SOTTO LA DIREZIONE DI ROSSELLA ORLANDI FINALMENTE AGENZIA DELLE ENTRATE E FIAMME GIALLE INIZIANO A COLLABORARE? – di Giuseppe Fortuna
Ricordate quando Guardia di finanza e Agenzia delle entrate erano mondi separati? Quando nelle rispettive relazioni annuali le due istituzioni stavano ben attente a non citarsi mai (http://www.giuseppefortuna.it/?p=207)?
Ricordate le polemiche, solo a maggio scorso, tra Befera e Capolupo sull’intervento di Cortina, con il comandante generale che precisava ad Avvenire che la Guardia di finanza "non attua blitz simili"? E l’assurdità di funzionari civili scortati per controlli fiscali in ambienti “difficili” da agenti della polizia municipali e non dai “cugini” baschi verdi? O le due impiegate uccise da uno squilibrato nell’ufficio Equitalia di Perugia dove, incredibilmente, in momenti come questi non c’erano (e non ci sono neppure adesso) finanzieri in servizio di prevenzione?
Bene, il problema, gravissimo, tra due istituzioni che avevamo definito “avversari biologici” e fratelli/coltelli sembra in via di soluzione, almeno a giudicare dalla notizia riportata ieri i media nazionali: “Scoperta evasione miliardaria: perquisizioni in tutta Italia, 62 indagati”. Decine di perquisizioni operati dai finanzieri in cinque regioni "che rappresentano lo sbocco di una inchiesta della task force anti-frode dell’Agenzia delle Entrate che ha visto impegnati oltre settanta finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria e reparti della guardia di finanza".
Finalmente, quindi, da cittadini attenti a questi fenomeni, possiamo dire “bravi” ai vertici di due Istituzioni che sembra abbiano deciso di collaborare e di interagire come serve al nostro paese in questa difficilissima fase di transizione verso il nuovo.
Rossella Orlandi, va detto, non viene dal mondo bancario e della riscossione come il suo predecessore Attilio Befera. Che tanto (e anche bene) ha fatto nella riorganizzazione dell’Agenzia e nella costituzione ex novo di Equitalia (organismo inevitabilmente antipatico, ma che funziona benissimo). Ma che, come abbiamo detto in più occasioni, è stato DECISAMENTE CARENTE in punto di sostegno e impulso in ciascun singolo territorio delle attività di imprenditori, commercianti, artigiani e agricoltori. E IN TEMPI DI RECESSIONE PROLUNGATA E GRAVISSIMA NON E’ PECCA DA POCO.
Si trattava, d’altra parte, di difetto genetico, proprio perché Befera veniva dal mondo bancario e quindi per lui contavano solo gli “obiettivi monetari”, cioè i SOLDONI IN CONTANTI (l’anno scorso ben 13,4 mliardi di euro) fatti entrare nelle casse dello Stato per l’azione di controllo, di accertamento dell’Agenzia e di riscossione, con le buone e (specialmente) con le cattive. MA COMUNQUE SOLO DA SOGGETTI LIQUIDI (che però è voluto dire: di quelli non liquidi, chissenefrega, e chissenefrega quindi della prevenzione, dell’adempimento spontaneo e della riduzione del tax gap).
Così, nell’era Befera ci sembra sia stato fatto veramente poco, sempre a nostro avviso, su cosa serve ora e per davvero al paese: sostegno alle attività produttive, spinta fortissima e consapevole verso l’adempimento spontaneo, la trasparenza e la partecipazione attiva, dichiarazione degli obiettivi delle Direzioni provinciali, valutazione delle performance e dei risultati ottenuti anche dagli stakeholders territoriali, individuazione dei benchmark nazionali sulle performance “core” individuate coinvolgendo gli operatori economici provinciali (PRIMA ANCORA CHE I SEMPLICI CITTADINO, PERCHE’ ADESSO CONTA FAR RIPARIRE L’ECONOMIA O SIAMO MORTI !!), individuazione degli obiettivi di miglioramento tarati sui veri benchmark (e non sui del tutto inutili costi standard, che servono solo alla Sose), sulla misurazione degli outcome propri di ciascun singolo territorio, ecc. ecc. ecc.
Tutti numeri che, non a caso, nell’era Befera non abbiamo mai visto pubblicati sui siti dei livelli territoriali: NUMERI RIGOROSAMENTE TOP SECRET !
Il fatto che la direttrice Orlandi è un’interna e viene dalla prima linea, come si legge nel sintetico curriculum pubblicato sul sito ufficiale dell’Agenzia. E, altro aspetto tutt’altro che scontato per un funzionario dell’amministrazione finanziaria, ha lavorato molto con l’autorità giudiziaria, tanto che, come si legge in un altro curriculum, ha seguito <>.
Ma proprio per questo la Dottoressa, ai rischi che voi operativi “puri” inevitabilmente correte quando arrivate ai vertici e venite in contatto con l’ovattato, furbesco, ipocrita E TRASVERSALMENTE COESO mondo della burocrazia e della politica nazionale, le cui insidie non sono facilmente visibili, ancor di più se si proviene da regioni che funzionano come la Toscana e il Piemonte.
Per capire, racconto una storia vera, che i “Caini” (tra noi finanzieri ci chiamiamo così) più anziani conoscono bene.
C’era una volta, e neanche tanti anni fa, il generale “Giuliano” (questo era il nome di battesimo):_ un vero e proprio mito nelle Fiamme Gialle, che durante la guerra era stato anche partigiano guadagnandosi, come si legge nel sito gdf.it, la qualifica ufficiale di “Patriota”.
Giuliano era un operativo come la Orelandi, Pieno di carisma e di energia, con centinaia e centinaia di arresti alle spalle, mafiosi e camorristi compresi, una mobilitazione personale e di gruppo di eccezionale livello, quasi eroica, per il terremoto dell’Irpinia del 1982 (Lui era comandante di Zona a Napoli) e tanti reparti territoriali, sia al nord che al sud, tutti letteralmente “ribaltati” al suo passaggio.
Ma Giuliano non aveva mai fatto servizio a Roma e tutti noi. finanzieri di ogni ruolo e grado, aspettavamo che diventasse comandante in seconda, il massimo grado allora raggiungibile da un ufficiale del Corpo, certi e fiduciosi che avrebbe finalmente “ribaltato” anche il Comando generale e cambiato le moltissime cose che non andavano. E lui alimentava le aspettative di noi giovani con il suo modo di dire, diventato celebre in quel periodo: “Quando vado a via Sicilia (allora sede del Comando generale, NDR) butto giù – diceva – le porte a panzate”.
Ci arrivò il 3 gennaio del 1986 e ci rimase un anno esatto, fino al 3 gennaio 1987.
Io arrivai a settembre di quell’anno, ma le porte del Comando generale erano tutte in piedi. Così, qualche tempo dopo appena entrai un po’ in confidenza con un capufficio di lungo corso, gli chiesi cosa fosse cambiato col precedente comandante in seconda.
Il capufficio mi ascoltò senza neppure alzare gli occhi dall’appunto che stava annotando. Passò un minuto, sorrise, e senza alzare gli occhi rispose a voce bassa: “Giuliano chi?”
In bocca al lupo di cuore, dottoressa Orlandi, ché ne ha bisogno lei, noi e tutto il paese.
GIUSEPPE FORTUNA (direttore dello Sportello Efficienza Trasparenza e Partecipazione e dello Sportello Anticorruzione della “libera” Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà www.ficiesse,it)