COSA SUCCEDE ALLA GUARDIA DI FINANZA? IL NODO DI CERTE IGNOBILI DINAMICHE FEUDALI E VERGOGNOSE PREVARICAZIONI È VENUTO AL PETTINE – di Umberto Rapetto (da Oggi)

giovedì 19 giugno 2014

 

Oggi - 25 giugno 2014

CHE SUCCEDE ALLA GUARDIA DI FINANZA?

È SCONCERTANTE: LA NUOVA TANGENTOPOLI HA TRAVOLTO ANCHE ALCUNI ALTI UFFICIALI DELLE FIAMME GIALLE

Risponde Umberto Rapetto, generale in congedo della Guardia di Finanza

Arresti, perquisizioni, avvisi di garanzia, sequestri di conti e di denaro: i cittadini faticano a credere che non sia la Guardia di Finanza a eseguirli, ma a subirli. Lo "scandalo petroli" del 1978, la falcidia di ufficiali in piena Tangentopoli nel 1992, una serie interminabile di brutti esempi distribuiti più o meno silenziosamente nel tempo, il collasso di questi giorni. La gente che mi ferma per strada e mi dice: «Si vergogni, anche lei era uno di loro». Vorrei rispondere «Chi, io?» e poi mi rendo conto che il quisque de populo non sa a chi urlare la propria rabbia.

Qualcuno - parafrasando Papa Francesco - non mi risparmia la battuta «I corrotti bruceranno nelle fiamme (gialle) dell'inferno» e non riesco a sorridere. La Guardia di Finanza non è l'insaziabile bestia che emerge oggi dai giornali, ma quella favolosa creatura fatta di decine di migliaia di persone che con sacrificio, impegno, professionalità, determinazione combattono ogni giorno per fare il loro dovere. Uomini e donne che lavorano con stipendi non entusiasmanti, con strumenti inadeguati, con dinamiche premiali e di carriera che gratificano quelli che non se lo meritano, con ostacoli spesso creati dalla parte marcia dell'organizzazione, con mille formalità che intralciano l'operatività ma fanno salve le forme.

Il nodo di certe ignobili dinamiche feudali e vergognose prevaricazioni è venuto al pettine. Adesso chi ha subito iniquità e prepotenze, chi ha visto, chi sa, deve smettere di avere paura. È venuto il momento di denunciare e di dare ai magistrati l'opportunità di fare chiarezza e giustizia su fenomeni intollerabili anche in un Paese devastato come il nostro. 


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