IL DIRETTORE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE RISPONDE A NICOLA ROSSI. NON C'E' IL SOVRANO, MA SOLO UNA SFIDA DI CIVILTA' SULLE TASSE (Il Sole 24 Ore)

sabato 14 maggio 2011


Il Sole 24 ore – 14 maggio 2011

Attilio Befera risponde a Nicola Rossi

NON C'àˆ IL SOVRANO, MA SOLO UNA SFIDA DI CIVILTà€ SULLE TASSE


di Attilio Befera

Gentile Professore,
il grande scrittore satirico Karl Kraus sosteneva che la psicoanalisi è esattamente la malattia di cui pretende di essere la terapia. In un impulso narcisistico (nessuno di noi ne è immune) ho desiderato per un attimo credere che, nell'intervento pubblicato il 13 maggio su questo giornale, volesse gratificare di un giudizio analogo la mia lettera al personale di qualche giorno fa, giudicandola, nientemeno, "l'espressione compiuta" del problema di cui, sempre a suo avviso, avrebbe voluto rappresentare la soluzione. Il problema sarebbe in questo caso, se ho ben compreso, quello della necessaria parità  fra cittadini e Stato, anche quando quest'ultimo esercita le sue funzioni più tipicamente autoritative, come la repressione dei reati o, appunto, l'imposizione fiscale. Purtroppo, il principio di realtà  mi costringe a ridimensionare molto questo mio desiderio, obbligandomi a vedere l'enorme sproporzione tra i due oggetti: da un lato, uno dei movimenti di pensiero più affascinanti del XX secolo e, dall'altro, una lettera interna al personale di una istituzione, l'Agenzia delle Entrate, che ha il compito di far rispettare le norme tributarie in Italia. Un Paese, ove, fino a prova contraria, detta legge uno Stato democratico e non già  un "Sovrano" che emana diktat in regime da "stato di assedio", e che - pur tuttavia - amerebbe ogni tanto compiacersi di concedere ai propri sudditi "un trattamento più umano ed equo". A quanto pare, di questa graziosa volontà  sarei stato io interprete con la mia lettera Devo purtroppo deluderla, pur ringraziandola per aver apprezzato forma e sostanza della mia lettera, i cui contenuti sono stati invece giudicati "del tutto ovvi" da un altro economista, il Prof. Vincenzo Visco, profondo conoscitore, anche come ex ministro delle Finanze, della realtà  dell'Agenzia. Il giudizio del Prof. Visco gratifica assai meno il mio ego, malo trovo più rispondente alla verità  dei fatti. Che è semplicemente questa: in un sistema fiscale basato, come il nostro, sull'autotassazione il compito fondamentale dell'amministrazione finanziaria è promuovere la tax compliance, cioè l'adempimento spontaneo degli obblighi tributari. L'esperienza comune induce a ritenere che il rispetto dimostrato nei confronti dei cittadini accresce la loro fiducia nell'Istituzione deputata a far applicare le norme tributarie, favorendo appunto, in questo modo, la tax compliance. Può darsi che questa sia una sfida temeraria, ma sono convinto sia una sfida di civiltà , cui non può sottrarsi un'istituzione come la nostra al servizio di uno Stato democratico. Non si tratta quindi affatto di bon ton. A questo riguardo, mi permetta solo di considerare un'offesa al nostro personale - di cui ho il grande onore e il privilegio di guidare l'azione - abbassare al rango di galateo (quasi si trattasse di regole su come a stare a tavola) l'esercizio di quella che chiamerei piuttosto "l'etica della correttezza" in una delle funzioni più delicate per l'esistenza stessa della collettività . Quanto poi alla critica dell'impostazione coercitiva dei rapporti fra Stato e cittadino nell'obbligazione tributaria, proprio al termine della sua lettera sembrerebbe, gentile Professore, ridimensionare un po' il suo approccio chiedendo che quell'impostazione non sia "esclusivamente" coercitiva Comunque sia, mi chiedo se anche i nostri Padri costituenti non siano stati irretiti dalla sindrome Sovrano-suddito quando hanno escluso le norme fiscali dall'ambito del referendum abrogativo. Cordialmente

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