COMPRAVENDITA VOTI, ARRESTATI DUE DEPUTATI IN SICILIA. VOTO SCAMBIO: PASTA E SOLDI, IL 'METODO BEVILACQUA' - CONCUSSIONE E FALSO, CHIESTO GIUDIZIO PER DUE FINANZIERI
COMPRAVENDITA VOTI, ARRESTATI DUE DEPUTATI IN SICILIA
GDF SEQUESTRA PC E CARTE IN UFFICI ARS; M5S, QUESTIONE MORALE
(di Alfredo Pecoraro)
(ANSA) - PALERMO, 27 MAG - Pacchetti di voti per 150 euro,
soldi per le feste di quartiere, promesse di incarichi con
guadagni fino a 15 mila euro, pacchi di pasta in regalo
destinati ai poveri venduti a prezzi stracciati tranne pero' il
parmigiano che finiva nelle dispense di un politico. C'e' questo
e tanto altro nell'inchiesta su una compravendita di voti alle
regionali del 2012 che sta facendo tremare un pezzo della
politica in Sicilia. Collusioni e commistioni tra mafia e alcuni
politici, impresse nelle bobine delle intercettazioni dagli
investigatori, con un linguaggio e un contenuto "di un livello
morale che ha raschiato il fondo, almeno lo spero", commenta
amaro il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, ha
portato gli uomini della Guardia di finanza fin dentro il
'santuario' di Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento piu'
antico e piu' indagato d'Europa, con 30 deputati su 90 coinvolti
in inchieste giudiziarie. In un blitz di mezz'ora, le Fiamme
gialle hanno perquisito e sequestrato documenti e hard disk
negli uffici della commissione Bilancio, dove passano tutte le
leggi di spesa, comprese quelle per i 100mila precari della
Sicilia.
In manette per corruzione elettorale sono finiti due deputati
regionali, Nino Dina, eletto nell'Udc e presidente della
Bilancio, e Roberto Clemente del Pid-Cp, il partito di Saverio
Romano, anche lui membro della commissione. Con loro ai
domiciliari anche l'ex parlamentare di Grande sud Franco Mineo e
Giuseppe Bevilacqua, personaggio centrale dell'inchiesta e che
falli' per una manciata di voti l'elezione al consiglio comunale
di Palermo ma che, secondo l'accusa, avrebbe cercato di far
fruttare il 'tesoretto' nella successiva campagna elettorale per
le regionali.
Dopo la notifica della misura cautelare, i finanzieri si sono
presentati in Parlamento con il deputato Dina, accompagnato dal
suo avvocato. "Hanno portato via pc e tanti documenti",
riferisce un dipendente dell'Ars. Gli investigatori stanno
cercando prove per incrociarle con le intercettazioni da cui e'
emerso lo spaccato di collusioni. Il 'metodo Bevilacqua' ruotava
attorno a un pacchetto di voti che avrebbe conquistato anche
grazie ai suoi rapporti con esponenti di spicco del mandamento
mafioso palermitano di Tommaso Natale. Ai boss, in cambio del
sostegno, Bevilacqua avrebbe promesso posti di lavoro mentre ai
politici in cambio delle preferenze avrebbe chiesto
finanziamenti per le proprie associazioni, incarichi
professionali per se' e i suoi amici. Ai domiciliari anche il
finanziere Leonardo Gambino.
Intanto il Parlamento e' di nuovo nella bufera. Per i 5stelle
"la Sicilia e' in emergenza morale ed etica, il Paese lo deve
sapere" e come primo atto hanno chiesto a Dina di "dimettersi
immediatamente da presidente della commissione Bilancio", prima
che Palazzo Chigi emani il decreto di sospensione per i due
deputati arrestati (subentreranno i primi dei non eletti nelle
liste Udc e Pid-Cp, fin quando rimarra' la misura cautelare).
L'Udc ha subito preso le distanze ricordando che Dina s'era
autosospeso dal partito a settembre, anche il governatore
Rosario Crocetta lo molla, affermando che "non fa piu' parte
nella maggioranza". E in arrivo c'e' il valzer delle commissioni,
che da regolamento parlamentare, andavano rinnovate a meta'
legislatura. Se ne parlera' sabato in conferenza dei capigruppo,
convocata d'urgenza dal presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone
(Udc), che si appresterebbe anche a non concedere la deroga a 4
mini-gruppi parlamentari con meno di 5 deputati, tra cui proprio
il Pid-Cp di cui fa parte Clemente. (ANSA).
