BALLANDO SOTTO LE STELLETTE. UNA VITA CON LA VALIGIA IN MANO CON POCHE OPPORTUNITÀ DI CARRIERA. di Rosario Leonardo

martedì 10 novembre 2015

La professione di ufficiale di Guardia di Finanza comporta enormi sacrifici che spesso non sono ricompensati in termini economici e soprattutto di carriera. Si è infatti sottoposti ad una mobilità che non ha paragoni nel resto del pubblico impiego e nel mondo del lavoro privato, a fronte di ridotte opportunità di carriera. Una mobilità che, tra l’altro, presenta notevoli costi non sempre collegati a proporzionali benefici organizzativi.

La carriera di un ufficiale è definita principalmente nella primissima parte della vita professionale, ovvero dalla graduatoria di uscita dall’Accademia, dal Corso di Polizia Tributaria e dagli altri corsi che costituiscono titolo per l’avanzamento a dirigente (Colonnello). Cosicché molti ufficiali perdono ogni speranza di carriera e di promozione a dirigente già prima di compiere il quarantesimo anno di età. Ciò, tuttavia, non li esime dalla giostra dei trasferimenti.

Aldilà dell’aspetto economico, a cui ha in parte pensato il legislatore del 1981 con la c.d. “omogeneizzazione” ovvero l’estensione del trattamento economico da dirigente per gli Ufficiali che non raggiungevano la promozione, vanno, a mio avviso, analizzati anche i costi e i relativi benefici in termini di efficienza della mobilità.

Partiamo dai numeri.

Il ruolo Ufficiali della Guardia di Finanza è composto di 2.985 unità: di questi 447 dirigenti (da Colonnello in su), 1.181 omogeneizzati (Maggiori e Tenente Colonnelli con almeno 13 anni nel ruolo Ufficiali) e 1.357 direttivi (Tenenti Capitani e Maggiori). Dati conto annuale al 31 dicembre 2013.

Corre l’obbligo di precisare che il trasferimento degli Ufficiali, a differenza di quello disposto per il resto del personale, è spesso a totale carico dello Stato. I dati, di seguito riportati, hanno carattere informativo e possono numericamente discostarsi da quelli reali a causa della difficoltà di disporre delle informazioni di cui si tratta.

Negli ultimi tre anni sono stati avvicendati circa 1.841 ufficiali[1], la maggior parte dei quali d’autorità, per generiche e non meglio specificate esigenze di servizio e con oneri a totale carico dello Stato. In media, un ufficiale viene avvicendato circa ogni 4 anni dal proprio posto di comando e destinato ad altro incarico, così come previsto anche dal piano nazionale anticorruzione a cui la Guardia di Finanza, con molti sforzi e tante deroghe[2], aderisce.

Ma quanto costa l’intera manovra?

Ad ogni ufficiale trasferito d’autorità spettano una serie di indennità e rimborsi meglio specificati nella nota a piè di pagina[3]

In definitiva, facendo una media dei costi indicati, ogni ufficiale che viene trasferito d’autorità costa, in tre anni, tra i 27.350,00 €. per i dirigenti e i 25.830,00 €. per i direttivi. Ciò senza contare i costi indiretti dovuti alla risistemazione dell’ufficio e dell’eventuale ASGI – Alloggi di Servizio Gratuiti all’Incarico - (anche se recentemente per quest’ultima voce è stata resa residuale la possibilità di assoggettare le spese a carico dell’amministrazione) che l’ufficiale andrà ad occupare, i cui costi non sono facilmente quantificabili perché scarsamente accessibili e quindi noti.

In sostanza le ultime tre tornate di movimenti sono costate rispettivamente, approssimativamente:

  • nel 2013 (386 direttivi e 84 dirigenti) nei tre anni 12.267.780,00 di euro pari a 4.089.260,00 di euro all’anno;

  • nel 2014 (359 direttivi e 113 dirigenti) nei tre anni 12.363.520,00 di euro pari a 4.121.173,00 di euro all’anno.

  • nel 2015 (506 direttivi e 123 dirigenti) nei tre anni 16.434.030,00 di euro pari a 5.478.010,00 di euro all’anno.

Sono cifre sostanzialmente livellate negli anni, anche nel rispetto delle necessità di bilancio dovute alla spending review, che vengono inserite anche nel bilancio del Corpo. L’ufficio programmazione finanziaria e bilancio del Comando Generale del Corpo, alla voce “spese per trasferimenti” - attestati all’organo referente, ovvero il Capo del I Reparto - riporta la cifra di stanziamento iniziale dell’anno 2014 di 4.894.004,00 euro, per l’anno 2015 di 4.245.250,00, per l’anno 2016 di 4.677.553,00, mentre per l’anno 2017 tale importo è stato aumentato fino alla cifra di 5.221.331,00 euro.

