MINISTRO PINOTTI: I DIRITTI DEI MILITARI SONO SUFFICIENTEMENTE TUTELATI DALLA RAPPRESENTANZA MILITARE E DALL’ATTENZIONE CHE IL GOVERNO RISERVA LORO. LA SPECIFICITÀ RAPPRESENTA UN MERITATO RICONOSCIMENTO (Intervista al Nuovo Giornale dei Militari)

giovedì 04 settembre 2014

Pubblichiamo il testo integrale dell'intervista del "Nuovo Giornale dei militari" al ministro della Difesa Roberta Pinotti. Dalle parole del ministro appare evidente che l'autorità politica (sicuramente su input dello Stato maggiore Difesa) non è affatto incline ad aperture verso le tutele sindacali per i militari. Per la Pinotti la specificità è "un quid pluris che distingue i lavoratori con le stellette rispetto alla generalità dei lavoratori del pubblico impiego". Secondo noi la specificità non si limita a distinguere le due categorie di lavoratori, ma le separa in modo netto ed inesorabile. A questo proposito, ricordiamo l’iniziativa per chiedere vere tutele per i militari italiani. Buona lettura.

 

di Antonella Manotti

NGM - Ministro, Lei ha recentemente affermato che le prospettive a medio termine dello scenario internazionale nel campo della difesa e della sicurezza sono riassumibili in tre lettere “I’ Incertezza, Imprevedibilità, Instabilità”, aggiungendo che la crisi economica e finanziaria sta costringendo tutti i paesi occidentali a ridurre le spese militari. Questa è la linea che intende seguire anche il Governo Renzi?

Pinotti - I Paesi d’Europa condividono le medesime necessità. Quelle di razionalizzare le spese militari e, al tempo stesso, garantire le condizioni di sicurezza sul territorio nazionale, a fronte di scenari geopolitici che a livello internazionale non accennano a semplificarsi. Certamente la linea del governo Renzi si affianca a quella di altri Paesi. Ricordo che Con la Legge 244, entro il 2024, è previsto il passaggio da 190.000 a 150.000 del personale militare e da 30.000 a 20.000 del personale civile,. La riforma della pubblica amministrazione potrebbe accelerare questo percorso. Inoltre, il mio dicastero ha contribuito agli 80 euro in busta paga con il taglio di 400milioni. A fronte di questi dati, pero’, proprio “quelI’incertezza, imprevedibilità, instabilità” che lei ha citato impongono di tenere alta la guardia. La riforma punta a diminuire i numeri di personale, mantenendo però i livelli di sicurezza. Dobbiamo immaginare, per il futuro, forze a armate più snelle ma più efficaci, ridotte ma più moderne. Questo è possibile riequilibrando le spese, soprattutto sull’esercizio, il cuore stesso dell’attività delle forze armate. In questo senso, il Libro bianco per la difesa e la sicurezza internazionale, nel rispetto dei valori fondanti della Costituzione e del nostro sistema di alleanze, si configura come uno strumento essenziale nell’integrazione del processo già avviato di razionalizzazione e ottimizzazione delle nostre risorse.

NGM - Ferme restando le prerogative del Governo in merito alla elaborazione del Libro bianco, gli indirizzi e le indicazioni scaturite dal documento approvato dalla commissione difesa della Camera in merito all’indagine conclusiva sui sistemi d’arma, in che termini saranno tenute in considerazione nella fase di elaborazione dell’annunciato libro bianco?

Pinotti - Il contributo del Parlamento è certamente importante. Il Parlamento è un interlocutore di primo piano e i documenti e gli approfondimenti provenienti dalle Camere non può che costituire un contributo prezioso. In tutti i paesi il Libro Bianco è uno strumento del governo. Ma come forse saprà, ho voluto che la riflessione su questo documento fosse il più possibile aperta al contributo di tutti, non solo esperti, civili e militari, ma anche alle proposte di tutti i cittadini interessati. A tal proposito, è stato attivato un indirizzo mail a cui inviare liberi contributi di pensiero. Nel mese di giugno al CASD è stato realizzato un convegno, cui hanno partecipato una quarantina tra i principali esperti del settore. Altre iniziative sono in programma con diverse Università italiane ed associazioni. Con il Parlamento è in corso uno scambio costruttivo, fatto di puntuali aggiornamenti sul corso dei lavori. Il Libro bianco per la difesa e la sicurezza internazionale non sarà una fotografia dello stato dell’arte ma uno strumento programmatico con cui descrivere le Forze armate dei prossimi anni.