VOTO SCAMBIO: PASTA E SOLDI, IL 'METODO BEVILACQUA'
INTERCETTAZIONI INCHIESTA PALERMO, "150 EURO PER TRENTA VOTI"
(di Simona Licandro)
(ANSA) - PALERMO, 27 MAG - Pacchi di pasta, soldi, feste di
quartiere, promesse. Per la sua campagna elettorale alle
comunali di Palermo del 2012 Giuseppe Bevilacqua, personaggio
centrale dell'inchiesta che oggi ha portato agli arresti
domiciliari, oltre a lui, due deputati regionali, un ex deputato
e un finanziere, ha utilizzato tutti i metodi possibili. Ma
l'impresa e' sfuggita per un pugno di voti e cosi' ha cercato di
sfruttare questo "tesoretto" per ottenere favori da altri
politici. Una spirale di favori che ha portato all'arresto per
corruzione elettorale di Nino Dina, presidente della Commissione
Bilancio dell'Assemblea regionale, Roberto Clemente, eletto
nelle liste del Pid, e l'ex deputato di Grande Sud Franco Mineo.
Il metodo Bevilacqua non era molto dispendioso. "150 euro per
trenta voti", spiega in un'intercettazione. Praticamente 5 euro
a voto. Secondo la Procura, Bevilacqua avrebbe utilizzato per la
sua campagna elettorale per le comunali 2012 anche i generi
alimentari del "Banco opere di carita'" destinate alle famiglie
povere di Palermo, all'insaputa dei volontari. Bevilacqua
regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati
agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il
parmigiano, invece, lo teneva per se'.
A Tommaso Natale ci avrebbe pensato il presunto mafioso
Calogero Di Stefano, che avrebbe fatto avere a Bevilacqua 770
voti nel 2007. "Il numero uno dei voti e' lui", dice Bevilacqua
al suo interlocutore in un'intercettazione. "E' lui il mio primo
capo elettore - prosegue - non solo a Tommaso Natale, ma di
tutta Palermo". Tutto questo pero' non e' bastato. Ed e' qui che
entrano in gioco i candidati alle elezioni regionali nel 2012.
Per ottenere le preferenze raccolte da Bevilacqua alle comunali,
Roberto Clemente (che poi sara' eletto) gli promette di
dimettersi da consigliere comunale, permettendogli cosi' di
entrare a Palazzo delle Aquile (Bevilacqua era il primo dei non
eletti). Promesse da marinaio.
Piu' concrete le offerte di Nino Dina e Franco Mineo, il primo
poi eletto tra le fila dell'Udc, l'altro invece non riusci' a
ottenere il seggio a Sala d'Ercole. In un'intercettazione
telefonica del 27 luglio del 2012, Giuseppe Bevilacqua racconta
alla sorella Teresa che in occasione di un incontro avuto la
sera precedente con Dina, questi gli avrebbe garantito che
avrebbe fatto avere un "incarico di 15 mila euro a qualcuno
della famiglia" con un diploma o una laurea, specificando che
l'attribuzione dell'incarico non comportava l'obbligo di
svolgere effettivamente la prestazione lavorativa. Ma Bevilacqua
preferisce trattare anche con Mineo. Quest'ultimo, in cambio
dell'appoggio di Bevilacqua, avrebbe promesso incarichi alla
Regione e l'aggiudicazione di un appalto a favore
dell'associazione culturale "I Fiori blu di Sicilia", legalmente
rappresentata dalla sorella, Teresa Bevilacqua. (ANSA).
CONCUSSIONE E FALSO, CHIESTO GIUDIZIO PER DUE FINANZIERI
(ANSA) - MARSALA (TRAPANI), 27 MAG - Per concussione e falso
ideologico, la Procura di Marsala ha chiesto il rinvio a
giudizio per gli ex comandante e vicecomandante della stazione
della Guardia di finanza di Pantelleria (Tp), il maresciallo
Vincenzo Ditta, di 53 anni, e il brigadiere Gaetano Spano', di
58. I due militari, per i quali era gia' scattata la misura
cautelare della sospensione dal loro ufficio (costretti a
consegnare tesserino e pistola), sono accusati di avere
tamponato, con l'auto di servizio, quella di un romeno,
costringendo poi quest'ultimo a pagare i danni. I fatti
contestati risalgono al giugno 2014. A condurre l'indagine,
coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa, e' stata la sezione
di pg della Guardia di finanza della Procura marsalese. La prima
udienza preliminare, davanti al gup del Tribunale di Marsala,
per decidere sulle due richieste di rinvio a giudizio si terra'
il 17 giugno prossimo. (ANSA).