ORA SPUNTANO TRE NUOVI GENERALISSIMI AI VERTICI DELLE FORZE ARMATE. SàŒ DEL GOVERNO ALLA CARICA DEI VICARI DEI CAPI DI STATO MAGGIORE. DA TROVARE 750MILA EURO L'ANNO (ItaliaOggi)

sabato 19 febbraio 2011



ItaliaOggi
Numero 41 pag.10 del 18/2/2011

PRIMO PIANO

Sì del governo alla carica dei vicari dei capi di stato maggiore. Da trovare 750mila euro l'anno

ORA SPUNTANO TRE GENERALISSIMI

Forze armate, nuovi vertici nonostante i tagli alla Difesa

di Emilio Gioventù

In tempo di crisi spuntano nuovi generalissimi. Fa niente che anche quest'anno sono state tagliate le già  scarse risorse per l'addestramento dei militari e la manutenzione e gestione di mezzi e infrastrutture. Fa niente che al ministero della Difesa qualcuno cerchi ancora di far quadrare i conti a causa del taglio lineare del 10% imposto dalla finanziaria del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.


Fa niente che il responsabile del dicastero della Difesa, il ministro Ignazio La Russa, continui a dire che più di così non si può tagliare. In questa evidente valle di lacrime potrebbero anche spuntare soldi per tre nuove cariche ai vertici delle forze armate. Il tutto per dare credito e soddisfazione a un disegno di legge presentato dal senatore Luigi Ramponi. Per l'ex generale si tratta di un «modesto impatto finanziario pari a circa 737mila euro», modesto ma pesante sotto il profilo del principio dei sacrifici richiesti in tempo di crisi. Crisi o non crisi, tagli o non tagli, per l'ex generale è comunque giunta l'ora di nominare i vicari del capo di stato maggiore dell'esercito, della marina e dell'aeronautica militare. Insomma, è giunta l'ora di «valorizzare dal punto di vista economico quei generali e ammiragli che ricoprono incarichi di vertice politico-militare, cui sono connesse vaste e complesse responsabilità , analogamente a quanto avviene per i carabinieri e la guardia di finanza». Dunque, ministro La Russa, fuori i soldi. Da dove? «Dalle variazioni compensative allo stato di previsione del ministero della Difesa», suggerisce Ramponi.

 

Tradotto: basta togliere soldi da qualche parte nel bilancio per stipendiare i generali di Ramponi. Se qualcuno obietterà  che lo stato di previsione del ministero della Difesa è praticamente tutto un taglio, il proponente, ovvero il senatore Ramponi, ripeterà  che in fondo si tratta di un «modesto impatto finanziario», ma vuoi mettere l'importanza di «un provvedimento che migliorerebbe non poco l'efficienza delle forze armate». Ma a quanto ammonta questa gratificazione economica? Per la precisione a 736.827,83 euro per il solo 2001, questo «l'emolumento comprensivo individuato nell'estensione della speciale indennità  pensionabile e stimato congruo in misura percentuale pari al 60%». Ma qual è l'identikit del vicario del capo di stato maggiore che ha in testa il senatore Ramponi? «Ã Ë† il generale di corpo d'armata o grado corrispondente, in servizio permanente effettivo più anziano in ruolo» che «rimane in carica con un mandato della durata massima di un anno, salvo che nel frattempo non debba cessare dal servizio per limite d'età  o per altra causa».

 

Visto il bilancio della Difesa, colpito dai tagli previsti dall'ultima manovra economica, non ci sarebbe nulla di male se il governo rispedisce al mittente il disegno di legge. Invece, il sottosegretario Giuseppe Cossiga durante la discussione del disegno di legge in commissione difesa al senato «esprime avviso favorevole in ordine ai contenuti del disegno di legge». L'unico no che il sottosegretario pronuncia è quello alla richiesta avanzata dai senatori del Pd, Gian Piero Scanu e Mauro Del Vecchio (ex generale) di procedere prima a un ciclo di audizioni dei vari capi di stato maggiore. I senatori di maggioranza non ne avvertono il bisogno, si fidano sulla parola del loro Ramponi.

 

Giuseppe Caforio dell'Idv, invece, non avverte il bisogno di «farsi carico di una problematica (quella dei vicari, ndr) che , alla luce della situazione dell'intero comparto, appare marginale rispetto a questioni di maggiore portata e urgenza che meriterebbero maggiore attenzione».

 


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