COMANDANTE GDF, NON SIAMO NEMICI DEGLI IMPRENDITORI - P.A: DELRIO, PER GLI STATALI PREMI LEGATI A PIL - C.ITALIA: SIAP, PER NOI NUMERI SU CASCHI MA ULTRÀ LIBERI - INFURIA POLEMICA SU ULTRA’, ALFANO "LO STATO NON TRATTA"
COMANDANTE GDF, NON SIAMO NEMICI DEGLI IMPRENDITORI
GENERALE CAPOLUPO: 'TROPPO BREVI I TERMINI DELLE PRESCRIZIONI'
(ANSA) - ROMA, 4 MAG - "Voglio rassicurare che non siamo noi
i nemici degli imprenditori, anzi siamo loro alleati colpendo
chi è scorretto". Parola di Saverio Capolupo, comandante
generale della Guardia di Finanza, che in un'intervista ad
Avvenire sottolinea: "Incentivando la sana iniziativa privata,
vogliamo far capire che recuperare evasione fiscale significa,
in sostanza, contribuire alla crescita economica dell'intero
Paese".
"Non c'è un accanimento sui soggetti medio-piccoli". "Abbiamo
abbandonato negli ultimi anni", continua il comandante, "la
logica dei 'grandi numeri'. Il nostro obiettivo è colpire la
sostanza attraverso una serie di indicatori di performance per
il quale non è previsto alcun premio d'incentivo". "Stiamo
concentrando gli interventi sugli evasori grandi e medi e gli
autori dei più gravi crimini fiscali".
Quanto alla semplificazione delle norme tributarie: "E' anche
nostro interesse primario"; "uno dei capitoli della delega
fiscale in corso di attuazione da parte del governo riguarda
proprio questo. E' un'occasione da sfruttare". "Aggiungo poi che
c'è un problema di prescrizione: i termini sono troppo ridotti".
Capolupo sottolinea anche l'importanza dei mezzi informatici
nel lavoro delle Fiamme Gialle: "Sono già oltre 30 le
banche-dati che ci permettono di affinare le nostre modalità
ispettive".
Si sofferma poi sull'impegno sul campo dei finanzieri: "Solo
6mila" sono assegnati ai controlli, "il 75% è assegnato a ruoli
operativi". "Il nostro organismo - aggiunge - è carente di
10mila unità", "e faccio notare che il Corpo per la collettività
non è un centro di costo, ma alimenta le risorse finanziarie
dello Stato".
(ANSA).
P.A: DELRIO, PER GLI STATALI PREMI LEGATI A PIL
SE NON CI SONO CONDIZIONI PER FARE LE RIFORME, SI VA AL VOTO
(ANSA) - ROMA, 04 MAG - "Il problema non è fare tagli e
togliere salario. Ma piuttosto di legare i salari alla
produttività. Per questo la retribuzione" degli statali "sarà
fatta anche da un premio che dipender? dall'andamento del Pil".
Lo annuncia al Sole 24 Ore il sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio Graziano Delrio, che sottolinea: "dobbiamo
parlarne con Regioni e Enti locali. Ma questo vogliamo farlo".
Delrio torna sull'impegno del governo e sui provvedimenti
attuativi ricevuti in eredità: "abbiamo varato decreti
importanti, come quello che ha reso operativa la nuova
Sabatini". Ed "entro dieci giorni vedranno la luce anche quelli
sui minibond, sull'allargamento del fondo di garanzia per le Pmi
e sul credito di imposta. A giugno poi toccherà alle
semplificazioni in materia di sicurezza del lavoro e handicap.
Tutte norme molto attese dalle imprese".
L'ex sindaco di Reggio Emilia si sofferma sulle riforme e
riflette sulle diverse posizioni interne al Pd: "c'è stata una
dialettica", "come è normale che sia". "Non si può accusare il
Parlamento di aver rallentato più di tanto", "io ho trovato più
resistenze fuori dal Parlamento, nelle corporazioni, nei gruppi
di interesse, nelle lobby".
Ribadisce che le cinque scuole della P.A saranno accorpate,
"così come si farà - continua Delrio - l'accorpamento degli enti
di ricerca. Aspettiamo poi le proposte degli enti intermedi: le
camere di commercio, per esempio, hanno giù presentato un piano
che va nella giusta direzione".
Quanto al pronostico di Carlo di Benedetti di un voto
anticipato in autunno, dice: "crediamo di poter continuare la
nostra azione riformista". Ma avverte: "abbiamo avuto il mandato
di fare le riforme. Nel momento in cui non ci fossero le
condizioni per farlo, sarebbe giusto dare la parola agli
elettori". E in merito al voto europeo dice: per il Pd "superare
il 30% significherebbe avere un grande mandato degli elettori
sulle riforme che abbiamo impostato". (ANSA).
C.ITALIA: SIAP, PER NOI NUMERI SU CASCHI MA ULTRÀ LIBERI
(ANSA) - CATANIA, 4 MAG - Il Siap di Catania è "indignato per
quello che succede tutte le domeniche negli stadi" e "arrabbiato
per aver assistito ai fatti accaduti ieri sera a Roma, durante
la finale di Coppa Italia". Il sindacato di polizia si chiede se
"a distanza di tanti anni dopo la tragica morte del nostro
collega a Catania e ai buoni propositi per sanare quelle ferite
mortali, siamo peggio di prima?"
