È NECESSARIO CAMBIARE LA GDF, MA FACCIAMO ANCHE UN PICCOLO BILANCIO DELLA RIFORMA DELLA POLIZIA. CONTRASTIAMO IL CORPORATIVISMO - di Vincenzo Vacca

venerdì 22 novembre 2013


Pubblichiamo un contributo di Vincenzo Vacca; il titolo è della redazione del sito.

Ficiesse si sta impegnando, giustamente, in una forte attività di sensibilizzazione in ordine alla necessità di dotarsi di un efficiente Corpo di Polizia economico/finanziaria. Al contempo, però, ci si è interrogati, come dimostrano gli ultimi atti congressuali, sull’esito degli ultimi anni di quella che è stata la sindacalizzazione della Polizia di Stato.

La riforma di questo importante organismo istituzionale ha originato , ritengo, una inversione di tendenza rispetto alla teoria e alla pratica dei Corpi separati dello Stato e, quindi, i cosidetti “poliziotti democratici” erano diventati protagonisti di un importante processo di riforma che si contraddistingueva non solo per una richiesta di diritti all’interno della Polizia, ma anche e soprattutto per una volontà di dialogo tra cittadini in uniforme e cittadini in genere, rifiutando una mera logica di malcontento e/o di generico ribellismo. Si era giunti alla consapevolezza che quella riforma era un tassello importante per contribuire a creare uno Stato maggiormente inclusivo e che puntava a creare anche sul fronte della sicurezza interna una sinergia tra vari soggetti collettivi e non. Pertanto, l’idea del sindacato era stata pensata perché funzionale ad un proficuo dialogo dell’intera società della quale erano parte integrante i poliziotti. Questo fu un dibattito che appassionò molto ed arricchì il tessuto del Paese in un periodo, non dimentichiamolo, in cui regnava una grande paura (erano gli anni settanta).

Con la riforma della Polizia si è riusciti ad affrontare meglio tutti i momenti di frizione sia all’interno della stessa Polizia e tra quest’ultima e la società civile in quanto la maggior trasparenza e la libera circolazione delle idee hanno rappresentato una vera e propria risorsa per dirimere i contrasti che sono inevitabili.

Proprio per valorizzare quanto più possibile le idee di fondo che hanno dato origine alla riforma di cui stiamo parlando e che ho provato precedentemente a ricordarle, occorre, però, mettere in luce le difficoltà e le problematiche che sono emerse negli anni successivi. Questo lo ritengo importante ai fini della strada che vogliamo percorrere per ottenere una riforma anche della Guardia di Finanza. E’ giunto il momento anche di dire cose scomode a dimostrazione proprio della maturazione comportamentale e ideale di chi si augura un cambiamento.

Mi riferisco al fatto che nella Polizia abbiamo assistito al fenomeno di una moltiplicazione infinita delle sigle sindacali. Sembra che siano circa una ventina e credo che questo segnali non solo una preoccupante frammentazione sindacale che, come ci hanno insegnato i padri storici del sindacalismo, indebolisce fortemente le istanze dei lavoratori (in questo caso, naturalmente, parliamo di poliziotti, ma costituisce, comunque, un avvitamento su se stessi del proprio lavoro).
Si verifica troppo spesso che alcuni “sindacatini” nascono e si attivano esclusivamente per richieste di uno specifico frammento degli operatori della sicurezza senza alcuna volontà di alzare il proprio sguardo.

E’ innegabile che viviamo un tempo storico di forte corporativizzazione del mondo del lavoro. Per dirla in sintesi, viviamo da troppi anni una sindrome del “si salvi chi può” che ha coinvolto anche il mondo del lavoro, naturalmente, anche quello in divisa. La crisi della politica e del sindacalismo confederale – quest’ultimo ha avuto al centro del proprio agire la tenuta d’insieme delle varie categorie dei lavoratori, al netto di tutte l critiche che possiamo fare - ha prodotto questa convinzione miope e, di fatto, penalizzante per tutti.

Per gli appartenenti alle forze di Polizia, la chiusura nel proprio orticello è una preoccupante regressione perché, non dimentichiamolo mai, attraverso loro, lo Stato democratico esercita il monopolio della violenza che va sempre espletata con la profonda consapevolezza di essere innanzitutto al servizio della collettività.

Ecco perché, io credo, che la sensibilizzazione sulla necessità di riformare il Corpo della Guardia di Finanza debba fare tesoro delle luci e delle ombre della storia sindacale nelle Polizie a ordinamento civile al fine di evitare alcuni innegabili ripiegamenti su se stessi.

La sacrosanta rivendicazione di maggiori diritti deve essere sempre accompagnata dall’altrettanto sacrosanta consapevolezza che ogni categoria di lavoratori è parte integrante di un mondo del lavoro largo e articolato che legittimamente aspira nella sua interezza al rispetto della propria dignità. Categoria concettuale, non a caso, richiamata dalla nostra Costituzione.


VINCENZO VACCA
Componente del Direttivo Nazionale Ficiesse

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