I CONTI DI INTERNO E DIFESA SULLE FORZE DELL’ORDINE: 873 MILIONI PER L’ACCORDO. A PALAZZO CHIGI UN DOSSIER PER SBLOCCARE I SALARI (Corriere della Sera)

lunedì 08 settembre 2014

Corriere della Sera – 7 settembre 2014

I CONTI DI INTERNO E DIFESA SULLE FORZE DELL’ORDINE: 873 MILIONI PER L’ACCORDO

A Palazzo Chigi un dossier per sbloccare i salari

di Fiorenza Sarzanini

Per assecondare le richieste di Forze armate e forze dell’ordine servono 873 milioni di euro da stanziare per il 2015. Gli uffici tecnici dei ministeri dell’Interno e della Difesa rifanno i conti in vista dell’incontro annunciato dal premier Matteo Renzi con sindacati e rappresentanze, che dovrebbe svolgersi la prossima settimana, forse giovedì. E riescono a far scendere ulteriormente la copertura finanziaria necessaria a sbloccare il tetto stipendiale inizialmente prevista in un miliardo e 200 milioni di euro. La relazione che sarà consegnata nelle prossime ore a Palazzo Chigi ricostruisce quanto accaduto sino a ora e mette a punto le cifre necessarie a risolvere la questione. È un ulteriore tentativo fatto per scongiurare lo sciopero minacciato la scorsa settimana, una mobilitazione senza precedenti per protestare contro la scelta di prorogare il «blocco» dei salari nel 2015, nonostante gli impegni presi a fine luglio che escludevano una simile eventualità. Già domani il premier dovrebbe incontrare il ministro dell’Interno Angelino Alfano e quello della Difesa Roberta Pinotti per mettere a punto la strategia.

Le somme accantonate

Per il governo è un problema grave da risolvere perché c’è la consapevolezza — del resto riconosciuta pubblicamente da ministri e rappresentanti delle istituzioni — che si tratta di richieste legittime e dunque si sta cercando una via di uscita che non appaia una clamorosa retromarcia rispetto all’annuncio del ministro Marianna Madia dell’approvazione di un provvedimento per prorogare anche nel 2015 il blocco degli stipendi degli statali senza alcuna distinzione per il comparto sicurezza e soprattutto senza lasciare aperto alcuno spiraglio. Una posizione netta che in realtà non appare sostenibile visto che i soldi da utilizzare per il 2014 erano già stati trovati. Non a caso nella relazione tecnica stilata nelle ultime ore viene evidenziato come «nel luglio scorso sono state effettuate riunioni tra i capi di gabinetto dei ministeri interessati, i vertici delle forze di polizia, quelli dello Stato Maggiore della Difesa e il ragioniere generale dello Stato, servite a predisporre una nuova ipotesi condivisa per uno sblocco anticipato al 1° novembre 2014, con un onere complessivo di circa 270 milioni di euro, avente copertura finanziaria da idonei risparmi sugli stanziamenti per il personale delle forze di Polizia e delle Forze armate che derivava sostanzialmente dal posticipo degli arruolamenti».

L’emendamento cancellato

L’intesa prevedeva la presentazione di un emendamento alla legge sulla Pubblica amministrazione. E proprio per risolvere la questione il ministro Pinotti aveva chiesto di utilizzare 158 milioni di euro destinati al reclutamento del personale. Una variazione di bilancio analoga era stata messa a punto dal Viminale, ma la proposta non è stata ritenuta idonea e alla fine la norma non è stata inserita nel testo inviato al Parlamento. Sembrava una decisione tecnica, nulla faceva prevedere che alla fine si sarebbe arrivati allo scontro proprio perché le risorse erano già disponibili e dunque non c’era bisogno di alcun esborso ulteriore. Le maggiori spese riguardano il 2015, ma su questo l’intesa era già stata raggiunta con la garanzia che il tetto stipendiale sarebbe stato rimosso.

La nuova mediazione

La sortita del ministro Madia ha scatenato le proteste e adesso si lavora alla ricerca di una soluzione. La strada percorsa in queste ore esplora la possibilità di ripristinare lo sblocco relativo al 2014 da ottobre, oppure da novembre in modo da far scattare gli aumenti previsti dagli scatti di carriera e farli valere anche nel 2015. La relazione tecnica predisposta per Palazzo Chigi fornisce le indicazioni sulla cifra necessaria e soprattutto il limite oltre il quale non sarà possibile scendere: «L’onere finanziario prevedibile per la rimozione del blocco nel 2015 è stimato in 873 milioni di euro circa per l’intero comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico».

L’apertura dei ministri

Pur criticando i toni utilizzati dai rappresentanti di agenti e militari, giudicati «inaccettabili», Alfano e Pinotti ribadiscono «la piena disponibilità a trovare una soluzione». In linea si muove anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti quando dichiara: «Si è avviato un momento di confronto. Il presidente Renzi è stato chiaro, si può fare, ma bisogna tener conto del contesto e del quadro economico: si può discutere. La situazione non è semplice perché dobbiamo fare i conti con le risorse ed è un problema che abbiamo». E con le forze dell’ordine si schiera il presidente del Senato, Pietro Grasso, che «confida nel loro senso di responsabilità» ma tiene a sottolineare come le richieste siano «accettabili e legittime anche perché sono state promesse». In attesa di una soluzione, la mobilitazione viene confermata anche con iniziative provocatorie. Ieri è stato diffuso un videomessaggio dal titolo eloquente: «Montalbano tradito». Per il 23 settembre è già stato convocato un presidio di alcuni sindacati di polizia durante il quale gli agenti si metteranno «in fila per donare il sangue».


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