PER FERMARE L’IMBARBARIMENTO, RAFFORZIAMO I CORPI INTERMEDI DELLA SOCIETÀ -di Vincenzo Vacca

martedì 04 novembre 2014

 

Le drammatiche modalità che hanno causato la morte del povero Cucchi, nonché gli scontri avvenuti tra la polizia e gli operai della Tyssen di Terni (sostanzialmente uno scontro tra lavoratori) generano una seria preoccupazione dello stato dei rapporti tra le persone nel nostro Paese.

In giro c’è tanta rabbia. Una rabbia così forte che se si osservano le varie discussioni, anche in  informali dialoghi  tra conoscenti, di natura politica  e/o sindacale, si avverte che il tono delle voci si fa alto, quasi aggressivo.  Questa situazione è esacerbata dal fatto che oltre al sentimento della rabbia è presente anche quello della paura che, in genere, stanno sempre a braccetto.

Viviamo in una epoca di passioni tristi. Non nel senso di passioni del pianto, ma nel senso che il futuro è visto sempre più come una minaccia.  La sensazione che il futuro sarà peggio del presente ci rende fortemente inquieti, appunto rabbiosi, e questo sta seriamente inficiando i rapporti tra le persone. Inevitabilmente, il sentimento della rabbia così prevalente avvelena i rapporti quotidiani che sono per loro natura irti di difficoltà, ma per superarli occorre collaborazione, comprensione delle ragioni dell’”altro” e, invece, si tende, illudendosi di poter superare efficacemente  le contrarietà, a dare sfogo alla propria rabbia, quanto meno in modo verbale.

Il  simile è vissuto spesso solo come un ostacolo al proprio vivere e non come una opportunità, una risorsa e, quindi, si sta perdendo la consapevolezza che solo interagendo fattivamente tra gli esseri umani si potrà avere un miglioramento della situazione complessiva. Questo sarà reso possibile dalla coscienza di essere ognuno di noi parte di una comunità umana. Una comunità, non folla di esseri viventi, e, pertanto, o tutti i componenti vivranno una emancipazione o tutti retrocederanno, ad eccezione dei più forti.

La mancanza di una visione (non nel senso di visionario), di una progettualità che abbia, quindi, uno sguardo oltre, capace di immaginare un futuro diverso e, pertanto, un presente migliore, il venir meno della Politica con la P maiuscola, rende questo essenziale compito ancora più difficile, ma non per questo bisogna rinunciarci, pena un progressivo e definitivo imbarbarimento dei rapporti umani. 

Tornando agli episodi dai quali siamo partiti con questo articolo, è evidente che sono innanzitutto una chiara espressione del pessimo stato delle relazioni intersoggettive.

Questo è grave già di per sé, ma lo diventa ancora di più se si tiene conto del fatto che una comunità nazionale, al fine di garantire il proprio diritto alla sicurezza, si affida a delle specifiche persone, le quali, per i compiti che le vengono assegnati, dovrebbero adottare un comportamento irreprensibile, in particolare scevro da animosità nei confronti degli altri e questo indipendentemente da specifiche responsabilità penali che, naturalmente, vanno accertate nelle sedi competenti. Sentire il dramma che stanno vivendo dei propri simili. La perdita del lavoro, naturalmente, non può essere definita in altro modo: un vero e proprio dramma per sé e la propria famiglia o, inoltre,  avere a che fare con una persona che fa uso di sostanze stupefacenti.

Con questo articolo non abbiamo voluto fare un proclama dei buoni sentimenti da anime belle, abbiamo voluto sottolineare una importante questione e, cioè, che rispetto allo strabordante nichilismo di massa, da un punto di vista squisitamente politico, occorre rafforzare e non indebolire, come si sta facendo, i corpi intermedi della nostra società (associazioni, partiti, sindacati ecc.). Questi organismi espletano soprattutto una funzione di dialogo tra cittadini che, altrimenti, non avverrebbe mai o in modo molto discontinuo. Non possiamo continuare a delegittimare agli occhi dell’opinione pubblica i citati organismi e poi far finta di meravigliarci che i rapporti tra le persone peggiorano sempre di più. Dobbiamo invertire questa perniciosa tendenza, altrimenti la rabbia sociale non avrà alcuna canalizzazione e si rivolgerà contro tutti.

 

Vincenzo Vacca

Segretario Nazionale Ficiesse


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