VALUTAZIONI SULLE IPOTESI DI UNIFICAZIONE DELLE FORZE DI POLIZIA - di Alessandro Margiotta
VALUTAZIONI SULLE IPOTESI DI UNIFICAZIONE DELLE FORZE DI POLIZIA E SU COME GESTIRE UN’EVENTUALE FASE DI TRANSIZIONE
Martedì 22 aprile 2014
Aderisco con piacere all’invito di Carlo Germi e fornisco le mie personali e preliminari valutazioni sulla questione dell’unificazione delle Forze di Polizia.
Concordo sul fatto che il confronto tra tutti sul tema dell’unificazione delle Forze di Polizia sia necessario, non solo per formare la posizione dell’Associazione sullo specifico tema, ma per fare in modo che tale posizione sia la più largamente condivisa dagli associati e sia la risultante dell’approfondimento di ogni singolo aspetto, sul quale ognuno può dare il suo autorevole contributo. Per questo motivo sarà di fondamentale importanza riattivare il forum al fine di “alimentare la discussione”, come proposto da Carlo Germi, non essendoci ad oggi un’altra sede idonea in questo senso.
Ho personalmente qualche dubbio sul fatto che si voglia realmente arrivare ad una unificazione effettiva delle Forze di Polizia, provvedimento che comporterebbe come conseguenza naturale la smilitarizzazione e la sindacalizzazione del Corpo. I miei dubbi sono fondati sul fatto che i segnali nel tempo lanciati dalla politica (dalla quasi totalità delle componenti) sul progetto di smilitarizzazione della Guardia di Finanza sono sempre stati "incerti" ed hanno sempre assicurato la “militarità” del Corpo. Per altro, le attuali proposte ad esempio sulla riforma della Rappresentanza (D'Arienzo) disegnano e restituiscono ancora un’Amministrazione ad ordinamento militare ed una Rappresentanza “interna”, pur con autonomia amministrativa e riconoscimento di una minima funzione sindacale. Tali circostanze, passate e presenti, non mi sembrano in linea con un progetto concreto di unificazione, ma mi lasciano presagire intenti strumentali alla particolare congiuntura, non ultima legata alle prossime elezioni europee.
Bisognerà comunque prepararsi a partecipare, per quanto possibile, a questo progetto e parteciparvi con sufficiente spirito critico, non essendo affatto certe le finalità e le modalità di questo processo di unificazione.
Certamente se si pensa alla Polizia Economico-Finanziaria, per altro come ipotetico dipartimento di un più ampio e generale Corpo di Polizia, non può non pensarsi ad un'Amministrazione ad ordinamento civile, strutturata secondo l'organizzazione tipica di una amministrazione civile ed assistita dalle tutele tipiche delle amministrazioni di polizia ad ordinamento civile.
In termini di efficienza, personalmente ritengo che se è vero che le amministrazioni militari hanno nel tempo rappresentato un esempio sotto questo profilo, è anche vero che le condizioni sono progressivamente cambiate, sia per le amministrazioni militari in senso pieno (Esercito, Marina, Aeronautica) che per i Corpi di Polizia ad ordinamento militare (Guardia di Finanza, Carabinieri). Difatti, gli organici, ma soprattutto gli effettivi, si sono progressivamente ridotti, da un lato per le mutate esigenze di sicurezza esterna, dall'altro per mal celate esigenze di contenimento della spesa pubblica. Tali riduzioni non richiedono più, è evidente, organizzazioni "elefantiache" e strutture di funzionamento complesse, ma modalità gestionali elastiche nelle quali sia privilegiata l'attività operativa o di esecuzione piuttosto che quella burocratico amministrativa.
