PERCHE’ LA FRANCIA NON HA IMPUGNATO LE SENTENZE DELLA CORTE DI STRASBURGO SUI DIRITTI SINDACALI AI MILITARI? “NON AVEVAMO ALCUNA POSSIBILITÀ DI VINCERE”

giovedì 21 maggio 2015

 

Il 29 aprile scorso si è svolto presso la Commissione Difesa della Camera, l’audizione dell’avvocato Ignazio Francesco Caramazza, già avvocato generale dello Stato, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti «Disposizioni in materia di rappresentanza militare».
 
Abbiamo avuto modo di avere successivamente un breve colloquio telefonico col dr Caramazza, il quale ci ha molto cortesemente illustrato i punti salienti del suo intervento in Commissione.
 
A detta dell’illustre giurista, avvocato dello Stato dal 1969 al 2012, le ormai note sentenze,  prese all'unanimità (quindi senza alcun giudice dissenziente) dalla Corte di Starsburgo il 2 ottobre 2014, sarebbero tutt’altro che vincolanti per il nostro Paese ed, infatti, egli ha definito incomprensibile la decisione francese di non impugnarle.
 
Per dare un contributo al dibattito, vogliamo in proposito riportare uno stralcio delle considerazioni svolte dal giudice del Bernard Pêcheur, in audizione al Senato francese, il quale meglio di chiunque può spiegare tale scelta, essendo stato incaricato dal Presidente Hollande di svolgere un rapporto sulla portata delle due sentenze.
 
Eloquenti le affermazioni del presidente del Conseil d'Etat, dr Pêcheur: “…non avevamo alcuna possibilità di vincere”.
 
A nostro modesto avviso, ci appare chiaro come non vi sia quindi alcun dubbio sulla portata e sul significato delle decisioni dei giudici di Strasburgo: il divieto di associazione sindacale è contrario alla Convenzione europea dei diritti umani, sottoscritta sia dalla Francia che dall’Italia.
 
Qualsiasi altra interpretazione nazionale, giuridica o peggio ancora politica, volta a sminuire, ritardare o aggirare tale assunto, non potrà che avere come conseguenza quella di provocare una condanna internazionale anche a carico dell’Italia.
 
Di seguito lo stralcio dell’audizione del giurista francese (le sottolineature sono della redazione del sito)

S.S.
 
Senato francese
 
ATTI DELLA COMMISSIONE PER GLI AFFARI ESTERI, DIFESA E FORZE ARMATE

Mercoledì 14 gennaio 2015

Audizione del signor Bernard Pêcheur, presidente della sezione dell'amministrazione del Consiglio di Stato in merito alle conclusioni della sua relazione sul diritto di associazione nelle Forze Armate

 

“…Per quanto riguarda l'idea di chiedere un appello [alla Corte europea], abbiamo cambiato idea sul nostro convincimento iniziale perché non avevamo alcuna possibilità di vincere. Se avessimo avuto una sola possibilità di vincere, avremmo consigliato il ricorso. Questo non era il caso.

Avremmo potuto discutere sulla mancanza di chiarezza nei motivi della sentenza, che si fondono sul diritto di associazione ed il diritto di sindacato, ma ciò non ci dà un interesse ad agire. Inoltre, l'articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali unisce le due nozioni.

Nel merito, non avevamo alcuna speranza di vincere, vista la posizione che ha espresso la Corte in una sentenza del 2008 (CEDU, 12 novembre 2008, Demir e Baykara v / Turchia). Fino ad allora, sulla base dell'articolo 11§2 della Convenzione, la Corte ha in gran parte accolto la possibilità di "restrizioni legali" sull'esercizio del diritto di associazione. Ma dopo questa decisione del 2008, la CEDU si è evoluta in una interpretazione restrittiva di tale nozione, le eccezioni devono essere giustificate, necessarie e non influenzare la sostanza del diritto. Le eccezioni sono quindi sempre più limitate e non possono incidere sugli "elementi essenziali della libertà di associazione."

Infine, non avremmo avuto sostegno da altri Stati. Per quanto riguarda la legge negli Stati vicini, si deve rilevare che la Gran Bretagna ha vietato il diritto di sindacato, ma tollera, senza autorizzazione formale, l'attività di un'associazione professionale nazionale, la Federazione delle Forze armate inglesi (BAFF) . Germania, Belgio, Paesi Bassi, Svezia riconoscono il diritto di organizzarsi in sindacati ai loro eserciti, ma non impegnano le stesse missioni come il nostro.

Solo l'Italia è in qualche modo paragonabile alla Francia, poiché preclude il diritto di associazione e il diritto di sindacato, come gli Stati Uniti….”

 

http://www.senat.fr/compte-rendu-commissions/20150112/etr.html#toc2

 


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