LETTERA DALLA POLONIA DI UN SOCIO FICIESSE: L’EUROPA NON E’ ANCORA PATRIA COMUNE DI DIRITTI E DI CIVILTÀ GIURIDICA, MIO FIGLIO INDIFESO IN CARCERE PER AVER CERCATO DI RIPARARSI DAI MANGANELLI – di Massimo Loffredi

giovedì 05 dicembre 2013

 
LETTERA DALLA POLONIA DI UN SOCIO FICIESSE: L’EUROPA NON E’ ANCORA PATRIA COMUNE DI DIRITTI E DI CIVILTÀ GIURIDICA, MIO FIGLIO INDIFESO IN CARCERE PER AVER CERCATO DI RIPARARSI DAI MANGANELLI – di Massimo Loffredi 

 

 

 Pubblichiamo la lettera che abbiamo appena ricevuto dalla Polonia dal nostro socio Massimo LOFFREDI, il cui figlio, giovane studente di giurisprudenza, si trova in carcere in Polonia da giovedì scorso insieme ad altri ventuno tifosi italiani che avevano seguito in trasferta una squadra di calcio.

Si tratta di un allarme che sottoscriviamo in pieno, che invieremo al ministro degli esteri Emma Bonino e all’Ambasciatore della Polonia e che diffonderemo a ogni livello.

Perché non ci può essere un'UNICA PATRIA EUROPEA se diritti primari, come quelli di difesa e di libertà personale, non vengono garantiti e tutelati al massimo livello in ogni singolo Stato dell’Unione. 

 


GIUSEPPE FORTUNA

Segretario generale
Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà Ficiesse
info@ficiesse.it - giuseppefortuna@hotmail.com
+39.340.2813453 - fax +39.06.83770451
 
 


 

LETTERA ALL’ASSOCIAZIONE FINANZIERI CITTADINI E SOLIDARIETA’ FICIESSE 

 


Sono socio dell'Associazione Culturale "Finanzieri Cittadini e Solidarietà – Ficiesse” e sono il padre di uno dei ventidue tifosi laziali arrestati a Varsavia. Ho deciso di combattere al fianco di mio figlio, detenuto nel carcere di Bialoleka, a conclusione di un processo svolto con garanzie difensive inesistenti, sulla base di capi d'imputazione pretestuosi e senza l'accertamento delle effettive responsabilità penali in capo ad ognuno degli indagati.


A me hanno insegnato -e mio figlio, giovane studente in Giurisprudenza, lo sta apprendendo adesso- che uno dei principi cardini del diritto è che la responsabilità penale è personale e che nessuno può essere punito per un fatto che non costituisce reato.

Trovarsi all'interno di un corteo che si dirige verso lo stadio, anche se la prima linea di questo corteo si scontra con la polizia, non equivale a commettere il fatto o essere corresponsabili di azioni violente; ripararsi per parare i colpi di un poliziotto che corre verso di te e brandisce un manganello, non può, a mio avviso, costituire reato: è un riflesso elementare di protezione della propria persona, della propria incolumità fisica, se non difesa legittima.


In quei giorni sono stati stravolti i principi del diritto penale, e del diritto processuale penale è stata fatta carta straccia. Provo ad immaginare (ma ci sono anche testimonianza dirette di chi ha assistito agli interrogatori ) con quale lucidità si può affrontare un processo in lingua slava, con un traduttore che non ha competenze giuridiche, con un difensore d'ufficio che deve assistere più indagati contemporaneamente e con un un'imputazione che viene dapprima rubricata come "adunata sediziosa" e poi trasformata in aggressione all'Autorità. Sfido chiunque, in tali condizioni, ad esercitare un'efficace difesa.

Beh, insomma, alle undici di sabato sera, a tre giorni dal suo arresto, mio figlio viene tradotto in carcere ed associato a delinquenti comuni polacchi e serbi. Vi lascio immaginare lo stato di prostrazione fisica (mangia poco, salta i pasti, è debilitato) e di prostrazione psichica in cui l'ho trovato l'altro giorno.

Non ho potuto fare altro che cercare in ogni modo di trasmettergli forza e infondergli coraggio per difendere la propria dignità di cittadino europeo. 

Ringrazio Ficiesse per lo spazio che mi ha concesso e proseguo al fianco di mio figlio in questa battaglia di civiltà.


MASSIMO LOFFREDI

 

 


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