QUEI 22 AGENTI CHE RIMANGONO A PALAZZO CHIGI. UN DECRETO BLOCCA I DISTACCHI MA NESSUNO HA PENSATO A LORO (Il Fatto Quotidiano)
Il Fatto Quotidiano – 18 ottobre 2014
Polizia Penitenziaria
QUEI 22 AGENTI CHE RIMANGONO A PALAZZO CHIGI
Il ministero della giustizia vorrebbe farli tornare a lavorare nelle carceri, ma a qualcuno fanno comodo li’
di Paola Zanca
Tutti li cercano, tutti li vogliono. Eppure, i ventidue agenti di polizia penitenziaria in servizio a Palazzo Chigi non hanno nessuna intenzione di uscire dalle stanze del governo. Come biasimarli: chi avrebbe il dubbio su cosa scegliere tra un turno di lavoro in carcere e una giornata a scarrozzare Maria Elena Boschi?
Già, perché il gruppetto di agenti, anziché la divisa, indossa l’abito “borghese”, quello dell’impiegato: c’è chi si occupa di statistiche e banche dati, chi affianca le attività della Protezione civile, chi siede alla scrivania dell’ufficio legislativo diretto dalla fedelissima di Matteo Renzi, Antonella Manzione.
E poi, dicevamo, al posto di celle e detenuti, auto blu e ministre: oltre alla Boschi, uno degli agenti è l’autista di Marianna Madia, un altro sta a capo dell’autoparco della Presidenza.
Ad altri è andata meno bene e devono accontentarsi di un posto all’ufficio “passi” o di fare i parcheggiatori: ovvero controllare che nessuno si imbuchi nei posti riservati agli inquilini di Palazzo Chigi.
Il punto è che mentre i 22 agenti vigilano sul traffico e sulle scartoffie di Roma, nelle case circondariali di mezza Italia sono in emergenza continua
Paradossi dell’era dell’ex rottamatore: a giugno il premier ha firmato un decreto in cui stabiliva perentorio che “per i prossimi due anni”, tutto “il personale appartenente ai ruoli del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, ndr) ” non potesse essere né “comandato o distaccato presso altri ministeri”, né vedersi rinnovati i trasferimenti già in corso.
Si erano scordati, però, che alcuni di quegli agenti sono i loro vicini di stanza, insieme ad un altro paio di centinaia tra finanzieri, poliziotti e carabinieri in servizio al governo con funzioni lontanissime da quelle del loro corpo di appartenenza.
Il ministero della Giustizia si è accorto di quella ventina di agenti penitenziari “imboscati” a Palazzo Chigi e dintorni e ha scritto alla Presidenza del Consiglio per chiedere di farli tornare ai compiti per i quali sono stati assunti, ricordando il decreto firmato a giugno.
Ma dalla sede del governo hanno preso tempo: sicuri – questo il senso del quesito posto al ministro Andrea Orlando – che noi della Presidenza del Consiglio valiamo quanto gli altri ministeri?
Ebbene sì, hanno replicato da via Arenula: la situazione nelle carceri è tale che non ci possiamo permettere di fare sconti a nessuno
Il sindacato indipendente Sipre ha scritto al governo per chiedere conto del perché “una legge voluta dal governo stesso, non trovi applicazione proprio nella sede del governo”.
Sono passati tre mesi da quando il primo agente avrebbe dovuto dire addio agli stucchi delle stanze vicine a Matteo Renzi.
Ma a Palazzo Chigi continuano a sperare che non tocchi proprio a loro dover rinunciare.