PENSIONI: A FINE ANNO STOP INCENTIVI FONDI DIPENDENTI P.A. SICUREZZA: OPERAZIONE EXPO,2.300 MILITARI PER 25 ARRESTI, PINOTTI RINGRAZIA ESERCITO A NOME DEL GOVERNO. CASSAZIONE;DOLCE GABBANA ESPATRIATI CON VALIDE RAGIONI

lunedì 02 novembre 2015

PENSIONI: A FINE ANNO STOP INCENTIVI FONDI DIPENDENTI P.A

AGEVOLAZIONE 1,2% TFR VALE PER ASSUNTI PRIMA DEL 2001

   (ANSA) - ROMA, 30 OTT - Scadono a fine anno le agevolazioni

previste per i dipendenti pubblici che scelgono di aderire a

fondi pensione integrativi. A meno che non ci siano delle

proroghe, il beneficio statale dell'1,5% su base Tfs

(trattamento di fine servizio, che diventa pari all'1,2% su base

Tfr (trattamento di fine rapporto) vale infatti fino al 31

dicembre del 2015. Lo ricorda l'Aran, l'Agenzia che rappresenta

la P.A. nelle negoziazioni, sul suo sito, spiegando che continua

"l'attivita' di comunicazione al fine di accrescere la conoscenza

sulle opportunita' offerte da fondi".

   Ai dipendenti pubblici i cui cedolini stipendiali sono

elaborati da NoiPa e' stata inviata una comunicazione dal Fondo

Perseo Sirio in collaborazione con il Mef. In particolare il

Fondo sta ricordando la scadenza di fine anno per usufruire

dell'agevolazione, che vale per tutti i dipendenti assunti prima

del 2001. Il Fondo, previsto dalla contrattazione, da' cosi' conto

dei vantaggi derivanti dall'iscrizione: metto 1 euro (totalmente

deducibile dal mio reddito) e mi ritrovo, sul mio personale

conto presso il Fondo, 2,20 euro in piu', per un totale di 3,20

euro.

   L'Aran nel suo ultimo rapporto, riferito al 2014, ha

sottolineato la scarsa adesione ai Fondi integrativi, che in

tutto nella P.A. sono due: Espero, dedicato alla scuola, con

circa 100 mila iscritti su una platea di oltre un milione di

lavoratori; e Perseo Sirio, che tocca tutti gli altri settori,

con circa 20 mila aderenti su un totale di 1,6 milioni di

dipendenti.

   (ANSA).

 

 

SICUREZZA: OPERAZIONE EXPO,2.300 MILITARI PER 25 ARRESTI

PINOTTI RINGRAZIA ESERCITO A NOME DEL GOVERNO

di Salvatore Garzillo)

   (ANSA) - MILANO, 30 OTT - A 24 ore dalla chiusura di Expo, il

sentimento generale tra gli addetti ai lavori del comparto

sicurezza e' quello del sospiro di sollievo. Tutto e' andato

secondo i piani, gli scenari piu' negativi per cui ci si era

preparati sono rimasti solo ipotesi di studio e, forse, non e'

stata solo questione di fortuna.

   "Operazione Expo", facendo i debiti scongiuri, e' andata bene

dal punto di vista della sicurezza. Questo il senso del bilancio

finale fatto oggi a Milano dal ministro della Difesa, Roberto

Pinotti.  "Expo e' stata una scommessa che possiamo dire di aver

vinto. Grazie ai nostri militari, alla loro professionalita' e

discrezione, e' stato un evento di successo anche in tema di

sicurezza". Pinotti non ha nascosto l'entusiasmo parlando alla

caserma Santa Barbara di Milano, dove ha voluto portare

personalmente il saluto e il ringraziamento a un migliaio di

militari, parte dei 2.300 che, 24 ore su 24, hanno prestato

servizio durante i sei mesi di Expo.

   "Ho fatto richiesta di essere qui con voi per dirvi grazie di

persona - ha detto il ministro alla presenza del capo di Stato

maggiore della Difesa, il generale Claudio Graziano, del capo di

Stato maggiore dell'esercito Danilo Errico, e dei vertici di

polizia e carabinieri - Il vostro lavoro merita un plauso per la

professionalita'. All'inizio c'era il timore che la vostra

presenza cosi' importante potesse militarizzare l'evento ma la

vostra discrezione ha sfatato qualunque dubbio e preconcetto".

Sono stati 2.300 i militari che hanno partecipato alle

operazioni "Expo" e "Strade sicure".

   Una presenza capillare che nei numeri si traduce in 45.234

mezzi controllati, 364 persone identificate, 25 arresti, 100

denunce, 34 fermi, 17 armi sequestrate, 204 articoli

contraffatti sequestrati, 142 interventi di soccorso ai

visitatori e oltre due milioni di chilometri percorsi in citta'.

   "L'esperienza acquisita dai nostri militari all'estero, per

esempio in Afghanistan - ha continuato il ministro - ha aiutato

nella gestione e nell'organizzazione della sicurezza del sito di

Expo. Abbiamo avuto il riconoscimento da molti capi di Stato

stranieri e sentire il presidente del Consiglio lodare

pubblicamente il lavoro svolto dai militari e il successo

dell'evento e' per me motivo di grande orgoglio".

