzione, segnala ancora l'ufficiale dell'Arma, costituirebbe un indiscutibile affare per la pubblica amministrazione che disporrebbe di un edificio gratuitamente.
Ma il direttore della Dia è irremovibile. Interpellato da Repubblica, dà  la sua versione dei fatti. "In via Cola di Rienzo - spiega - eravamo sotto sfratto, e la società  vaticana ci aveva chiesto un aumento di affitto. Andando in via Sicilia, il costo dell'affitto passa a zero, nessuno paga più l'affitto. La palazzina di via Cesalpino, infine, non risulta ancora confiscata, inoltre ha un elevato costo di ristrutturazione".
A smentire De Felice - a proposito di un rialzo dell'affitto di via Cola di Rienzo - è lo stesso suo sottoposto, colonnello De Marco, che in una missiva gli scrive: "I responsabili dell'Apsa, l'ente vaticano proprietario, sono disponibili a una rinegoziazione vantaggiosa dell'attuale canone corriposto".
E a smentire ancora De Felice - a proposito del fatto che in via Sicilia l'affitto sia zero - è lo stesso amministratore della Agricola Lieta: "Noi incassiamo dal Demanio un affitto di 640mila euro più Iva", precisa il socio della Srl Sabatino Gianni.
Tira le somme (è il caso di dirlo), il segretario Silp Cil. "In sostanza - spiega Tissone - l'affitto in via Sicilia non grava più sul bilancio della Dia, ma su quello del ministero delle Finanze: in questo modo risparmia la divisione investigativa antimafia. Ma la pubblica amministrazione, ovvero il contribuente, fa un pessimo affare".
L'incredibile caso della "spending di più" del Viminale è approdata anche in Parlamento. "Farò un'interrogazione al ministro per capire cosa sia successo", fa sapere il deputato democratico Emanuele Fiano. "Da oltre un anno - commenta la deputata Pina Picierno, responsabile per il Pd dell'antimafia - stiamo assistendo ad uno spettacolo per niente edificante attorno agli appalti del Viminale. Enormi sacche di spreco nel bel mezzo di una crisi fortissima, mentre il personale è costretto a sacrifici che solo l'alto senso del dovere delle nostre forze dell'ordine rende accettabili".
"Mi allarma profondamente - ha aggiunto Picierno - l'idea che funzionari dello Stato possano, con la loro negligenza, favorire interessi privati in campo edilizio a scapito della valorizzazione delle risorse esistenti privando la Direzione Investigativa Antimafia di risorse preziose".
E sulla vicenda interviene anche don Luigi Ciotti. Il fondatore di Libera spera che si trovi una soluzione. "Che una delle realtà  fondamentali del contrasto alle mafie abbia "testa e cuore" in uno stabile sequestrato alla criminalità  organizzata - dice don Ciotti - ci sembra infatti non solo un segno dell'efficacia della sua attività  investigativa, ma di quella legge sulla confisca e l'uso sociale dei beni che ha saputo in molti casi saldare l'aspetto repressivo della lotta alle mafie col cambiamento culturale e il beneficio economico d'intere nostre comunità  ".
La precisazione della polizia. "Come previsto dal D. L. 95/2012 (spending review) è stata rilevata la particolare onerosità  dei costi relativi all'affitto dello stabile e relativa autorimessa del Centro Operativo di Roma per i quali era previsto un canone pari ad euro 756.086,96. Ricevute le opportune segnalazioni, l'Agenzia del Demanio, dopo aver comunicato nel settembre 2012 "l'inesistenza di locali demaniali, patrimoniali, confiscati alla criminalità  organizzata. disponibili ed idonei ad essere adibiti" quale sede dell'articolazione capitolina, con successiva nota del dicembre 2012, segnalava la disponibilità  di un "immobile F. I. P. (fondo immobili pubblici) sito in Roma, Via Sicilia 194, rispondente al fabbisogno allocativo" dell'Ufficio in argomento mettendo lo, senza oneri per la Direzione Investigativa Antimafia, a disposizione con decorrenza Aprile 2013. Al riguardo si deve precisare che l'immobile di Via Sicilia, in uso alla Presidenza del Consiglio, prevede un contratto di locazione fino al 2022. Ancora deve sottolinearsi come l'immobile di Via Cola di Rienzo, dopo oltre 20 anni, necessitava di una importante attività  di ristrutturazione anche in relazione agli obblighi di sicurezza previsti dalla legge 626. Ciò premesso, atteso che l'immobile di Via Cisalpina, peraltro non immediatamente agibile, risulta attualmente sequestrato e non confiscato (ovvero non definitivamente acquisito al patrimonio dello Stato) ed in considerazione che comunque gli oneri di locazione per il palazzo di via Sicilia sarebbero stati comunque versati in ragione di precedente vincolo contrattuale, risulta che la Pubblica Amministrazione, per la vicenda trattata dal giornalista nell'articolo in esame, risparmierà  annualmente il previsto canone di locazione per la dismessa sede di via Cola di Rienzo.
La risposta: Se si prende l'arco di tempo dei dieci anni indicato dal direttore della Dia (ovvero la durata del contratto con la palazzina di via Sicilia) si può affermare che andare in via Sicilia costerà  ai contribuenti sette milioni e settecento mila euro; andare nella palazzina che entro un paio di mesi concluderà  l'iter della confisca (come il dottor De Felice ben sa perchà © di ciò è stato informato per tempo dal colonnello dell'Arma De Marco con un appunto su carta intestata), costerà  un milione e mezzo, ovvero il costo di ristrutturazione. Infine: può spiegare il capo della Dia, dottor De Felice, dove sta il vantaggio per la Pubblica amministrazione se andare in via Sicilia costerà  sei milioni in più?
http://www.repubblica.it/politica/2013/08/26/news/dia_sede_spending-65285863/?ref=HREC2-2