Dunque la manovra di mobilità del personale Ufficiali assorbe costi importanti. C’è però da discutere sull’opportunità di tali trasferimenti. Va da se che la rotazione dei dirigenti è sacrosanta, è prevista dai piani anticorruzione adottati in tutte le amministrazioni pubbliche.

Ma siamo sicuri che tale mobilità sia così opportuna? Ed in particolare quella dei direttivi la maggior parte dei quali a quarant’anni è già senza speranza di carriera?

E’ evidente che questa situazione non sembrerebbe in linea con i principi di buona amministrazione.

C’è bisogno di intervenire anche su questa tematica, da un lato per ridurre i costi della mobilità e dall’altro per modificare l’assetto di carriera con particolare riferimento all’accesso alle posizioni dirigenziali.

Si potrebbe pensare di:

  • ridurre la mobilità dei direttivi ad un ambito ristretto di territorio riducendo gli oneri derivanti dagli avvicendamenti;

  • ampliare la trasparenza delle procedure di mobilità;

  • rivedere tempi e modalità dei corsi che danno titolo per l’avanzamento a dirigente;

  • offrire un’opportunità di carriera in ogni momento della vita professionale;

  • valorizzare la funzione dei direttivi.

Forse ne beneficerebbe il Corpo, il personale ma, soprattutto, i contribuenti.

Rosario A. Leonardo

Componente del Direttivo Nazionale Ficiesse

 


[1] Nell’anno 2013 è stato disposto il trasferimento di circa 572 ufficiali (484 direttivi e 88 dirigenti), circa il 19% dell’intero ruolo degli ufficiali. Di questi 470 d’autorità (386 direttivi e 84 dirigenti) e 102 a domanda (98 direttivi e 4 dirigenti); nell’anno 2014, invece, sono stati trasferiti circa 601 ufficiali (487 direttivi 114 dirigenti) circa il 20% dell’intero ruolo. Di questi 472 d’autorità (359 direttivi e 113 dirigenti) e 129 a domanda (128 direttivi e un dirigente); nell’anno 2015 i trasferimenti complessivamente disposti sono stati 668 (545 direttivi, 123 dirigenti) circa il 22% dell’intero ruolo. Di questi 629 d’autorità (506 direttivi e 123 dirigenti) e 39 a domanda (tutti direttivi e nessun dirigente).

[2] Per farsi un’idea di quelle deroghe, si veda anche I FINANZIERI POSSONO SOFFIARE IL FISCHIETTO.

[3] L’indennità di trattamento economico di cui all’art. 1 comma 1 della legge 86/2001 (compete al personale trasferito d’autorità ad altra sede di servizio sita in un comune diverso da quello di provenienza pari a trenta diarie di missione intera per i primi 12 mesi di permanenza ed in misura ridotta del 30% per i secondi 12 mesi – è ridotta del 20% per il personale che fruisce nella nuova sedi di alloggio di servizio ASGI-).

Il costo totale a carico dell’Amministrazione è pari a circa:

  • €. 12.500,00 se ridotta del 30%;
  • €. 13.250,00 se ridotta del 20%.

In alternativa all’indennità di trattamento economico di cui all’art. 1 comma 1 della legge 86/2001, al personale trasferito compete:

il rimborso del canone di locazione di cui all’art. 1 comma 3 della legge 86/2001 (compete al personale trasferito d’autorità ad altra sede di servizio sita in un comune diverso da quello di provenienza che non fruisce nella nuova sede di alloggio di servizio. Detto personale può optare in tal senso, in alternativa al trattamento indennitario previsto dal comma 1 del medesimo articolo. Il rimborso previsto è pari al 90% del canone mensile sostenuto per l’alloggio privato, fino a un limite massimo mensile di €. 516,46 per 36 mesi.).

Il costo totale a carico dell’Amministrazione è pari a circa €. 18.590,00.

A tali importi (si ribadisce che sono alternativi) si deve aggiungere:

  • l’indennità di prima sistemazione di cui alla legge 836/73 che varia dai 3.108,00 €. per i generali di corpo d’armata ai 1.677,00 €. previsti per i semplici finanzieri;
  • l’emolumento per trasferimento d’autorità di cui all’art. 47 comma 5 del DPR 164/2002 che varia dai 1.500,00 €. per i militari che trasferiscono anche la famiglia, ai 775,00 €. per i celibi/nubili o per coloro che non decidono di portare la famiglia nella nuova sede di servizio;

il rimborso delle spese per il trasporto delle masserizie fino ad un massimo di 120 quintali il cui importo medio corrisponde a circa €. 6.000, 00 €.


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