«IO, MINACCIATO DI MORTE PER AVER DIFESO GLI AGENTI». NEL PROCESSO AI NO TAV DI TORINO PIERFRANCO BERTOLINO RAPPRESENTA UNA QUARANTINA DI PERSONE TRA POLIZIOTTI E FINANZIERI (Il Tempo)

martedì 19 novembre 2013



Il Tempo – 19/11/2013

«IO, MINACCIATO DI MORTE PER AVER DIFESO GLI AGENTI»

Nel processo ai No Tav di Torino per gli scontri di questa estate Pierfranco Bertolino rappresenta una quarantina di persone tra poliziotti e finanzieri. La metà sono romani, molti altri del sud...

Nel processo ai No Tav di Torino per gli scontri di questa estate Pierfranco Bertolino rappresenta una quarantina di persone tra poliziotti e finanzieri. La metà sono romani, molti altri del sud. Sono soprattutto baschi verdi e agenti dei reparti mobili iscritti al Sap, Sindacato autonomo di polizia, che - risultato senza precedenti - è riuscito a costituirsi parte civile nel procedimento che vede imputati 52 «antagonisti» per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011. Anche per questo Bertolino ha subito minacce di morte, mentre anonimi hacker sono entrati nel suo computer rendendo pubblici tutti i suoi documenti personali. Nei giorni scorsi è toccato a un’altra figura di spicco del Sap finire nel mirino dei No Tav, con minacce di morte su Facebook e su Twitter.
È questo il prezzo che si paga quando ci si mette contro i No Tav?
«Purtroppo sì».
Ha una scorta?
«Ho una vigilanza mobile limitata allo studio legale, che è stato inserito tra gli obiettivi sensibili. Niente di più».
Il processo a che punto è?
«Ãˆ partita l’istruttoria, stiamo contattando i testimoni, soprattutto funzionari della Digos. In ogni caso ci sono le immagini, inequivocabili nell’attribuire le responsabilità sia negli scontri durante il primo sgombero, che nell’attacco per riconquistare le posizioni conquistate dai militanti».
Lei usa un linguaggio bellico per descrivere quei giorni.
«Perché è stata una vera guerriglia, come l’intifada in Palestina. Lancio di sassi, estintori pieni di olio scaricati sulle forze dell’ordine. Una follia. Addirittura è stato utilizzato un carrello della spesa blindato e rinforzato pieno di massi da lanciare contro gli agenti».
Domani a Roma c’è il vertice italo-francese. Pensa che il «sistema» Val di Susa possa essere replicato?
«No lo so, so solo che i No Tav ci saranno. Anche perché nel movimento i valligiani sono pochi. La maggior parte viene dai centri sociali di Torino e non solo e usa la Valle come campo di battaglia. Questa per loro è un’occasione».
Spesso il numero di arresti è esiguo rispetto alla dimensione degli scontri. Qualcosa non va nella legge?
«La difficoltà è soprattutto nell’identificazione e nella definizione delle responsabilità personali. In mezzo alla guerriglia spesso finiscono persone che manifestano legittimamente. Circoscrivere le singole responsabilitànon è affatto facile»
Ma ogni volta ci sono tonnellate di video e immagini.
«In Val di Susa molti avevano il volto coperto e indossavano caschi. Si è trattato di un attaccopreventivato quindi i violenti sono stati ben attenti a non rendersi riconoscibili, ad esempio nascondendo le parti del corpo con tatuaggi».
State cercando testimoni anche tra i manifestanti pacifici?
«No, perché non c’è mai stata nessuna condanna delle violenze da parte dei gruppi del movimento».
Qualcuno dei manifestanti pacifici si è fatto avanti?
No, nessuno.

Davide Di Santo


http://www.iltempo.it/roma-capitale/2013/11/19/io-minacciato-di-morte-per-aver-difeso-gli-agenti-1.1190809

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