E LELLO FERMA LA CARICA DEI VIOLENTI SULLA SEDIA A ROTELLE (Il Tempo)
domenica 20 ottobre 2013
Il Tempo - 20/10/2013
E LELLO FERMA LA CARICA DEI VIOLENTI SULLA SEDIA A ROTELLE
Lello ha 67 anni. E da quindici è prigioniero di una sedia a rotelle. A ridurlo così è stato un cancro al rene, le metastasi gli hanno danneggiato la colonna...
di Maurizio Gallo
Lello ha 67 anni. E da quindici è prigioniero di una sedia a rotelle. A ridurlo così è stato un cancro al rene, le metastasi gli hanno danneggiato la colonna vertebrale e le sue gambe sono rimaste paralizzate. Ma ieri non ha esitato un attimo a piazzarsi fra i manifestanti e il cordone di fiamme gialle in tenuta antisommossa che presidiava il ministero delle Finanze in via XX Settembre. «Mi sono messo davanti a loro per evitare scontri. Gli ho detto "fermatevi!" - spiega senza dare importanza al suo gesto - .Non volevo che la manifestazione finisse così, nella violenza». L’«anziano militante» Lello, come si definisce lui stesso, il servizio d’ordine del corteo e le migliaia di uomini delle forze dell’ordine impassibili dietro i loro elmetti anche di fronte al lancio di bottiglie e oggetti vari sono gli «eroi» involontari di questa giornata, che ci si aspettava dovesse finire nel sangue e nel fumo e, invece, si è conclusa con qualche tafferuglio e una quindicina di fermati. Certo, le parole d’ordine urlate durante il percorso non erano proprio «pacifiche». E ricordavano tempi andati. In piazza San Giovanni, prima della partenza, era stato allestito il consueto mercatino rivoluzionario e, oltre sa quelle con l’immancabile volto di Che Guevara, si potevano acquistare per pochi euro t-shirt con la scritta «Il diavolo veste Prodi», oppure «Regole 0», o ancora «Ribelli sempre». Gli slogan anche molto violenti del «popolo del no» («No Tav, No Vat, No Muos, No F35»), erano spesso decisamente d’antan. «Il proletariato non ha nazione, internazionalismo, rivoluzione» o «Yankee go home», non si sentivano da un bel po’. Più «moderni» ritornelli come «Bossi Fini assassini» o scritte contro il governo Letta, le banche e l’odiata triade «Ue-Bce-Fmi». Ma non ci sono stati istituti di credito presi d’assalto, bancomat fatti saltare in aria e vetrine infrante. Anche i temuti componenti del «coordinamento di lotta per la casa» hanno sfilato con pittoreschi ombrelli a forma di tetto sui quali erano state dipinte delle tegole arancioni. E, sebbene il loro slogan fosse «la casa si prende», non c’è stata alcuna occupazione di immobili durante la sfilata. Insieme con gli italiani c’erano anche molti extracomunitari che issavano uno striscione «macchiato» da un piccolo refuso: «Siamo refugiati in Italia senza diritti», e poi i Carc (comitati di appoggio alla resistenza comunista) con le loro bandiere rosse, i ragazzi che indossavano le maschere bianche di «V come vendetta» adottate da Anonymous, gli anarchici con i loro vessilli rossoneri, quelli dei centri sociali, la maggior parte giovanissimi e con le sciarpe tirate sul viso.
La paura di incidenti ha consigliato alla maggior parte dei commercianti di tenere abbassate le saracinesche. Ma qualcuno è rimasto aperto, e ha fatto affari d’oro. Come il «Danesi» gestito da cinesi a San Giovanni: «Secondo noi non pericolo - spiega il gestore - Poi vediamo...». All’inziio di via Merulana gli unici che non hanno chiuso sono un’agenzia di onoranze funebri e una farmacia. Non si sa mai, se può servire...Più avanti c’è un altro barista tenerario: «Se succede qualcosa abbasso subito», assicura. Infatti, nè l’imponente schieramento delle forze dell’ordine e nemmeno la presenza in via Napoleone III dei militanti di CasaPound riuscirà a far naufragare il corteo nella violenza: «Gruppi di neofascisti provocano per farci caricare dalla polizia - urla un ragazzo dall’altoparlante del tir musicale che alterna canzoni di lotta a pop-rock - Tenete la testa sulle spalle, non roviniamo questa grandissima manifestazione». Il consiglio sarà seguito. E, anche se i petardi tipo «bomba di Maradona» fioccano, le bottiglie fischiano in aria per frantumarsi sul selciato o contro gli scudi degli agenti, la profezia di un manifestante che solleva un cartello anti-media verrà smentita: «Non vedono l’ora di mandare in tv le immagini della "nostra" violenza», c’è scritto. Le telecamere, invece, resteranno a bocca asciutta. O quasi.
m.gallo@iltempo.it