PRESIDENTE RENZI, SIAMO PRONTI AD ELIMINARE IL “GRASSO”, MA BASTA PORCHERIE. IL BALLETTO DEGLI 800 MILIONI NASCONDE LA MANCANZA DI VERE RIFORME NEL COMPARTO SICUREZZA: PIÙ TARDI ARRIVERANNO, PIÙ ALTO SARÀ IL PREZZO PAGATO DAL PERSONALE – di G.Taccalozzi

martedì 16 settembre 2014

 

Pubblichiamo una libera manifestazione del pensiero di Gianluca Taccalozzi, delegato del CoCeR Gdf e componente del direttivo nazionale di FICIESSE; il titolo è della redazione del sito.

 

Quando lo scorso aprile il Governo ha licenziato il DEF 2014, dichiarando che non intendeva reintrodurre un nuovo tetto salariale (DEF 2014 sez. II pag. 34), si era vista la luce in fondo al tunnel, anche alla luce del fatto che si stava lavorando per anticipare la decadenza del tetto salariale introdotto dal Governo Berlusconi, per il periodo 2011-2013, e prorogato dal Governo Letta per il 2014.

Poi, quando invece la Ministra Madia ha lasciato intendere che il Governo stava valutando la reintroduzione del tetto salariale per il 2015, il vaso è traboccato e la reazione ha assunto quei toni che oggi molti ritengono eccessivi, ma che erano evidentemente motivati da quattro anni di appelli tanto legittimi quanto inascoltati.

Ora, aldilà dei toni, il problema rimane. Sul “grasso che cola”, sul fatto di basare le riforme sull’equità e sul merito e di finanziarle con la spending review, sulla necessità di riformare il comparto, il Presidente Renzi ha ragione; ma la reintroduzione del tetto salariale andrebbe esattamente nella direzione opposta

Andiamo con ordine. Lo scorso inverno il super-Commissario Cottarelli, dopo fiumi di riunioni e comitati con autorevoli esponenti di tutte le pubbliche amministrazioni, calcola (da solo ?) in 20 miliardi di euro per tre anni i risparmi conseguibili con la spending review. Di questi,  800 milioni di € nel 2015 e 1,7 miliardi di € nel 2016 erano ottenibili dal comparto sicurezza.  Come? Non si sa. Una cosa era certa allora ed è certa oggi: 800 milioni di € nel 2015 non sono possibili in tempi brevi solo attraverso l’unificazione dei centri di acquisto, la riduzione dei fitti passivi o altri piccoli aggiustamenti e nemmeno accorpando il Corpo Forestale alla Polizia di Stato. Serve ben altro.

Ma tant’è; si arriva al mese di aprile e nel DEF (sezione I pag. 102) si legge che dal comparto sicurezza il Governo risparmierà 800 milioni nel 2015 e 1,7 miliardi nel 2016 attraverso “una riorganizzazione delle Forze di Polizia che, senza ridurre la qualità dei servizi di sicurezza, consenta risparmi di circa 800 milioni nel 2015 e 1,7 miliardi nel 2016, attraverso un miglior coordinamento, incluso nell’acquisto di beni e servizi, nella presenza territoriale e nella allocazione dei Corpi specializzati. Non si intende cambiare la attuale collocazione istituzionale dell’Arma dei Carabinieri, ma non si può escludere una ridefinizione dei compiti del Corpo Forestale.”

Nello stesso DEF 2014, il Governo dichiara che per finanziarie la riforme e tenere il rapporto deficit/PIL sotto al 3% intende utilizzare le risorse ottenibili dalla spending review (i 20 miliardi di € di Cottarelli, per intenderci).

Arriviamo quindi a settembre. I conti peggiorano, le previsioni di crescita del PIL avanzate nel DEF 2014 devono essere riviste, le riforme promesse dal Governo (80 €, scuola, ecc.) vanno attuate, bisogna scrivere in pochi giorni la Legge di stabilità ed i risparmi previsti da Cottarelli servono tutti, compresi gli 800 milioni € del comparto sicurezza.

