VIOLENZA POLITICA O SEMPLICE VIOLENZA? – di Vincenzo Vacca
Secondo un uso corrente, la violenza viene, in genere, differenziata in privata e in politica. In questi ultimi mesi, a causa dei noti scontri che sono avvenuti tra cosidetti manifestanti violenti e Forze dell’ordine, se ne torna a discutere. Indubbiamente, la teorizzazione e la messa in pratica della violenza nei conflitti politici in genere è stata innumerevoli volte analizzata, cercando di capire (capire non è giustificare) quanto meglio possibile le cause, le circostanze, i soggetti coinvolti e quant’altro. Se l’uso della violenza non è giustificabile, in uno Stato democratico è da condannare ancora di più. Infatti, la democrazia è stata pensata e attuata (anche se l’attuazione della democrazia è un processo che non è mai esaustivo) proprio per evitare una soluzione traumatica dei dissidi che sono inevitabili in una società e, quindi, vanno gestiti attivando modalità di mediazioni istituzionali.
In realtà, la violenza a cui si assiste in questi tempi ha poco a che fare con istanze sociali ed esprime, invece, un vero e proprio malessere esistenziale. Ci sono gruppi di persone che, infischiandosene completamente dei motivi per cui è stata promossa e organizzata una determinata manifestazione, ne prendono parte solo con il proposito di esercitare violenza, sia devastando i luoghi in cui si manifesta, sia aggredendo le Forze dell’Ordine. E’ chiaro che i primi nemici degli organizzatori della manifestazione sono proprio i violenti che attuano una vera e propria privatizzazione della manifestazione. Infatti, se una manifestazione degenera, se ne parlerà quasi esclusivamente per le violenze commesse non per gli obiettivi per i quali è stata fatta e, quindi, scatterà una isolamento da parte dell’opinione pubblica. Pertanto, per i violenti è importante poter commettere violenze, quasi attratti da una qualche fascinazione della violenza in sè e amano essere ripresi durante le loro gesta. In questo modo, trovano una loro insana forma di realizzazione narcisista, non certo un modo, per quanto velleitario e sbagliato, di conseguire, almeno in parte, dei risultati economici, sociali o politici. Ecco perché, credo, che si possa e si debba parlare non tanto di violenza politica, ma di violenza e basta.
Questa analisi trova ulteriore conferma per le violenze commesse in occasione di incontri sportivi. In questi casi l’atto violento non ha alcuna “maschera ideale”.
Non voglio sottovalutare la drammatica crisi economica che sta vivendo il nostro Paese e che sta producendo, tra l’altro, una profonda rabbia, ma sulla base delle immagini che si vedono, i protagonisti degli scontri, debitamente forniti di caschi e bastoni, non sembrano animati da un desiderio di giustizia sociale, ma solo dalla voglia di menar le mani.
Inoltre, alcuni promotori di certe manifestazioni hanno delle posizioni, quanto meno, di ambiguità nei confronti delle violenze di piazza. Capita di ascoltare delle dichiarazioni poco rassicuranti circa eventuali degenerazioni violente. Invece, la condanna della violenza deve essere netta senza alcuna forma di ammiccamento. Penso soprattutto a quello che succede per i NoTav. Indipendentemente da come la si pensi in ordine alla decisione di consentire la costruzione della linea, è intollerabile non avere un totale e definitivo isolamento rispetto alle posizioni violente. La non violenza dovrebbe diventare un assoluto prerequisito di qualsiasi richiesta. Purtroppo, in questa specifica questione sono rispuntati dei “cattivi maestri” e gli anni ’70 hanno già ampiamente e drammaticamente dimostrato quanti gravissimi danni hanno fatto queste persone.
In queste mie modeste riflessioni non è mia intenzione affrontare il comportamento delle FF.OO., infatti in questo sito sono già state fatte delle riflessioni in merito.
Mi preme sottolineare che la violenza di cui sto parlando ha una natura tale che va al di là di un mero problema di polizia, per quanto non è assolutamente da trascurare l’importanza della professionalità, dell’addestramento e dell’esperienza degli operatori della sicurezza in questi frangenti.
I sindacati di Polizia hanno già più volte fatto presente, a proposito di addestramento, che per motivi economici, sono state sensibilmente ridotte le ore utilizzate per istruzione in materia di ordine pubblico.
Una attività che richiede una forte preparazione, naturalmente, e questo fa a pugni con il menzionato taglio.
Vincenzo Vacca
Segretario nazionale Ficiesse