   Ma non e' stato tutto semplice. "Il momento piu' difficile e'

stato probabilmente quello iniziale, la fase della

programmazione. Del resto e' una macchina gigantesca". Per questo

e' stato istituito il Com, il centro operativo misto di via

Drago, una sala operativa voluta dalla Prefettura gia' nel 2014

per pianificare e coordinare l'attivita' di tutte le forze

dell'ordine impegnate per garantire la sicurezza dell'evento

mondiale 24 ore al giorno per sei mesi. Dalla sua apertura il

Com ha gestito 2.056 interventi, di cui 1.065 (il 51,8% per

cento) in ambito di Security: la supervisione e il coordinamento

dell'accessibilita' al sito; le verifiche dei controlli di

sicurezza sull'ingresso dei mezzi, delle merci e delle persone;

il monitoraggio delle visite delle autorita' al sito espositivo;

il controllo dei sorvoli; il coordinamento degli interventi in

caso di atti dolosi, aggressioni, furti.

   Altri 805 interventi (il 40,2%) sono relativi all'ambito

Safety, ovvero le attivita' sul soccorso alle persone, il

coordinamento degli interventi in caso di incendi, guasti,

ritrovamento di borse abbandonate con l'intervento degli

artificieri. Altre 166 azioni (l'8%) si riferiscono all'ambito

Mobilita'.(ANSA).

 

FISCO:CASSAZIONE;DOLCE GABBANA ESPATRIATI CON VALIDE RAGIONI

DOPO UN ANNO,DEPOSITATE MOTIVAZIONI ASSOLUZIONE DEI DUE STILISTI

   (ANSA) - ROMA, 30 OTT - Non hanno commesso evasione fiscale

gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, creando a

Lussemburgo la societa' 'GaDo' per lo sfruttamento dei loro

marchi, perche' avevano "robuste ragioni extrafiscali ispiratrici

della riorganizzazione del gruppo", ragioni che "scardinano la

coerenza intrinseca del ragionamento accusatorio, conducendo

verso approdi lontani sia dai principi di diritto sia dai temi

di indagine quasi del tutto inesplorati e per certi versi,

quando lo sono stati, contraddittoriamente risolti". Lo scrive

la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi della clamorosa

assoluzione dei due stilisti che risale a oltre un anno fa, il

24 ottobre 2014.

   Dolce e Gabbana erano stati condannati dalla Corte di Appello

di Milano, il 30 aprile 2014, a un anno e sei mesi di reclusione

e a risarcire l'Agenzia delle Entrate con 500mila euro. Per

questa vicenda hanno gia' versato al fisco circa 40 milioni nel

contenzioso tributario per evasione dell'Iva. L'amministrazione

finanziaria gli contestava di non aver pagato tributi su un giro

d'affari di 200 milioni di euro a seguito dello spostamento, nel

2004, in Lussemburgo.

   Secondo gli 'ermellini', le solide ragioni del trasferimento

nel Granducato sono quelle individuate dai giudici di merito ma

non tenute nella dovuta considerazione: "l'esigenza di

rafforzare i marchi, fornire maggiori garanzie, attrarre

investimenti, entrare in borsa da un lato, riequilibrare gli

assetti societari a favore della famiglia Dolce dall'altro".

"Era nota - ricorda la Cassazione - la condizione di debolezza

dei marchi, derivante dalla loro titolarita' in capo a due

persone fisiche estranee al gruppo e legate sentimentalmente tra

loro, gia' segnalata dal mondo bancario e della finanza, ma anche

da imprese del medesimo settore interessate a effettuare corposi

investimenti; elemento di debolezza la cui eliminazione

costituiva ormai condizione ineludibile". Insomma Lussemburgo

non era tanto, o almeno non era solo, una questione di tasse.

   Leggendo le quasi cento pagine delle motivazioni della

Cassazione, un vero trattato sulla liberta' di impresa e i

confini della pretesa impositiva dello Stato con monito ad

escludere il carcere per l'elusione, e' evidente che il calcolo

delle presunte tasse evase, che tali non sono piu', dovra' essere

rifatto. Non e' da escludere che lo Stato debba ridare

'qualcosa' a Dolce e Gabbana.

   Ad avviso della Suprema Corte, il fatto che sia stato

accertato che alla sede lussemburghese fossero stati affidati "i

soli compiti esecutivi", mette in crisi l'accusa che la 'GaDo'

fosse esterovestita, dal momento che "si ammette che qualcosa in

Lussemburgo effettivamente si faceva, si' da giustificare una

sede amministrativa collocata in una struttura diversa da quella

legale". "Ma il tema - prosegue la Cassazione -, travolto da una

impostazione errata che ha spostato l'attenzione piu' sul 'chi

dicesse cosa', piuttosto che sul 'cosa si facesse' realmente, e'

stato del tutto trascurato". Nessuna conseguenza come prova

della esterovestizione, puo' essere tratta - sottolinea ancora il

verdetto - "dal fatto che il personale dipendente continuasse ad

avere rapporti con i consulenti storici (fiscali e del marchio)

del gruppo".

   Per quanto riguarda il processo di rinvio, se mai si terra'

dal momento si prescrive a novembre, e che vede come unico

imputato 'sopravissuto' Alfonso Dolce, fratello di Domenico e

amministratore della griffe, l'unico compito che la Cassazione

gli affida e' quello di "rivalutare le prove al solo fine di

accertare se 'GaDo' operasse realmente in conformita'

esclusivamente al suo oggetto sociale". Per Alfonso Dolce, in

relazione al suo "trattamento sanzionatorio", ossia la sua

condanna a un anno e due mesi, la sua difesa "nulla ha

eccepito", scrive la Cassazione che per lui non ha pronunciato

l'assoluzione come invece ha fatto oltre che per i due stilisti

anche per altri due manager della maison e per il commercialista

Luciano Patuelli, architetto della 'GaDo'. (ANSA).


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