QUANDO IL CORROTTO È UN GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA. COME MAI IL COMANDANTE DEL CORPO NON È CHIAMATO A RISPONDERE DELLA RESPONSABILITÀ DI AVER AVUTO UN VICE INQUISITO? (corriere.it)

mercoledì 02 luglio 2014

 

Dal blog di Beppe Servegnini sul sito internet del Corriere della Sera

QUANDO IL CORROTTO È UN GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA

 

Caro Beppe, dai politici si pretende che facciano un passo indietro di fronte al semplice invio di un avviso di garanzia, e al partito dell’indagato si chiedono purghe e mea culpa. Silvio Berlusconi è stato più volte accusato in tribunale di non poter non conoscere, né non condividere, in quanto capo di un’azienda, le malefatte dei sottoposti. Ebbene: allora che dire dei capi dei magistrati inquisiti per corruzione, nonché di quelli dei militari? Il magistrato o il finanziere corrotto non sono forse persino peggio del politico? I tre ufficiali superiori della Guardia di Finanza recentemente inquisiti, due dei quali generali di Corpo d’Armata, si sono forse dimessi? E come mai il Comandante del corpo non è chiamato a rispondere della responsabilità di aver avuto un vice, generale Vito Bardi, inquisito e perquisito? È bello ed edificante, dal punto di vista dei finanzieri onesti e dei cittadini, che il Presidente della Repubblica e il Ministro dell’Economia rinnovino formalmente stima e fiducia al Comandante generale della GdF, anziché chiedergli spiegazioni?

 

Lara Passimogo, thelarath@gmail.com

 

http://italians.corriere.it/2014/06/28/quando-il-corrotto-e-un-generale-della-guardia-di-finanza/?search=1


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