NGM -  Lei ha affermato che: “Governi e Parlamenti non possono non tener conto dell’opinione pubblica e come sia difficile convincere i cittadini che dobbiamo investire per “assicurarci” contro i rischi derivanti dall’instabilità internazionale quando molti, troppi devono convivere quotidianamente con povertà e disoccupazione….” Come pensate di coniugare queste esigenze sociali con le decisioni che vi accingete a prendere nella riorganizzazione del sistema della difesa?

Pinotti - Ha centrato una delle grandi sfide del mio Dicastero. Quello di istaurare un dialogo con i cittadini italiani. Far capire che la difesa è un bene primario del Paese, una delle colonne portanti. Conservo nella mia memoria un incontro fondamentale, quello con Michelle Bachelet, oggi presidente del Cile. Ricorrendo ad una sorta di paradosso, mi disse che da ministro della difesa si sentiva autorizzata a chiedere fondi per il suo dicastero con forza ancora maggiore di quando era ministro della salute. Bene, ogni ministro di questo governo ha naturalmente responsabilità molto grandi nei confronti dei cittadini. Per quanto concerne i temi della Difesa, credo vi sia ancora molto terreno da guadagnare anche nel dialogo con l’opinione pubblica. E’ essenziale che gli italiani capiscano le ragioni per le quali le istituzioni assumono determinate decisioni. Ed è giusto che chi veste la divisa, mettendo anche a rischio la propria vita per il bene comune, riceva il meritato riconoscimento da parte dei concittadini. Infine, un’opinione pubblica più consapevole non può che costituire una premessa importante, per non dire indispensabile, con cui affrontare le grandi sfide che la complessità del mondo in cui viviamo ci riserva.

NGM -  Veniamo ora al tema che riguarda più da vicino il personale militare. Nelle linee guida del Libro Bianco, si legge testualmente:”Sebbene vincoli costituzionali delimitino chiaramente il perimetro del possibile in termini di status del personale militare, occorre comunque verificare se, alla luce delle nuove necessità, sussistano particolari esigenze da soddisfare e quali eventuali adeguamenti normativi possano da tali esigenze derivare. In tale ottica, appare centrale chiedersi se e come vadano affrontati temi quali quelli della “peculiarità militare”, della sua tutela e valorizzazione e dei vincoli di ordine umano e sociale che la stessa sottende. Occorre pertanto interrogarsi se la condizione di militare e le relative assolute peculiarità, anche di impiego e di stato giuridico, non possano essere meglio garantite e rese di maggiore utilità per il Paese riconoscendo a tale condizione una differenza tanto marcata dal pubblico impiego da superare il rapporto di genere e specie che, fino ad ora, ha condizionato entrambi i domini.” Potrebbe esplicitare meglio questo passaggio?

Pinotti - I militari, così come gli altri corpi dello Stato che garantiscono la sicurezza del Paese dentro e fuori i confini nazionali, mettendo in gioco anche la propria incolumità fisica per il bene collettivo, rappresentano una componente preziosa, direi l’eccellenza della nostra pubblica amministrazione. Non solo per lo spirito di servizio che li spinge a vestire la divisa, ma anche per la grande professionalità che li contraddistingue e di cui siamo profondamente orgogliosi. Quella per cui siamo apprezzati nel quadro di missioni internazionali delicate e complesse come quelle in Libano, Afghanistan e Kossovo. E’ giusto, dunque, che nel trovare le opportune forme di razionalizzazione e semplificazione, si cerchino anche i modi per valorizzare il lavoro delle nostre donne e dei nostri uomini in divisa. L’elemento umano è centrale nella riflessione che si articola attorno al Libro bianco e nell’approccio del governo rispetto ai temi della difesa, moderna e futura. Anche in merito alla diversità di genere. E’ del tutto evidente, infatti, che l’ingresso delle donne nelle Forze armate costituisce un arricchimento essenziale nel lavoro svolto. Penso, ad esempio, al ruolo rivestito dalle donne in Afghanistan, dove, nel rispetto delle tradizioni locali, si sono confermate insostituibili in numerose situazioni di contatto con la popolazione femminile.