Ma come fare, se dopo mesi di riunioni tra Cottarelli e le amministrazioni non era venuto fuori nessun progetto? Una mission impossible. Ecco, allora, che per trovare una copertura reale e sicura a quegli 800 milioni, il Governo torna a valutare le reintroduzione del tetto salariale, che, per il 2015, vale almeno 1,2 miliardi di €.

Si spiega così il fatto che Governo afferma che avrebbe a disposizione 400 milioni per uno sblocco parziale (1,2 miliardi del blocco meno gli 800 milioni di € della spending), mentre mancano, appunto, 800 milioni € per lo sblocco totale. In sintesi, ad aprile lo sblocco era previsto integralmente (1.2 miliardi di €), ma ora bisogna “coprire” gli 800 milioni di € che mancano all’appello della spending.

Ebbene, se il Governo recupererà gli 800 milioni di € che mancano alla spending attraverso la reintroduzione del tetto salariale per il 2015, contraddirebbe, in un sol colpo, tutti i principi che dichiara di voler perseguire: equità (perché il blocco colpirebbe ancora una volta gli stessi pochi sfortunati che sono incappati o incapperanno in una promozione o in un incremento nel periodo congelato), meritocrazia (perché si colpirebbero i più meritevoli) e trasparenza (perché si nasconderebbe sotto il falso nome di spending review l’ennesima “porcheria” a danno di pochi incolpevoli lavoratori del comparto).

Per farsi un’idea: nella busta paga di ogni dipendente pubblico il blocco dei contratti nel 2015 peserà per 600/700 € all’anno, mentre per quei pochi “sfortunati” (per usare un eufemismo) del comparto sicurezza-difesa che hanno maturato o matureranno una promozione o un incremento nel periodo 2011-2015, il tetto salariale (che si aggiunge al blocco contrattuale) vale mediamente 4000 € l’anno, con punte che arrivano a superare i 15.000 €.

Un’ingiustizia che già dura da quattro lunghissimi anni, nel corso dei quali ci siamo sperticati a spiegare (confortati dai documenti ufficiali della RGS e della Corte dei Conti e senza essere smentiti) a Governi, Parlamento e media che quel “tetto salariale” stava colpendo in maniera iniqua, irragionevole e tutt’altro che temporanea (effetti sulle pensioni), solo pochi “sfortunati” colleghi.

Ora serve una soluzione immediata, che impedisca il reiterarsi di una palese e riconosciuta ingiustizia e ristabilisca un minimo di ordine. Una soluzione che non può che essere il superamento integrale e strutturale del tetto salariale, anche a costo di sacrificare altre risorse interne al comparto. Non si comprende, infatti, come mai, a differenza delle altre Amministrazioni pubbliche,  alle Amministrazioni del comparto sicurezza si è continuato ad accordare deroghe al blocco del turn-over ed aumenti delle risorse destinate allo straordinario, a fronte di pesantissimi tagli alla retribuzione “fissa”.

Immediatamente dopo, serve un progetto di riforma serio e strutturale del comparto sicurezza che consenta a tutte le amministrazioni di funzionare meglio, al Governo di tenere i conti in ordine ed al personale di mantenere i “giusti” livelli retributivi. Solo così si eviterà di trovarsi alla vigilia dell’emanazione di ogni Legge di stabilità con il rischio di ulteriori tagli sulle retribuzioni.

E’ questa la grande sfida che attende politica, Amministrazioni, sindacati e rappresentanze. Perché le riforme, quelle che veramente eliminano il “grasso che cola” senza intaccare l’efficienza, non le può progettare la calcolatrice del Cottarelli di turno e non le può attuare il Governo da solo, senza la “partecipazione e condivisione” delle Amministrazioni e del personale.

Più tardi saranno varate quelle riforme e più alto sarà il prezzo pagato dal personale (di ogni ordine e grado) in termini di tagli stipendiali, nonchè dai cittadini in termini di efficienza. E’ giunta l’ora che tutti ne siano consapevoli e che tutti dimostrino responsabilità, evitando di difendere egoisticamente il proprio orticello.

Gianluca Taccalozzi

Delegato Co.Ce.R. – Guardia di Finanza.


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