Ebbene, il Corpo della Guardia di Finanza (ma non solo) in questi anni ha visto ridursi inesorabilmente gli arruolamenti proprio nella componente operativa/esecutiva (ispettori e finanzieri) mentre è rimasta sostanzialmente inalterata (se non cresciuta) l'aliquota di arruolamento della componente direttiva (poi dirigente). Ciò ha comportato, oggettivamente, un allargamento verso l'alto ed un restringimento alla base della struttura gerarchico-piramidale tipica della nostra organizzazione. Conseguenza naturale di tale evoluzione è stata la necessità di individuare, per il personale direttivo e dirigente, posizioni congrue con i livelli di responsabilità propri del ruolo rivestito. Ne è derivato che incarichi prima svolti da sottufficiali (ora ispettori) sono stati progressivamente ricoperti da ufficiali (direttivi) e strutture organizzative prima sostanzialmente semplici sono diventate sempre più complesse, con la creazione di nuovi reparti ed articolazioni e con l'innalzamento di rango di alcuni di essi. La ratio di questi interventi risiede anche nelle mutate politiche di indirizzo generale dell’Autorità governativa, che hanno portato il Corpo a qualificarsi sempre più quale Polizia Economico Finanziaria ed a focalizzare in tal senso la propria attività istituzionale. Se però le misure organizzative si prefiggevano il raggiungimento di sempre maggiori standard di efficienza, gli effetti potrebbero non essere andati sempre nello stesso senso. Non si può escludere, infatti, che ciò abbia comportato un "avvilimento" funzionale nei diversi ruoli ed un affievolimento della spinta emotiva ad operare sempre al meglio per il raggiungimento dei fini istituzionali. Questo effetto “perverso” potrebbe aver investito sia chi si è visto “sottrarre” posizioni funzionali (ispettori) e sia chi si è visto attribuire incarichi con ridotti livelli di responsabilità ed altrettanto ridotta capacità gestionale ed operativa (direttivi e dirigenti).
Sotto questo profilo, quindi, un processo di unificazione dovrebbe necessariamente portare a rivedere nel complesso i livelli di responsabilità e gli organici dei vari ruoli, non potendosi quindi escludere una riduzione o riqualificazione di alcuni livelli direttivi e dirigenziali. Sarà proprio in questa difficile fase che l'Amministrazione dovrà mettere in discussione sé stessa, cercare di elaborare un progetto credibile di transizione e tutelare anche le legittime aspirazioni di chi si trova oggi a ricoprire posizioni e funzioni che difficilmente potrebbero trovare conforme collocazione in una ipotetica ed unitaria forza di Polizia.
Il quadro che ci fornisce l’Europa sotto il profilo del numero delle Forze di Polizia conduce a perseguire il progetto di unificazione, pur non potendo sottacere che il tutto si inserisce in un tessuto sociale ed economico in parte diverso, anche in termini di fenomeni di criminalità sia comune che economico-finanziaria. Si può quindi accedere ad un progetto di unificazione conforme al modello degli altri Paesi europei, ma con numeri a mio avviso propri di un Paese con radici culturali in parte diverse e con una realtà sociale sostanzialmente differente. La linea guida dovrà certamente essere la sicurezza pubblica, economica e finanziaria del Paese, sicurezza che ha e deve fisiologicamente avere un costo che la collettività deve volontariamente assumersi per il “bene comune”, così come involontariamente ha subito e subisce ancora il costo di una politica e di un’azione di governo (nazionale e locale) non sempre indirizzati al “bene generale”.
Nell’unificazione, personalmente, non ci vedo il rischio di un accentramento eccessivo di potere, anche in considerazione del fatto che tutto dipenderà da come vorrà poi strutturarsi ordinativamente il nuovo corpo di Polizia. Una struttura per dipartimenti (ordine e sicurezza pubblica, sicurezza economico-finanziaria, sicurezza costiera, soccorso pubblico, ecc.) potrebbe affievolire notevolmente l’ipotizzato rischio legato alla concentrazione di responsabilità in un unico dirigente generale. Non sempre la pluralità di organizzazioni è sintomo di democrazia, soprattutto laddove si concretizza in una eccessiva parcellizzazione dei compiti, in una frammentazione ed in una sovrapposizione di funzioni, potenziale fonte di contrapposizione tra interessi corporativi e, come tale, di sostanziale inefficienza in termini complessivi.