NGM - C’è chi teme che questo costante richiamo alla peculiarità militare “tenda” ad escludere il cittadino in uniforme e le Forze Armate nella loro complessità, dai processi democratici mantenendole come un corpo separato dalla società. In altre parole, non crede che dietro l’accentuazione della specificità si possa celare il rischio di limitare oltremodo l’attribuzione dei diritti Costituzionali al personale delle FF.AA. allontanando lo stesso dai processi evolutivi sociali, attribuendo ancora una maggiore differenza di condizione?

Pinotti - Al contrario. La specificità rappresenta il meritato riconoscimento operato dal legislatore a fronte della indiscussa peculiarità delle mansioni svolte, anche in ambiti oltreconfine, e dello spirito di sacrificio che i cittadini in uniforme – uomini e donne – quotidianamente pongono nello svolgimento del proprio lavoro, nell’interesse del Paese. Il riconoscimento in via normativa del carattere della specificità dei militari appare come un “quid pluris” che distingue i lavoratori con le stellette rispetto alla generalità dei lavoratori del pubblico impiego. Fermo restando, sia ben chiaro, che le uniche limitazioni poste ai diritti dei militari sono esclusivamente quelle previste dalla legge.

NGM - Sono attualmente in discussione in Commissione Difesa alcuni progetti di riforma della rappresentanza militare. Nelle scorse settimane si sono svolte diverse audizioni con i Cocer e Coir che hanno evidenziato la sostanziale richiesta di uno strumento di tutela maggiormente rappresentativo degli interessi collettivi del personale militare. La sua posizione in merito?

Pinotti - La riforma della Rappresentanza Militare è un tema sensibile che mi è ben noto ed al quale da tempo ho rivolto la mia attenzione. Ed è proprio per questo che, rendendomi conto della complessità, vastità e delicatezza delle materia, ritengo che la riforma della rappresentanza richieda un attento esame in sede parlamentare, unico luogo deputato a garantire un esauriente e democratico confronto sulle modalità di attuazione di questo ambizioso progetto, a mio avviso non più rinviabile.

NGM - Lei sa certamente che a livello europeo il diritto associativo/sindacale è riconosciuto in molti paesi europei ed esistono trattati e risoluzioni del  CONSIGLIO D’EUROPA (Raccomandazione nr. 1742 (2006) con cui si chiede agli Stati membri di garantire una reale ed effettiva protezione dei diritti umani dei membri delle forze armate, autorizzando i membri delle forze armate ad aderire ad associazioni professionali rappresentative o sindacati con il diritto di negoziare le questioni connesse con la retribuzione e le condizioni di lavoro.....In tale quadro, quale sarà la posizione del governo rispetto alla consolidata esperienza e legislazione europea che impone anche al nostro Paese un adeguamento della normativa in tema di Rappresentanza degli interessi collettivi dei cittadini militari?

Pinotti - Anche l'ordinamento italiano consente al personale militare di costituire associazioni e moltissimi sono i militari che ne fanno parte. Diverso è il discorso se parliamo di associazioni con finalitá sindacali o di sindacati veri e propri ai quali non è consentito iscriversi. Questo però non significa che i diritti dei nostri militari non siano tutelati: per tale motivo infatti esiste la rappresentanza militare ed è sempre alta l'attenzione che il Governo riserva alle istanze che provengono dal Comparto. Altre ipotesi saranno, ritengo, vagliate dal Parlamento in sede di esame dei progetti di legge dei quali stavamo poc'anzi parlando.

 

 


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