AUTO BLU MILITARI: LO STATUS SYMBOL DEL POTERE VA SU E-BAY. USATE PER FAR SCORRAZZARE GLI ALTI UFFICIALI (La Stampa)

lunedì 02 giugno 2014

 

La Stampa - 28/04/2014

RIPARTE L’ASTA DELLE AUTO BLU
LO STATUS SYMBOL DEL POTERE VA SU E-BAY

Vengono dai garage del ministero della Difesa, dove le hanno usate per far scorrazzare gli ultimi capi di stato maggiore dal 2009 in poi. I prezzi partono da una base d’asta tra gli 84 mila e i 92 mila euro, a seconda del chilometraggio

di Francesco Grignetti

ROMA

Riparte l’asta delle auto blu del governo sul sito di aste digitali E-Bay. E stavolta si fa sul serio. Sono in vendita 6 Maserati blindate, full optional, colori ministeriali, un vero status symbol del potere. Vengono dai garage del ministero della Difesa, dove le hanno usate per far scorrazzare gli ultimi capi di stato maggiore dal 2009 in poi. I prezzi sono all’altezza del rango: si parte con una base d’asta tra gli 84 mila e i 92 mila euro, a seconda del chilometraggio. Prezzi alti, ma sono dei gioielli dell’automobilismo. La blindatura è una cosa seria. I motori, 4691 di cilindrata, come nuovi: si oscilla tra i 15mila e i 25mila chilometri effettuati.  

Ce n’è una sola che si discosta dal gruppo. E’ una Maserati blu, un po’ più vecchiotta, del 2005, acquistata prima dello stock dell’epoca di Ignazio La Russa; ha 71.696 km sul groppone, 4200 di cilindrata, e mediamente consuma 6 litri di benzina a Km.  

A suo tempo, nel 2010, quando esplose la polemica su queste famose Maserati, l’allora ministro della Difesa, La Russa, promise: “Le macchine che ci sono, ci sono. Ho dato disposizione che per i prossimi tre anni non se ne comprino più e che comunque le macchine blindate, quando finiranno il ciclo di vita, non saranno sostituite perché non c’è bisogno di averne”. E in effetti già all’epoca non si vedeva proprio la necessità che i vertici militari della Difesa avessero delle Maserati blindate per il loro uso personale. L’attuale ministro, poi, Roberta Pinotti, ha deciso di metterle in vendita proprio per farla finita.  

Ma c’è molto da disboscare, alla Difesa, per impedire abusi in tema di auto blu. C’è da rimettere mano a una certa circolare del 2009 del Segretariato generale della Difesa, la “Direttiva per la gestione e l’impiego degli automezzi dell’amministrazione della Difesa”, ben nota ai vertici delle nostre forze armate, che prevede auto blu praticamente per tutti. Ai vertici – politici e militari – la Direttiva concede che le autovetture siano a loro disposizione “per esigenze di servizio, compresi gli accompagnamenti al e dal luogo di lavoro e gli spostamenti motivati da esigenze di sicurezza e di rappresentanza, anche con accompagnatori al seguito, con o senza scorta; e nei trasferimenti per ferie, per raggiungere la località di vacanza e alla successiva ripresa del servizio per rientrare in sede”. Non potranno mai mettersi alla guida. E a bordo, siccome i militari sono molto più progressisti di quel che si pensa, potranno prendere posto anche “il coniuge e/o convivente more uxorio, familiari o altre persone legate da vincoli di parentela, allorquando essi abbiano la necessità di raggiungere l’Autorità presso la sede dell’evento o di rientrare presso la propria abitazione”.  

Se non sono i vertici, cioè la primissima fascia, ma generali e ammiragli di prima fascia (generali di corpo d’armata e gradi corrispondenti con incarichi speciali comportanti il grado superiore funzionale; vice presidente del consiglio della magistratura militare; procuratore generale militare presso la corte suprema di cassazione; presidente della corte militare d’appello: tutti con diritto all’auto di cilindrata superiore a 2400 cc) o di seconda fascia (componenti del consiglio della magistratura militare; procuratore generale militare presso la corte militare d’appello; presidente del consiglio superiore delle forze armate; ordinario militare per l’italia; consiglio della magistratura militare; vice segretario generale/direzione nazionale armamenti e vice segretario; generali di corpo d’armata e gradi corrispondenti titolari di incarico a rilevanza esterna (comandante del comando operativo di vertice interforze; sottocapo di stato maggiore della Difesa; sottocapi di stato maggiore dell’Esercito, Marina, Aeronautica, vice comandante generale dell’Arma dei carabinieri; presidente del Centro alti studi Difesa) o di terza fascia (direttori generali uffici centrali della Difesa; commissario generale per le onoranze ai caduti in guerra; generali di corpo d’armata e gradi corrispondenti e dirigenti generali; capi degli uffici di diretta collaborazione del ministro della Difesa; consiglieri del ministro e portavoce; capi reparto di Stato maggiore Difesa e Segreteriato generale Difesa; vice capi di gabinetto del ministro; generale di divisione e gradi corrispondenti titolare di incarico a rilevanza esterna: hanno diritto a una vettura fino a 2000 cc di cilindrata) ecco però la cosiddetta auto “per servizi tecnici”.  

L’alto ufficiale, in questo caso, ha a sua disposizione una vettura con autista “per il raggiungimento della sede di servizio; per le attività di rappresentanza per la partecipazione a cerimonie e manifestazioni a carattere ufficiale; per le attività assistenziali e di benessere”.  

Commenta Luca Comellini, che è il segretario di un neonato Partito a tutela dei diritti dei militari, di area radicale: “Chi ha firmato la direttiva (non a caso un generale beneficiario del servizio di Fascia A) non avrebbe mai potuto immaginare, forse, che gli “eccezionali e fondati motivi di forza maggiore” lì vagamente disciplinati potessero diventare la “regola” per chi, potendo beneficiare del servizio, lo trasforma in un suo uso esclusivo e personale. A mio parere, la disposizione regolamentare consente di aggirare le norme, vedi il reato di peculato d’uso ovvero di abuso d’ufficio, facendo diventare l’auto di proprietà dello Stato un mezzo ad personam”.  

 


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