OGNI MALEDETTA DOMENICA. AVETE ANCORA DUBBI SUI DIRITTI SINDACALI SIGNORI DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE O VOGLIAMO FARE LA FINE DELL’ITALIA DI PRANDELLI? – di Salvatore Trinx
Ogni maledetta domenica
Domani 26 giugno 2014, c’è l’audizione informale presso la commissione Difesa della Camera sulla riforma della rappresentanza militare. E’ l’ennesima che io ricordo, tanto che ormai insieme al riordino delle carriere, la considero la carta periodica parlamentare sulla materia. E meno male che è cosi, visto che le proposte sono sempre le medesime (sarà che alla commissione difesa bivaccano troppi generali o ex generali alla corte dei partiti …A MiO DIO) e nel mentre “campa cavallo che l’erba cresce”.
Il dramma è che gli addetti ai lavori, vale a dire noi rappresentanti, sappiamo che gli Stati Maggiori intrappolano la libertà di pensiero dei rappresentanti del popolo paventando pericoli inesistenti e derive che potrebbero destabilizzare la tenuta delle Forze Armate. Come se l’organizzazione sindacale prevista dalla Carta Costituzionale fosse un gruppo rivoluzionario tipo tupamaros. Mentre coloro che vogliono il sindacato sono visti come dei novelli sub comandante Marcos dell’esercito zapatista. Un manipolo di “rivoluzionari” che riesce a farli preoccupare a tal punto che i provvedimenti di riforma assomigliano sempre più ad un ballo di gruppo - un passo avanti e tre indietro - che una conquista ulteriore verso la terra promessa dei diritti .
Infatti, se gli stati maggiori hanno chiara l’idea di impedire qualsiasi innovazione che vada a ledere e a scalfire la fortezza del loro potere “e qui comando io questa e casa mia…” la rappresentanza militare e il Cocer interforze in particolare ( di cui io ne sono parte e responsabile ) dopo trenta e rotti anni (ero pischello sono prossimo alla pensione), ha fermato il tempo ancora al dibattito “rappresentanza si” con qualche progressista che dice “rappresentanza forte” (sic). E negli ultimi tempi si sono affacciati altri temerari che minacciano “se non mi date questo in termini di soldo…” minaccia il sindacato (è una conquista non una minaccia).
Già il fatto di barattare diritti per soldi a me non è mai piaciuto. Se poi i soldi manco ci sono, mi vien difficile capire come molti delegati e in questo caso permettetemelo , non della Guardia di Finanza, si ostinano con caparbietà, a percorrere la strada fallimentare della rappresentanza militare.
Diritti negati, stipendi , assegni di funzione, avanzamenti figurativi bloccati e non retribuiti: specificità cos’è? Al riguardo ricordiamoci del Marsiglia pensiero……(ndr. Franco Marsiglia, capo del 1° Reparto personale dello Stato maggiore della Difesa) dovrebbero essere sufficienti a convincere i delegati ancora ostili alla sindacalizzazione che questa è l’unica strada percorribile , non per fare oggi ulteriori conquiste, ma per difendere ciò che abbiamo e poi, con la forza della rappresentatività, riprenderci poco a poco il maltolto in termini economici e in termini di dignità e diritti . Questa deve essere la visione che un delegato deve avere, e al fatto che qualsiasi riforma condizionerà per i prossimi trenta anni il futuro dei nostri colleghi. Non neghiamo questo a chi prenderà il nostro posto .
Nell’invitare alla riflessione tutti i delegati della rappresentanza militare, a iniziare dal Cocer interforze, porto come contributo di pensiero ciò che mi è tornato in mente vedendo la fine dell’Italia ai mondiali di calcio. Che non è solo una lezione per il mondo dello sport ma è una vera lezione di vita e da cui noi delegati potremmo trarne beneficio prima di fare scelte.
Ogni maledetta domenica, è un film di Oliver Stone sul football, e con un grande Al Pacino protagonista nei panni del coach dei Miami Sharks, Tony D’Amato.
Quasi alla fine del film c’è la scena più bella, la scena fondamentale, ovvero il discorso alla squadra prima della partita decisiva.
Vi lascio a Tony D’amato: “Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso “certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Si perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio. Sapete con il tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?”
Certo le parole qui sono forti, ma il concetto non cambia.
E allora: avete ancora dubbi sui diritti sindacali signori della rappresentanza militare o vogliamo fare la fine dell’Italia di Prandelli?
Lgt. Salvatore Trinx
Presidente cat Ispettori
Sezione Cocer Guardia di Finanza