ANCORA SUICIDI TRA LE FORZE DI POLIZIA, IL COMUNE DI ROMA STIPULA UN PROTOCOLLO CON L'ORDINE DEI MEDICI DELLA CAPITALE PER IL BENESSERE DEL SUO PERSONALE IN DIVISA - di Domenico Vallefuoco

sabato 22 giugno 2013

ANCORA SUICIDI TRA LE FORZE DI POLIZIA, IL COMUNE DI ROMA STIPULA UN PROTOCOLLO CON L’ORDINE DEI MEDICI DELLA CAPITALE PER IL BENESSERE DEL SUO PERSONALE IN DIVISA.

Finanziere si toglie la vita sparandosi”è Il Giornale di Napoli del 19/06/2013  a titolare  così la notizia, nelle stesse ore, a Roma, un agente della Polizia penitenziaria si getta dal quinto piano della sua abitazione, due giorni e un carabiniere, a Benevento, usa la propria arma contro la moglie e poi verso se stesso.
Erano uomini in divisa, appartenenti alle istituzioni, scelti per doti fisiche e morali, addestrati al sacrificio. Notizie di cronaca che da tempo, purtroppo, sono un doloroso continuo.
E’ evidente che le raccomandazioni e le buone intenzioni non siano più sufficienti, è evidente che al cospetto di fatti così irreparabili occorrano misure altrettanto risolute.
E’ del mese scorso l’iniziativa del comune di Roma di sottoporre a visita, presso i rispettivi medici di fiducia, tutti gli appartenenti alla propria Polizia locale (vgs. allegato), un certificato che attesti l’idoneità  minima al possesso di un’arma; un passaggio annuale dal medico lo richiedono anche le palestre ai propri iscritti.  
Cosa puo’ fare un medico di base? Intanto conosce il paziente, le sue eventuali patologie, le cure intraprese, le richieste di particolari farmaci, la famiglia, le gravi malattie dell’intero nucleo, effettua visite a domicilio, etc.
Quale potrebbe essere una delle criticità ? L’assunzione di responsabilità . Il medico non deve essere lasciato solo nel pensare che una sua certificazione possa implicare catastrofiche conseguenze lavorative per il proprio paziente.
Proprio queste, le conseguenze, devono essere invece favorevoli, migliorative per chi ha necessità  in quel momento di risolvere i suoi problemi e non certo di aggiungerne altri mille.
Una separazione coniugale, una grave malattia in famiglia, un trasferimento improvviso, un susseguirsi di spese straordinarie, la mancata assegnazione presso una destinazione a lungo richiesta, etc., possono generare situazioni di stress che, protratte, non sono di certo salutari. Si trasformano le Amministrazioni in opere pie? No, si chiede semplicemente che le procedure sanitarie ed assistenziali, già  esistenti, si adeguino più rapidamente alle esigenze di una società  che, all’esterno delle caserme, è profondamente cambiata ed è in continuo divenire.  
In Ficiesse non siamo nelle condizioni economiche, organizzative, professionali per un cammino serio di prevenzione al suicidio; abbiamo predisposto un riferimento d’ascolto in caso di richieste (http://www.ficiesse.it/sos_ficiesse.htm), c’è un forum dove utenti offrono spontaneamente la loro solidarietà , spesso con coraggio, ma il tutto è a mani nude ed è ancora poco.
Come il Comune di Roma, anche i Ministeri che abbiano responsabilità  di personale in armi dovrebbero assumere iniziative analoghe e magari più risolutive.
Per la cura di mezzi aerei, navali, etc., si investono milioni, per quella del personale sarebbe giusto spenderne molti di più. 
 
Domenico Vallefuoco*

*Segretario nazionale FICIESSE
d.vallefuoco@ficiesse.it

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