ALLA GIUSTIZIA TRIBUTARIA ADESSO SERVE UNA RIFORMA (Il Sole24Ore)
martedì 15 ottobre 2013
Il Sole24Ore - 07 ottobre 2013
ALLA GIUSTIZIA TRIBUTARIA ADESSO SERVE UNA RIFORMA
di Antonio Iorio
La sospensiva dell'atto impositivo e poi delle eventuali sentenze sfavorevoli di primo e secondo grado rappresenta un istituto importante per il contribuente che intende difendersi dalle pretese del Fisco, soprattutto in un periodo di crisi finanziaria così grave. Del resto, in un'ottica di parità delle parti processuali, resta singolare l'obbligo di pagare almeno un terzo delle maggiori imposte senza che un giudice sia ancora intervenuto.
Non a caso il rischio di dover versare comunque tali somme cui si aggiunge il costo del contenzioso, induce, il contribuente, con sempre maggiore frequenza, ad accettare le proposte di adesione del Fisco sebbene ritenute ingiuste.
In tale contesto, un ruolo decisivo è svolto dai giudici tributari chiamati a sospendere (in presenza dei requisiti) le pretese erariali. Ci sono commissioni tributarie che in poche settimane fissano l'udienza cautelare, mentre ce ne sono altre che non fissano quasi mai tali udienze e al massimo – una volta intervenuta Equitalia – anticipano l'udienza di merito.
Alcuni giudici, infatti, ammettono di non voler discutere le sospensive (che, va ricordato, non sono retribuite); altri, invece, ritengono non applicabile al processo tributario la sospensiva urgente, ignorando che lo stesso Consiglio di presidenza in almeno due documenti ne ha esortato l'utilizzo.
La soluzione di una questione così delicata non è semplice. Probabilmente è subordinata a una seria riforma della giustizia tributaria in cui i giudici – frequentemente chiamati a risolvere questioni rilevanti sotto il profilo economico – non possono più svolgere il loro delicato ruolo come una sorta di volontariato o di dopo lavoro, che pare giustificare talvolta anche ritardi, errori, superficialità . Nell'attesa, però, è il contribuente a farne le spese.
Non a caso il rischio di dover versare comunque tali somme cui si aggiunge il costo del contenzioso, induce, il contribuente, con sempre maggiore frequenza, ad accettare le proposte di adesione del Fisco sebbene ritenute ingiuste.
In tale contesto, un ruolo decisivo è svolto dai giudici tributari chiamati a sospendere (in presenza dei requisiti) le pretese erariali. Ci sono commissioni tributarie che in poche settimane fissano l'udienza cautelare, mentre ce ne sono altre che non fissano quasi mai tali udienze e al massimo – una volta intervenuta Equitalia – anticipano l'udienza di merito.
Alcuni giudici, infatti, ammettono di non voler discutere le sospensive (che, va ricordato, non sono retribuite); altri, invece, ritengono non applicabile al processo tributario la sospensiva urgente, ignorando che lo stesso Consiglio di presidenza in almeno due documenti ne ha esortato l'utilizzo.
La soluzione di una questione così delicata non è semplice. Probabilmente è subordinata a una seria riforma della giustizia tributaria in cui i giudici – frequentemente chiamati a risolvere questioni rilevanti sotto il profilo economico – non possono più svolgere il loro delicato ruolo come una sorta di volontariato o di dopo lavoro, che pare giustificare talvolta anche ritardi, errori, superficialità . Nell'attesa, però, è il contribuente a farne le spese.