"PRESSIONI SU GENERALI E FAVORI AGLI AMICI UN'EMINENZA GRIGIA ANCORA PERICOLOSA" (La Repubblica)

domenica 06 luglio 2014

La Repubblica - 05 luglio 2014

"PRESSIONI SU GENERALI E FAVORI AGLI AMICI UN'EMINENZA GRIGIA ANCORA PERICOLOSA"

di Fabio Tonacci

VENEZIA - Marco Milanese ha continuato a "fare" Marco Milanese fino al giorno delle manette. Proprio come quando era il braccio destro di Tremonti, e davanti alla porta della sua segreteria al ministero dell'Economia si mettevano in fila generali e faccendieri, amici e nemici, tutti «a baciargli le pantofole ». Ancora qualche giorno fa, telefonava a ex colleghi del comando generale della Guardia di finanza, faceva pressioni, organizzava incontri riservati con imprenditori bisognosi di appoggi nei dicasteri che contano. Sordo alle notizie delle inchieste di Venezia e Napoli, che gli stavano facendo terra bruciata attorno. Spregiudicato nell'uso di quel suo cellulare che, da uomo di mondo quale è, sapeva essere intercettato. Dunque soggetto da arrestare «con urgenza», scrive il gip Alberto Scaramuzza nelle 247 pagine di ordinanza, «stante una pericolosità sociale eccezionalmente elevata ed un intenso pericolo di reiterazione» del reato di cui è accusato e che lo ha spedito in carcere. La corruzione.

ALTA CAPACITÀ DI INTERFERIRE

Il ritratto che ne fa Scaramuzza va oltre il Mose, va oltre quella tangente da 500mila euro per lo sblocco di 400 milioni dei fondi Cipe. «Milanese è ancora in grado, adesso, di contare su altissime relazioni che gli permettono di interferire nell'esercizio di pubblici poteri per interessi privati». E di che grana siano fatte tali relazioni, ne ha dato prova negli ultimi trenta giorni. Per esempio contattando un «elevatissimo ufficiale della Gdf», scrive il gip, «per influire su dinamiche interne ai corsi dell'Accademia, ottenendo quanto richiesto». L'Accademia in questione è quella di Bergamo, uno dei più prestigiosi enti universitari militari d'Italia. Milanese si è interessato dell'esame di un alunno, chiamando un generale. Fonti inquirenti assicurano che non si tratta di Giuseppe Zafaranà, comandante dell'Accademia e vecchia conoscenza di Milanese (entrambi erano nella cordata di Niccolò Pollari, ex capo del Sismi). Del resto di amicizie, in quell'ambiente, il "fu" consigliere di Giulio Tremonti ne coltiva ancora parecchie. «Continua a contattare utenze del Quartier generale della Gdf». Cosa invero non così strana per un ex finanziere in congedo.

L'AFFARE DELL'ACQUA MINERALE

Più interessante, invece, è un altro fatto, riportato da Scaramuzza a sostegno dell'urgenza dell'arresto. Milanese è stato contattato da un appartenente al nucleo di Polizia tributaria di Roma – non è un ufficiale, stando a quanto risulta a Repubblica che gli ha chiesto «come favore » di intervenire su una questione relativa alla sospensione da parte del ministero della Salute, di un decreto autorizzativo per l'imbottigliamento e la commercializzazione di un'acqua minerale. Si tratta del decreto ministeriale del 13 febbraio 2014. Con quell'atto sono state sospese cinque autorizzazioni ad altrettante piccole aziende, sparse per l'Italia. È presumibilmente per cercare di farla riottenere a qualcuno che «Milanese organizza, nell'interesse di una ditta privata, incontri riservati».

I NUOVI INDIZI

Ma ai pm Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, interessa di più il passato, in particolare quello di quattro anni fa. Che a presentare Milanese al presidente del Consorzio Venezia Nuova fu il titolare della Palladio Finanziaria Roberto Meneguzzo, ormai lo sanno anche i muri. Nel computer di Meneguzzo è stata trovata una cartella "Calendario", in cui c'è «la prova» degli appuntamenti. Iniziati nel 2007 con Milanese, un anno prima con Mazzacurati. Dopo il 23 aprile 2010, «due mesi prima della tangente» che sarà pagata materialmente il 14 giugno successivo in un incontro nella sede della Palladio a Milano, i rapporti si intensificano, Meneguzzo e Mazzacurati si sentono 61 volte.

Bisogna tenere d'occhio quello che succede il 29 aprile di quell'anno, giornata che inizia con la conversazione tra Mazzacurati e Lorenzo Quinzi, capo di Gabinetto dell'Economia. È Quinzi a chiamare, ragguagliandolo delle difficoltà e suggerendo, lui stesso, possibili alternative: «Allora… le soluzioni sono un po' drastiche… o che loro (il Cipe, ndr) spostano i 400 milioni sulle risorse della legge obiettivo, altrimenti l'alta soluzione drastica, ma non credo che politicamente potrebbe reggere, è quella di far uscire una serie di interventi e inserire soltanto il Mose».

GLI INCONTRI E LA TANGENTE

Mazzacurati, però, al telefono non gli dice che ha più di un asso ancora da giocare. Sulla sua agenda sono appuntati, quel giorno, due incontri: ore 13 on. Milanese, ore 15.30 dottor Gianni Letta a Palazzo Chigi. Alle 17 Mazzacurati chiama trionfante la sua segretaria Ornella Malusa: «È andata bene, è andata bene... con Milanese, lui ha chiamato dappertutto. E stranamente tutti gli hanno detto che non c'era nessun problema… li ha aggrediti molto. Ha parlato con Iafolla e Incalza (capo di gabinetto e capo missione delle Infrastrutture, ndr)... e gli han detto che non esiste, che stia tranquillo…».

Il 13 maggio 2010 il Cipe delibera a vantaggio del Consorzio, nonostante Tremonti stesso all'inizio non fosse favorevole. Sapeva cosa stava tramando il suo collaboratore? Sapeva che «Milanese – come scrive il giudice - è stato determinante con una norma ad hoc per salvare il finanziamento del Mose »? E perché cambiò idea? Solo lui potrà spiegarlo.

Torniamo a quei giorni. Ora che il "lavoro" è stato fatto, la "cupola" deve rimediare i soldi che sfamino l'appetito di Milanese. Il giorno fissato è il 25 maggio, il luogo è la sede del Consorzio. Ci sono Mazzacurati e gli imprenditori Baita, Mazzi, Tomarelli. Sono i big che stanno lavorando a paratoie e cerniere nella Laguna. «Dagli interrogatori si evince la piena conferma della collegialità della decisione in ordine alla raccolta e destinazione dei soldi alla coppia Milanese-Meneguzzo». Denaro che Milanese si intascherà, ricevendolo dalle mani di Mazzacurati, il 14 giugno seguente.


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