"Incredibile un capo ultras che decide di fare giocare una
partita - aggiunge il Siap - i tifosi che lanciano bombe, decine
di bombe carta, incuranti di chi sta sotto, e non solo
poliziotti, e soprattutto quell'uomo che sfoggia a tutto il
mondo una maglietta con scritto 'Speziale Libero'. Incredibile
che sia entrato e che nessuno gli abbia imposto di toglierla. Ci
chiedono i numeri sui caschi - sottolinea il sindacato di
polizia - ci chiedono di pagare ogni singola azione, ma
continuiamo ad essere feriti e vilipesi da soggetti che lo
stadio dovrebbero vederlo da lontano".
Il Siap esprime "grande solidarietà alla signora Marisa
Grasso e a i suoi figli che dopo sette anni devono vivere ancora
questi momenti".
INFURIA POLEMICA SU ULTRA’, ALFANO "LO STATO NON TRATTA"
VEDOVA RACITI ATTACCA E RENZI LA CHIAMA. OPERATO TIFOSO FERITO
(di Alessandra Rotili)
(ANSA) - ROMA, 4 MAG - L'uomo a cavalcioni sulla grata
dell'Olimpico, e quei 40 minuti di conciliabolo con autorità e
calciatori diventano un caso. Politico e non solo. Le
istituzioni si difendono e negano che lo stato abbia "trattato"
con gli ultrà, ma il giorno dopo la finale di Coppa Italia,
sporcata dalla follia del calcio violento arrivato a impugnare
addirittura una pistola, infuria la polemica. Sotto accusa
proprio quel lungo scambio con Genny 'a carogna, capo popolo
della tifoseria del Napoli, diventato l'interlocutore di Marek
Hamisk e dei responsabili dell'ordine pubblico prima
dell'annuncio che la partita si sarebbe giocata. Una "vergogna"
per il mondo intero. Il ministro Angelino Alfano annuncia un
giro di vite "fortissimo", studia contromisure come il "daspo a
vita", ma soprattutto ci tiene a prendere le distanze da certe
ricostruzioni sulla serata drammatica dell'Olimpico: "Non c'è
stata alcuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta né in cielo
né in terra" chiarisce il responsabile del Viminale.
Anche il Questore di Roma, Massimo Mazza, si era già difeso
dicendo che "non abbiamo mai pensato di non far giocare la
partita" e quella chiacchierata tra il capitano del Napoli e
l'ultrà era solo per informare i tifosi delle condizioni di
salute del tifoso ferito. Ciro Esposito, da Scampia, 30 anni
che, finito a terra sotto i colpi esplosi da Daniele De Santis,
ultrà giallorosso legato alla destra ora accusato di tentato
omicidio, resta in ospedale in condizioni critiche. Rischia di
perdere l'uso delle gambe. Una pagina triste, l'ennesima, del
pallone made in Italy. Che ha scosso Marisa Raciti, vedova
dell'ispettore di Polizia rimasto ucciso negli scontri del derby
di Catania del 2007: Genny 'a carogna indossava una t-shirt con
la scritta inneggiante alla libertà di Antonino Speziale, ultrà
catanese condannato a 8 anni proprio per l'omicidio di Raciti.
"E' una vergogna": lo stadio "in mano a dei violenti" e lo
"Stato che non reagisce, impotente e quindi ha perso" il duro
attacco. Poi riceve la solidarietà delle massime istituzioni: la
chiama il premier Matteo Renzi, spettatore all'Olimpico della
notte-choc. E anche il presidente del Senato Pietro Grasso, e il
capo della Polizia Alessandro Pansa. "Mi sento meno sola" dice
la vedova Raciti.
Da Beppe grillo arriva per? l'affondo: "La Repubblica ?
morta - scrive nel blog - i suoi cittadini non hanno più
rappresentanza, la pentola a pressione sta per saltare.
All'Olimpico veniva da piangere, come a un funerale". Il Pd
parla di "sconfitta di tutti" che "pesa sulla politica".
Fratelli d'Italia chiede che si riferisca in Parlamento. Il
sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, definisce "surreale"
quella trattativa con il capo tifoso dal "pedigree non certo
rassicurante". Polemizzano i sindacati di polizia, sdegnati gli
agenti.
Il calcio per? non ci sta a finire nel mucchio dei cattivi:
"E' vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano
gli stadi per manifestazioni di potere'' l'ira del presidente
della Figc, Giancarlo Abete, che parla di ruolo "inaccettabile
dei tifosi in alcuni stadi. E ora vuole invertire la tendenza
"senza se e senza ma". Dando ai club il potere di vietare a vita
lo stadio a certi tifosi. Parole che non convincono lo scrittore
Roberto Saviano: "Genny la Carogna ? la comoda scorciatoia, ma
sono altri i responsabili dei disastri degli ultrà. Uno tra
tutti Giancarlo Abete" il j'accuse. "Roma non c'entra niente, la
città va rispettata" le parole di Francesco Totti in difesa
della Capitale con l'augurio che certi show al contrario non si
ripetano. La follia, il sangue. Il tifoso ferito intanto è stato
operato: l'intervento è andato benissimo, il conforto dei medici
ai genitori che hanno "perdonato" chi ha sparato. Ma la serata
sciagurata dell'Olimpico non può stavolta non lasciare il segno:
un ragazzo lotta in ospedale, e doveva solo andare a una partita
di pallone. Un altro di quello stadio è stato padrone. (ANSA).