LA POLITICA NON ASCOLTA MA CHI È INCARICATO DI FARE LE LEGGI DOVREBBE CAPIRE CHE IL MONDO MILITARE È COMPOSTO DI TESTE PENSANTI. DALLE PAROLE DELL’ON. CALIPARI NON EMERGE ALCUNA ANALISI DEI CORPI DI POLIZIA MILITARI - di Vincenzo Vacca
Quando abbiamo letto le ultime dichiarazioni dell’on Calipari circa le richieste da parte dei militari di maggiori diritti finalizzati a tutelare meglio il personale, siamo rimasti basiti.
Infatti, fino a quel momento si sperava che almeno una parte della politica fosse sensibile a tali richieste e che venissero recepite dal Legislatore. La costituzione di una commissione parlamentare con il compito di riformare le rappresentanze militari faceva ben sperare in tale direzione. Speravamo, in buona sostanza, che finalmente la politica espletasse il suo compito di mutuare le istanze dei lavoratori in divisa (quello che in fondo sono i militari) in un programma di riforme finalizzato a far uscire da una indubbia marginalità del mondo militare rispetto alle dinamiche democratiche del nostro Paese.
Evidentemente, ci eravamo illusi. Non avevamo piena consapevolezza del fatto, spiace dirlo, che la separazione tra politica e cultura che affligge da alcuni decenni il nostro Paese ha prodotto, tra le altre cose, una mancanza di volontà e/o incapacità di approfondire le tematiche per le quali si legifera.
Dalle parole dell’On. Calipari non emerge alcuna analisi delle Forze Armate e dei Corpi di polizia a ordinamento militare. Come si fa a sottovalutare in questo modo così sorprendente l’importanza di creare una democrazia includente anche per i militari. Dare la possibilità anche per i militari di potersi associare e di poter elaborare e formulare tutta una serie di proposte, non è una mera concessione per i militari, ma è una opportunità soprattutto per la nostra democrazia. Una democrazia si rafforza, quando del generico malessere di una categoria così numerosa di lavoratori che può sfociare in rabbia viene convogliata, invece, viene data una direzione mediante dei canali istituzionali. Certo sempre in considerazione del lavoro particolare che il militare fa. In questo modo, come ci hanno insegnato i padri costituenti, i contrasti si smussano, tendono a perdere una loro intrinseca carica di ostilità e viene valorizzato efficacemente l’aspetto propositivo, perché il militare avverte che la sua dignità di lavoratore viene garantita in quanto diventa parte integrante della volontà comune.
Gli attuali ordinamenti sono stati pensati e attuati in una realtà sociale e, quindi una realtà che investiva pienamente i militari, completamente diversa da quella attuale. Basti pensare all’abolizione del servizio di leva obbligatorio o al fatto che si vanno costituendo Forze Armate sempre più costituite da veri e e propri professionisti. Pertanto, c’è una grave sfasatura tra le leggi relative al mondo militare e quest’ultimo così come è effettivamente.
Le forze politiche, e a maggior ragione quelle che si ritengono progressiste, dovrebbero assumere una funzione di direzione di questi significativi mutamenti. Nel senso che occorre assumere un comportamento di ascolto e di confronto e non di chiusura. Tra l’altro, una chiusura motivata con argomenti superficiali, non all’altezza di una politica che non voglia essere solo trascinata dagli avvenimenti ma che, invece, li governi e li indirizzi in una direzione proficua per tutto il Paese. Anche per questo sarebbe importante per il Legislatore stesso capire quanto più profondamente possibile le aspettative, i bisogni e le richieste dei militari. Come si tengono insieme tutti questi aspetti che si è provato a evidenziare in questo articolo con le esigenze di un nuovo concetto di Difesa, se si tiene conto del complesso scenario europeo e mondiale a cui il nostro Paese è chiamato a dare il suo contributo. Su questo la politica è chiamata a formulare precise strategie se non vuole continuare a essere piccina, piccina.
Chi è incaricato di proporre e fare le Leggi dovrebbe finalmente capire che il mondo militare è composto di teste pensanti e che occorre anche il loro parere se si vogliono fare delle buone leggi.
In questo articolo si sono intenzionalmente trascurate le questioni relative alla Guardia di Finanza, ma è nota la posizione di Ficiesse su questo argomento e avremo certamente modo di ribadirle.
Vincenzo Vacca
Segretario Nazionale Ficiesse