UNA NUOVA RAPPRESENTANZA MILITARE: LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE E NON SOLO PER LE QUESTIONI ECONOMICHE. di Pasquale Striano

venerdì 04 dicembre 2015

A margine del V Congresso nazionale di Ficiesse, desidero rappresentare il mio pensiero. Tre anni fa mi sono ritrovato fra le vostre file congressuali da curioso spettatore, oggi ho avuto il piacere di essere eletto quale componente del nuovo direttivo nazionale. Grazie per la fiducia accordatami.

Nei due giorni del 27 e 28 novembre ho assistito ad interventi veramente qualificanti da parte di personalità esterne al Corpo, nonché contributi di pensiero da colleghi in servizio (o da poco in congedo) tenuti con ardore ed entusiasmo, senza far mai trasparire interessi personali, contraddistinti dalla voglia di credere veramente  in un sano e costruttivo rinnovamento.

Parto proprio da questo inciso per dire che le cose importanti non si fanno da soli. Si sta raggiungendo un traguardo epocale, con l’eventuale riconoscimento del diritto di potersi associare liberamente che comporterà la tutela in qualsiasi sede e, soprattutto, far valere sempre le proprie ragioni a garanzia dei diritti di tutti i militari del Corpo.

La riforma della rappresentanza militare è la madre di tutte le battaglie.

Se osteggiata nelle diverse sedi istituzionali da così tanti anni, significa che forse fa paura. Non si pensi che sia solo un problema che riguardi un mondo politico distratto (incapace sia di elaborare una nuova riforma al passo coi tempi, sia di copiare una di quelle degli Stati gemelli in Europa); gli interessi in gioco sono troppo elevati e di spessore, tanto da far pensare che dietro possano celarsi concretamente poteri forti e, sopratutto, pregiudizi culturali.

Realizzare un modello di rappresentanza in grado di poter discutere democraticamente dei propri diritti significa forgiare strutture organizzative nell’ambito delle forze di polizia ad ordinamento militare in grado di rispondere fattivamente alla richiesta di sicurezza che oramai è divenuta la priorità di qualsiasi società civile.

Nello stesso tempo bisogna anche assicurare che i doveri siano di fatto adempiuti: più professionalità e meno negligenza nell’assolvimento dei nostri compiti quotidiani, costituiscono i sani ingredienti per realizzare organizzazioni in grado di essere amate dai cittadini.

Ed è così che il nostro lavoro diventa diverso da tutti gli altri e, nello stesso tempo, unico: non lavoriamo solo per essere remunerati economicamente, ma soprattutto per servire le Istituzioni alle quali abbiamo prestato giuramento.

Questo è il valore aggiunto che contraddistingue il poliziotto dalle altre professioni. Ma bisogna impegnarsi e crederci di più: la logica del fare, del fare bene, deve prevalere su quella  che ci vede spessissimo dormienti ed appagati facendo riferimento al glorioso passato che ci viene puntualmente ed annualmente riproposto sui calendari del Corpo.

Una rappresentanza che sia in grado di proporre ed affrontare anche il problema dei suicidi nella GdiF (che investe tutte le ff.pp., tra l’altro). Pochi giorni fa l’ennesimo triste episodio, un Ufficiale in servizio al ReTLA Reparti Speciali di Roma si è tolto la vita e lo ha fatto nella maniera più cruenta, non utilizzando la propria pistola d’ordinanza, ma addirittura facendo uso della cintura di un pantalone (gesto alquanto significativo a detta da chi per professione lavora in questo ambito di prevenzione).

Lo Stato Maggiore della GDF, sollecitato anche da questa attuale rappresentanza militare che opera, vorrei ribadirlo, senza alcun potere e voce in capitolo, ha da qualche anno condiderato la problematica.  Infatti, è stato istituito in via sperimentale un team di psicologici esterni presso vari Comandi.  C'è da verificare se l’esperimento sta imboccando la strada giusta, controllare se esiste una effettiva utenza o, viceversa, ci troviamo di fronte a sale d’aspetto vuote perché si ha paura di recarsi dallo psicologo per evitare di essere stigmatizzato come dei "malati" da evitare.

La battaglia in questo campo è ardua e perderla sarebbe imperdonabile.

Riuscire ad essere parti attive in tavoli tecnici, anche sulla problematica dei suicidi, questo è quello che ci si auspica di realizzare fra breve, all’insegna di un Corpo più efficace ed efficiente nel centrare gli obiettivi, senza che i diritti, soprattutto di natura costituzionale, siano calpestati e/o preclusi.

Per questo, concludo, bisogna darsi da fare soprattutto contro quella che definisco la zona grigia dell’indifferenza che spesso coinvolge tutti.

Il giusto equilibrio si raggiungerà e dipenderà dal grado di funzionalità reciproca. Una cosa è definita buona nella misura in cui esiste una forza opposta che la stimoli e la controlli nei limiti delle precipue competenze.

Questa è la legge che regola il mondo; quando essa non viene rispettata assistiamo inevitabilmente al suo soccombere.

Auguri e buon lavoro al nuovo Direttivo dell’Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà.

Pasquale Striano

Componete del Direttivo nazionale Ficiesse.


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