DEF, BLOCCO STIPENDIALE, CONTRATTO, TURN-OVER E SPENDING: IL GRANDE “CAOS” DEL COMPARTO SICUREZZA

mercoledì 16 aprile 2014

 

Da qui alla definizione della prossima legge di stabilità il Governo è chiamato a risolvere tutte le gravi questioni relative al comparto sicurezza,prodotte da anni di mancate riforme e di tagli lineari e superficiali.

Dalla lettura delle tre sezioni del DEF 2014 emerge un quadro di assoluta incertezza che porta a pensare che il Governo abbia ben chiaro solo quanto tagliare sul comparto (800 milioni nel 2015 e 1,7 miliardi nel 2016), ma non sappia bene, come e su cosa intervenire.

Tra le pieghe del DEF 2014, infatti, emergono elementi contradditori e quanto mai confusi, che proviamo a decifrare:

  • non sono considerati nei tendenziali di spesa del triennio 2015-2018 i risparmi derivati dall’applicazione del congelamento stipendiale di cui all’art. 9 del d.l. n. 78/2010 (sezione II “Analisi e tendenze della finanza pubblica” pag. 19, 20 e 34);

tradottoil Governo non impegna nei tendenziali di spesa 2015-2018 il blocco delle promozioni ed il c.d. tetto individuale (per il personale del comparto: assegni di funzione e omogeneizzazioni), vale a dire che per sbloccare questi istituti non è necessario trovare risorse alternative, come avvenuto per il quadriennio 2011-2014 con le misure c.d. “una tantum” di cui al d.l. n. 27/2011;

  • per il triennio 2015/2018 il contenimento della spesa per le retribuzioni del pubblico impiego, a fronte dei mancati risparmi derivati dalla fine del congelamento stipendiale (art. 9 comma 1 e 21 del d.l. n. 78/2010), è comunque garantito dalla decurtazione dei fondi destinati alla contrattazione integrativa (art. 9 comma 2bis d.l. n. 78/2010), decusrtazione resa strutturale dalla legge di stabilità 2014 (art. 1 comma 456) (sezione II “Analisi e tendenze della finanza pubblica” pagg. 19 e 34);

tradottoil Governo afferma che la mancata proroga del tetto individuale e del blocco delle promozioni è bilanciata dalla decurtazione strutturale della contrattazione integrativa (che ha un valore rilevante per il personale del pubblico impiego privatizzato ed irrisorio per il personale del comparto sicurezza e difesa - solo Fondi Efficienza). Una circostanza che sembrerebbe avvalorare quanto denunciato, in tempi non sospetti, dal Co.Ce.R. della Guardia di Finanza (cfr. documento ), ovvero che il d.l. 78/2010 ha iniquamente penalizzato il personale del comparto sicurezza rispetto al resto dei dipendenti pubblici. La decurtazione dei fondi destinati alla "contrattazione integrativa", infatti, era vigente (con la stesse modalità) anche nel triennio 2011-2014 e può compensare la mancata proroga dei commi 1 e 21 dell'art.9 solo e soltanto se nel quadriennio 2011-2014 ha prodotto risultati al di sotto delle aspettative.  

  • non sono previsti, a legislazione vigente, fondi per il rinnovo dei contratti per il triennio 2015-2018 (sezione II “Analisi e tendenze della finanza pubblica” pagg. 29 e 34);

tradottoil Governo non ha bloccato i rinnovi contrattuali del pubblico impiego per il triennio 2015/2018, ma, più semplicemente, non li ha finanziati. Le risorse necessarie sono state quantificate, ma difficilmente potranno essere recuperate (servirebbero maggiori entrate a maggiori riduzioni di spesa...);

  • si prevede di recuperare 800 milioni di € per l’anno 2015 e 1,7 miliardi di € per l’anno 2016 da un processo di razionalizzazione delle Forze di polizia (sezione I“Programma di stabilità” pag. 102);

tradottoil Governo ha contabilizzato i risparmi da ottenere da processi di razionalizzazione delle amministrazioni del comparto sicurezza. Risparmi che vanno quindi raggiunti o comunque coperti da altre riduzioni di spesa. Risparmi che, vista l’entità (20 miliardi di euro tra CC, Polizia e Gdf) e la composizione (per il 90% composti da spese per stipendi) dei bilanci delle amministrazioni del comparto, non potranno che essere recuperati in due modi: decurtazione delle retribuzioni o riduzioni di personale (misura in contrasto con le deroghe al blocco del turn-over richieste ed ottenute dalle amministrazioni del comparto).

  • si attribuisce alla funzione sicurezza una posizione strategica e si palesa la necessità di sviluppare una visione di medio-periodo che consenta di ringiovanire gli organici delle Forze dell’ordine e di sviluppare nuovi modelli di carriere che favoriscano responsabilità e dinamicità (sezione III “Piano nazionale di riforme” pagg. 26 e 27);

tradotto: Il Governo attribuirebbe alla funzione sicurezza una valenza strategica ed intenderebbe procedere ad una rivisitazione delle carriere. Un’affermazione che sembra essere più una vaga promessa che una reale intenzione, atteso che il paragrafo dedicato alla sicurezza non era presente nella prima versione del DEF 2014 pubblicata dai media il giorno 9 aprile (è stata quindi inserita successivamente) e che nel successivo capitolo della sezione III del DEF “un anno di riforme”, dove sono descritte le riforme che il Governo intende attuare nel corso del 2014, non si fa riferimento alcuno alla sicurezza.

Questo è l’incerto quadro che emerge dalla lettura del DEF 2014, i cui contenuti potranno essere concretamente valutati solo da qui alla prossima legge di stabilità, passando per i vari provvedimenti di riforma che il Governo ha annunciato e solo sommariamente descritti nel DEF.

A partire dall'annunciato taglio delle retribuzioni dirigenziali (come verrà inquadrata la dirigenza del comparto sicurezza e difesa che non fruisce della retribuzione di risultato ed è stata danneggiata dal blocco stipendiale rispetto alla dirigenza del resto del pubblico impiego?) e dalla riforma della Pubblica Amministrazione (riguarderà anche il comparto sicurezza e difesa? E se sì, in che modo e con quali forme?).


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