CAPPELLANI MILITARI PRONTI A RINUNCIARE A GRADI E PRIVILEGI. APERTURA DELLA CHIESA:“NE STIAMO PARLANDO CON IL MINISTERO DELLA DIFESA. MA NON SMANTELLATECI” (La Repubblica)

venerdì 24 gennaio 2014


Da Repubblica del 23.1.14

CAPPELLANI MILITARI PRONTI A RINUNCIARE A GRADI E PRIVILEGI.

Apertura della Chiesa:“Ne stiamo parlando con il Ministero della difesa. ma non smantellateci”.

I “preti soldato” si toglieranno i gradi. Per la prima volta infatti la Chiesa cattolica si dice disposta a rivedere ruolo e stipendi dei cappellani militari. «Siamo pronti a rinunciare alle nostre indennità da ufficiali», dice a Repubblica don Angelo Frigerio, che di monsignor Santo Marcianò, l’ordinario militare designato direttamente da Papa Francesco, è il vice e vicario episcopale. Un passo a suo modo storico, perché così i 180 cappellani sotto le armi tornerebbero a essere “semplicemente” preti, quindi sovvenzionati dalla Chiesa. Senza più la paga e le indennità da tenente e da generale, che in tanti considerano privilegi immotivati.
Il dialogo con lo Stato italiano è già a buon punto. Si dovrà modificare il Codice dell’ordinamento militare, che paradossalmente per la parte del trattamento economico dei preti soldato si basa su “un’intesa” tra Italia e Vaticano prevista sì dal Concordato, ma mai scritta. «Siamo in contatto con il gabinetto del ministero della Difesa — spiega don Frigerio — Accetteremo qualsiasi cambiamento. Tuttavia, per favore, non smantellateci. I soldati hanno ancora bisogno di noi».
È una prima vittoria per i Radicali, che più volte nel 2010, e poi nel 2011 e 2012 hanno proposto al Parlamento di sgravare i preti soldato dal bilancio della Difesa. La risposta degli allora presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, era sempre la stessa: «Emendamenti inammissibili ». Niente è mai cambiato, la sostanza è rimasta quella di sempre: i 173 cappellani militari operanti oggi insieme ai 5 vicari episcopali, al vicario generale e all’arcivescovo ordinario militare sono considerati militari a tutti gli effetti. E per questo costano allo Stato italiano tra stipendi (6,3 milioni), pensioni (6,7 milioni per trattamenti previdenziali erogati a 156 cappellani in “congedo”) e spese di mantenimento dell’Ordinariato un totale di circa 17 milioni di euro all’anno. Degli ufficiali non hanno soltanto gli stipendi, ma anche i benefit: dall’indennità di missione a quella di trasferimento. Angelo Bagnasco, per esempio, ordinario militare dal 2003 al 2006, percepisce una pensione con appena tre anni di contributi versati.
Anche se don Angelo Frigerio spiega che in realtà «da sempre siamo stati disponibili a una revisione degli statuti», è soltanto nelle ultime settimane che qualcosa si è mosso. In parte merito di Luca Comellini del partito per la Tutela dei diritti dei militari, che ha lavorato per riproporre la questione: «Se la Chiesa vuole generali o colonnelli è giusto che se li paghi da sé. Se invece li vuole ultimi tra gli ultimi, cioè senza gradi, allora ben vengano tra i cittadini in divisa». Papa Francesco da subito si è speso per un clero non carrierista, ma non pare ossessionato dall’urgenza dell’eliminazione dei gradi militari. Tant’è che il 13 novembre scorso all’ordinario Marcianò, che era in piazza san Pietro con i parenti delle vittime di Nassiriya, ha detto: «Tu adesso devi mettere le stellette sull’abito!».

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