Detto questo, la fase più complessa sarà rappresentata dalla transizione dal vecchio al nuovo sistema, nel corso della quale occorrerà gestire adeguatamente le legittime aspettative di chi vorrà comprensibilmente tutelare funzioni e posizioni acquisite nel corso della propria carriera all’interno delle singole amministrazioni del comparto. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il problema investirà non solo chi sarà costretto a ricollocarsi all’interno di una struttura nuova, ma anche chi dovrà accogliere risorse umane provenienti da altre amministrazioni e/o competenze non originarie. Difatti, se può essere intimamente sconvolgente pensare di doversi inserire in una organizzazione con funzionalità diverse da quelle per le quali si è operato per anni, altrettanto dirompente può risultare confrontarsi con risorse umane provenienti da esperienze personali diverse, dovendone poi condividere modalità operative e finalità istituzionali.
Bisognerà quindi farsi carico, nel rispetto del ruolo che rivestiamo e degli impegni che abbiamo a vario titolo assunto, della tutela del personale del Corpo che sarà interessato da questo processo di unificazione, cercando di assicurare una condizione lavorativa dignitosa e prospettive di crescita in linea con le aspettative consolidatesi nel corso degli anni di servizio ed al servizio della Guardia di Finanza.
Un passo importante in questo senso sarebbe il transito di tutto il personale, attualmente effettivo nel Corpo, nella nuova struttura (dipartimento) della Polizia Economico-Finanziaria, che assorbirebbe quindi tutte le risorse umane della Guardia di Finanza, con una riduzione degli organici agli attuali effettivi. Ritengo che ciò dovrebbe conseguentemente comportare da un lato l’abbandono di competenze non proprie dello specifico settore (ordine pubblico, criminalità organizzata in senso proprio e quant’altro si ritenga di interesse residuale) e dall’altro la necessità di riqualificare tutto il personale attualmente impiegato in quegli ambiti. Ritengo quindi si debba perseguire una sorta di specificità all’interno della specificità del comparto più genericamente inteso. Tale concetto di “specificità qualificata” si coniugherebbe, a mio avviso, con l’esigenza di professionalizzazione che emerge quale fine prioritario per il raggiungimento di standard di efficienza utili ad assicurare la stabilità economica e finanziaria di questo Paese tanto richiesta da più parti.
Personalmente credo che un discorso a parte meriti la componente aero-navale, sul cui futuro occorre confrontarsi con giusto spirito critico ma con rispetto per tutto ciò che il comparto ed il personale che vi opera ha rappresentato e rappresenta per la Guardia di Finanza. Oggettivamente se è difficile inquadrare tale componente all’interno della Polizia Economico-Finanziaria, è altrettanto difficile immaginare che si possa lasciare ad altri la scelta del suo destino. In tale ambito, credo si debba quantomeno perseguire l’obiettivo che sia proprio il comparto aero-navale del Corpo a costituire l’ossatura della futura struttura (dipartimento) che dovrà occuparsi di sicurezza costiera.
Sotto il profilo contrattuale, ritengo che le ripercussioni per il personale sarebbero minime, in vigenza del principio di equiordinazione che caratterizza le amministrazioni del comparto e che benefici diretti potrebbero venire dal riconoscimento di una contrattazione di secondo livello che potrebbe essere modulata sulle competenze specifiche dei singoli dipartimenti e che potrebbe così rispondere al principio di “specificità qualificata” ipotizzata. Di tutta evidenza poi gli effetti positivi in termini di riconoscimento di strumenti di tutela di tipo sindacale che l’unificazione potrebbe comportare, pur con i dovuti interventi di “razionalizzazione” che l’esperienza di questi anni di operatività delle organizzazioni sindacali del settore potrebbero suggerire.
In ultimo, superata la fase di transizione, che non potrà certo risolversi in tempi brevi, si potrà vagliare, sulla base delle risultanze emergenti dalla prima applicazione operativa delle nuove strutture e sulle relative necessità organiche e funzionali, quale metodologia di alimentazione ed implementazione delle risorse umane utilizzare, non ultimo il concorso unico, la formazione preliminare e la specializzazione successiva con assegnazione ai singoli dipartimenti in relazione alle proprie inclinazioni ed aspirazioni.
Concludendo, prendendo atto del formarsi di una volontà di unificazione dei Corpi di Polizia, credo sia imprescindibile partecipare attivamente a questo progetto per gestire al meglio la fase di transizione a tutela di tutto il personale del Corpo.
Meglio partecipare al cambiamento cercando di indirizzarlo, piuttosto che subirne passivamente gli effetti.
Alessandro Margiotta.