EVASIONE FISCALE. RENZI DA LUCIA ANNUNZIATA E LA ORLANDI SULL'UNITA' PARLANO DEL PROBLEMA MA NON TOCCANO IL NODO CRUCIALE: LA TRACCIABILITA' DELLE OPERAZIONI E LA LIMITAZIONE ALL'USO DEL CONTANTE. Di Francesco Zavattolo
Matteo Renzi, intervistato da Lucia Annunziata nel programma “In mezz’ora”, andato in onda il 4 ottobre 2015, mette sommariamente a confronto due sistemi di contrasto all’evasione fiscale. Quella “da stato di polizia”, come l'ha definita lo stesso Renzi, messa in campo tre anni fa da agenzia delle entrate e guardia di finanza nelle principali città turistiche del Paese, e quella più evoluta che prevede l’incrocio dei dati disponibili all’Amministrazione finanziaria.
Secondo il Premier il contrasto all’evasione parte proprio da qui: dall’incrocio dei dati. Il punto cruciale del contrasto alla c.d. evasione diffusa, ovvero la “grande” evasione fatta da “piccoli” evasori - per i quali si stima una sottrazione annua al fisco tra i 10 e i 50 mila euro a soggetto, passa sicuramente attraverso l’incrocio del dati, ma dipende soprattutto dalla qualità delle informazioni e dal loro utilizzo in attività di prevenzione e non solo di repressione.
Secondo il Prof. Alessandro Santoro dell’Università di Miliano Bicocca, infatti, “per fare prevenzione, e quindi far sapere ad un numero elevato di contribuenti che l’amministrazione è al corrente dello stato dei fatti, bisogna incidere sulla qualità dei dati. Va ripensata l’intera filiera di acquisizione, gestione e analisi dei dati. L’Agenzia continua ad avere troppo un’impostazione ius centrica e troppo poco dotata di competenze statiche ed informatiche. La strada è quella dell’obbligatorietà della segnalazione elettronica dei flussi business to business.”
In un programma serio di lotta all’evasione l’approccio dell’amministrazione finanziaria deve cambiare e deve partire dal territorio. Di questo avviso sembra l’attuale Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, sull’Unità di oggi, infatti, rilancia il controllo del territorio, magari “in modo meno appariscente” (vedasi i fatti di Cortina), ma affiancato a strumenti tecnologicamente avanzati che consentono un’analisi più penetrante del problema. Non possiamo sottacere, inoltre, che la lotta all’evasione deve essere prima di tutto una lotta culturale, ed una lotta della politica all’eccessivo uso del contante. Non è vero, come sostiene Renzi, che l’elevato uso del contante nel nostro Paese è dettato dall’elevato costo delle transazioni della moneta elettronica, perché se in un paese con primati di corruzione ed evasione come l’Italia la banconota più diffusa è quella da 500 euro questo è segno che qualcosa non funziona.
Di contro, se il problema dell’uso della moneta elettronica sono i costi di gestione, basta pensare che il costo annuale della produzione, gestione, custodia, assicurazione, spostamento e distruzione della moneta cartacea si aggira sui 10miliardi di euro. Pertanto riducendo drasticamente l’uso del contante si potrebbero utilizzare le risorse risparmiate per abbattere il costo delle transazioni elettroniche. Se l’idea di questo Governo, però, è quella d’innalzare l’uso del contante a 5mila euro, possiamo impiegare tutte le banche dati del mondo e mettere un finanziere dietro ad ogni esercizio commerciale, ma non risolveremo mai il problema alla fonte. Detto ciò dobbiamo prendere atto che se questo è lo scenario in cui si svolge l'azione del Governo, e della politica in generale, il vero contrasto all’evasione fiscale, forse, Palazzo Chigi non l’ha ancora calendarizzato in agenda.
Francesco Zavattolo
Segretario Generale Ficiesse