QUESTE CAMPAGNE DI STAMPA CHE SFIORANO O COLPISCONO IN PIENO ESPONENTI DI VERTICE DELLA GUARDIA DI FINANZA, LASCIANO IL SEGNO NELLE COSCIENZE DEI CITTADINI ED AVVILISCONO OLTREMODO MOLTISSIMI INCOLPEVOLI FINANZIERI di Pasquale STRIANO.

sabato 25 luglio 2015

Considerazioni personali. Chi di noi è stato attento in questi ultimi anni, ha potuto cogliere, anche di sfuggita, specie dai mass media, che sempre più autorevoli rappresentanti di vertice del Corpo si sono trovati implicati in vicende giudiziarie, offuscando l’immagine della Guardia di Finanza agli occhi del cittadino comune. Alcuni di essi coinvolti in “chiacchiere”, altri in cose ben più gravi. Essendo un fervido sostenitore di chi crede ancora nella giustizia, sarà questa che sentenzierà chi ha torto o ragione. Ma il problema non è questo, le sorti giudiziarie del singolo rimangono ai margini rispetto alla moralità e allo squallore dei fatti che restano impressi nelle coscienze dei più ed è indiscutibile che esse pesano come macigni in ciascuno di noi, nella considerazione che la famiglia GdiF è troppo ristretta per far finta che la cosa non ci appartiene. Il Corpo annovera fra le proprie fila migliaia di militari onesti che credono nelle Istituzioni e soprattutto nel lavoro che quotidianamente svolgono, non si può più accettare né tollerare questo decadimento morale ed etico. Le problematiche del Paese che tutti ci invidiano per le sue bellezze e per la sua storia, gravano inevitabilmente su tutti. Crisi economica, euro debole, futuro incerto per i nostri figli, criminalità comune ed organizzata, quest’ultima sempre più invadente e radicata nei più disparati posti e poltrone di questa Italia, che noi “finanzieri” continuiamo a servire. I sacrifici sono tanti, a stento si arriva a fine mese, nonostante possiamo considerarci privilegiati in confronto a chi lo stipendio non lo ha proprio o lo ha perso del tutto.  E quando leggo che un finanziere si ammazza senza capirne le ragioni, personalmente non faccio fatica ad immaginare cosa realmente lo abbia spinto a compiere un gesto così assurdo. Ed esponenti dell’autorevole gerarchia presente e passata, quelli per intenderci citati dai copiosi articoli di stampa e a cui ho fatto riferimento all’inizio di questo scritto, dai loro dialoghi e dalle loro preoccupazioni traspaiono esclusivi pensieri a se stessi ed a cose strettamente personali, alle future poltrone da “conquistare”, contornando i discorsi con pettegolezzi e gossip, fra i quali, tra l’altro, potrebbero celarsi trame oscure che solo il futuro ce ne darà contezza. Mai una volta si “intercettino” argomenti d’interesse per il futuro del nostro Paese, come contribuire a migliorarlo, per esempio rendendo il Corpo più efficiente ed efficace nella sua azione preventiva e repressiva a tutela degli interessi economici di tutti gli italiani, o preservarne l’ossatura nel futuro riordino delle forze dell’ordine, meglio qualificando la nostre preziose competenze di polizia economico-finanziaria; o ancora, come poter meglio tutelare ogni singolo finanziere con una riforma della rappresentanza militare (e questo non sarebbe l’ultimo dei problemi), oramai inevitabilmente da fare. E tante altre argomentazioni vorremmo che si “sentissero” e trascrivessero nelle numerose carte di inchieste riversate puntualmente sui giornali, ed a cui dobbiamo assistere da avviliti spettatori. A queste persone, che tra l’altro rappresentano i finanzieri tutti nelle più importanti sedi istituzionali, sfuggono almeno due cose che ritengo importanti sottolineare: noi, finanzieri d’Italia, siamo i veri protagonisti del nostro futuro, non possiamo permetterci di essere abbandonati al nostro destino, mentre chi dovrebbe rappresentare e tutelare, si distrae in tutt’altro; la seconda cosa, e concludo, con un pizzico di sana intraprendenza, spendendo una parola in più per gli altri e meno per se stessi, questi protagonisti avrebbero potuto ottenere e potrebbero nel futuro ricevere, quell’adeguato consenso proprio dalla base, che varrebbe, sempre a mio avviso, più di qualsiasi demoralizzante tornaconto cui spesso tocca leggere, salvando come si dice capra e cavoli, e sperare, magari, di scrivere il proprio nome tra coloro che tanto hanno fatto per la GdF e poco, pochissimo a vantaggio personale. Perché questo è il senso di un mestiere, un mestiere ancora ricco ed affascinante solo quando conserva la sua generosità, la sua umiltà, il suo coraggio. Diversamente, sarebbe un autentico inganno.

 

Pasquale STRIANO*

* socio Ficiesse e delegato COBAR GdiF.


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