POSITIVO L’ASCOLTO DELLE ISTANZE DEL PERSONALE MILITARE, MA CHE SIA SENZA MEDIAZIONI SUI DIRITTI! di Antonella MANOTTI (Il Nuovo Giornale dei Militari)

sabato 06 settembre 2014

Positivo l’ascolto delle istanze del personale militare, ma che sia senza mediazioni sui diritti!

Venerdì 5 settembre 2014

Protesta sacrosanta quella dei militari e delle forze di polizia, contro l’annuncio del governo sull’ennesimo blocco stipendiale, soprattutto se si pensa all’enfasi che ha accompagnato a suo tempo il varo della norma sul riconoscimento della specificità del Comparto.
Per ora la “specificità” si è tradotta, soltanto in una limitazione ai diritti e lo sforzo dei vertici militari per dare attuazione al famoso art. 19 della legge 183/2010 lo abbiamo visto con il documento trasmesso al Cocer nello scorso mese di giugno, avente per oggetto proprio l’attuazione della norma sulla specificità.
Una sequela di divieti, limitazioni, obblighi e via dicendo, a fronte di nessun diritto….no, anzi, qualcosa verrebbe concesso perché i militari, secondo SMD, possono andare in autobus gratis se in divisa, detrarre il 19 per cento delle spese per le divise dal reddito imponibile, chiedere l’avvicinamento al coniuge se anch’ella/egli militare e in altra città.

In una recente intervista al nostro giornale, alla nostra domanda sul rischio che dietro la voluta accentuazione della peculiarità militare si possa celare l'obiettivo di limitare oltremodo l’esercizio dei diritti Costituzionali al personale delle FF.AA. allontanando lo stesso dai processi evolutivi sociali, il ministro della Difesa Pinotti ha affermato che: “Al contrario. La specificità rappresenta il meritato riconoscimento operato dal legislatore a fronte della indiscussa peculiarità delle mansioni svolte, anche in ambiti oltreconfine, e dello spirito di sacrificio che i cittadini in uniforme – uomini e donne – quotidianamente pongono nello svolgimento del proprio lavoro, nell’interesse del Paese. Il riconoscimento in via normativa del carattere della specificità dei militari appare come un “quid pluris” che distingue i lavoratori con le stellette rispetto alla generalità dei lavoratori del pubblico impiego. Fermo restando, sia ben chiaro, che le uniche limitazioni poste ai diritti dei militari sono esclusivamente quelle previste dalla legge..”.

Ci spiace che il ministro abbia “aggirato” il problema di fondo che resta tutto lì:
i militari non sono cittadini uguali agli altri; non lo sono per i vertici militari ( i diritti costituzionali sono fuori della loro portata!), ma continuano a non esserlo anche per chi, per dovere istituzionale, è chiamato a governare il paese e a recepirne il bisogno di riforme e cambiamento.
Questa storia della specificità del comparto difesa e sicurezza è ormai una vecchia scarpa rotta via via utilizzata da più o meno tutti i governi per ammansire militari e poliziotti.

#statesereni vi diamo la specificità, è il ritornello usato di fronte alle loro rivendicazioni, ma da oltre quattro anni questa serenità è andata a farsi benedire.
Chiariamolo, non ci piace il baratto diritti-soldi, non ci è mai piaciuto.

Quando i tempi erano migliori e la crisi non pungeva così forte, era facile allentare i cordoni della borsa ed in molti pensavano: “ anche se i diritti sono compressi ma mi danno un po’ di soldi, perché no”?

Ora l’operazione è un po’ più difficile perché la crisi morde e l’attuazione del famoso art. 19 diventa una chimera.
Non c’è tintinnio di denari ; in compenso c’è una bella sfilza di diritti negati.
Orientamento puntualmente ribadito dal Capo di SMD in una recente audizione in Commissione Difesa e neppure timidamente contrastato nel dibattito parlamentare che sta accompagnando la riforma della rappresentanza militare.

Il premier Renzi ha detto che è disponibile all’ascolto ma non cederà ai ricatti…
Ebbene, se l’annuncio si tradurrà a breve in un confronto diretto con le rappresentanze della categoria, il Presidente del Consiglio avrà l’occasione di ascoltare – senza mediazioni – le istanze del personale militare i cui rappresentanti non mancheranno, come crediamo, di far presente che non si tratta solo di rivendicazioni economiche o meglio, di svendere diritti per qualche ipotetico vantaggio economico, bensì del superamento di incomprensibili steccati che da troppo tempo stanno impedendo riforme serie in grado di realizzare una migliore e più razionale organizzazione del Comparto, ma anche riconoscendo dignità sociale e professionale a che vi opera.
Oggi, svelato l’inganno della specificità e bloccati da anni gli stipendi non si può accettare più alcuna forma di scambio. Guai a cadere nel tranello.
Dal canto suo, se Renzi vuole essere credibile con i lavoratori con le stellette e coerente con le sue dichiarazioni di “lotta” alle caste e alla burocrazia, metta in atto le riforme vere, non solo quelle suggerite dai vertici militari molto preoccupati di salvaguardare i propri privilegi ma poco attenti se si tratta di andare incontro alle esigenze del personale, soprattutto quando si parla di DIRITTI.


Antonella Manotti


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