LA LEGGE DI STABILITA’ E LA PARTITA DI GIRO DEI TRIBUNALI MILITARI. MENTRE SI CHIUDONO UFFICI INUTILI, SE NE APRONO ALTRI ANCOR PIÙ SUPERFLUI – di Giovanni Surano

lunedì 20 ottobre 2014

 

Dalla bozza della Legge di Stabilità del 2015 si coglie tutta la pochezza dell’azione riformatrice del Governo e la debolezza di una classe politica mediocre e incapace.

E quando l’evanescenza dell’azione politica di un ministro raggiunge picchi mai visti, si creano fatalmente ampi spazi di manovra per gli sherpa del potere: capi di gabinetto, addetti agli uffici legislativi, semplici consulenti che approfittando dello stato di sopore di chi dovrebbe decidere raccolgono e tramutano in proposte di legge i più strampalati desiderata delle lobby di turno. Capita così che il Commissario alla spending review Carlo Cottarelli, dopo essere stato accerchiato dai più beceri conservatorismi di cui questo governo non riesce proprio a liberarsi, decida di alzare bandiera bianca denunciando i mali che affliggono la nostra P.A.

Tanto per fare un esempio concreto, mentre la ministra Pinotti è in tutt’altre faccende affaccendata, la Bozza della Legge di stabilità, nell’ottica di razionalizzare la giustizia militare, partorisca il classico topolino. Se la notizia della chiusura delle sedi giudiziarie militari di Napoli e Verona (tribunali e procure) oltre al Tribunale militare di sorveglianza e all’Ufficio militare di sorveglianza, va senz’altro accolta con favore da quanti hanno da sempre propugnato l’inutilità della giustizia militare, quando si apprende che a tali soppressioni non segue una riduzione proporzionale dell’organico dei magistrati militari (soltanto 11 degli attuali 58 passeranno alla giustizia ordinaria) si capisce che c’è sotto qualcosa. Si apprende infatti, sempre dalla Bozza in commento, che alcuni uffici giudiziari militari saranno chiusi ma altri, più inutili di quelli soppressi, verranno istituiti ex novo.

Con una sorta di partita di giro dunque i magistrati delle sedi di Napoli e Verona passerebbero armi e bagagli agli istituendi uffici giudiziari militari per l’estero (Procura militare per l’estero e Tribunale militare per l’estero (sic!) ) con sede a Roma.

Un coniglio cavato dal cilindro consentirebbe così a chi è poco propenso a considerare un passaggio alla giustizia ordinaria di continuare a gestire carichi di lavoro scandalosamente insignificanti.

Se Procura e Tribunale militare competenti per i reati nazionali con la nuova legge raggiungerebbero, in termini di efficienza, gli standard della giustizia ordinaria (345.000 militari operanti in patria), la stessa riforma,  nell’istituire nuovi uffici improduttivi, si incaricherebbe di salvaguardare il binomio Giustizia militare-inefficienza.

Non si comprende cosa impedisca all’unico Tribunale militare con sede in Roma, di occuparsi, oltre ai 345.000 militari in patria, anche dei 5.000 soldati operanti oltre confine. Dodici magistrati per un bacino di utenza di 5.000 soldati è davvero uno scandalo che non ci possiamo permettere e che il Parlamento in sede di discussione dovrebbe evitare.

“La Giustizia militare sta alla giustizia come la musica militare sta alla musica”

(G. Clemenceau)

 

Giovanni Surano

Sez. Ficiesse Lecce


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