A PROPOSITO ANCORA DEI BASCHI VERDI DELLA GUARDIA DI FINANZA, DELLA RIORGANIZZAZIONE DELLE FORZE DI POLIZIA E DELLA SENTENZA SULLA TORTURA DELLA CORTE DI STRASBURGO - di Vincenzo Vacca

venerdì 10 aprile 2015

E’ notizia di questi giorni che la Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia in ordine al cosiddetto reato di tortura. In particolare, la predetta Corte ha condannato l’Italia non solo per quanto fatto ad uno dei manifestanti durante il G8 di Genova, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura violando, così, l’art. 3 della convenzione sui diritti dell’uomo che recita: nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti. Infatti, la Corte di Strasburgo ha stabilito, in estrema sintesi, che il trattamento che è stato inflitto al  cittadino italiano ricorrente, all’epoca un uomo di 63 anni, deve essere considerato come “tortura”.

Sono trascorsi ormai diversi anni da quei giorni e tanto è stato detto e fatto su quei giorni terribili e tanto da dire e da fare c’è ancora.

Recentemente questo sito Ficiesse ha pubblicato un articolo circa una funzione che la Guardia di Finanza espleta tra i suoi compiti Istituzionali ovvero  quella del mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.  Il Corpo, tale attività, la fa esercitare quasi esclusivamente dai Reparti denominati “Baschi Verdi”.

Viviamo un particolare momento per il quale, a causa del fatto che si parla e si straparla di un tanto imminente quanto rinviato riordino delle Forze di Polizia, ogni volta che si prova a esaminare le modalità con le quali si esercita una determinata funzione di polizia, scatta una selva di commenti che si caratterizzano sostanzialmente solo per schierarsi pro o contro a mantenere quella determinata funzione di polizia, senza prendere in considerazione che, comunque, da cittadini liberi e pensanti si deve discutere dell’impatto che la funzione di polizia in argomento ha nei confronti del resto della società e questo indipendentemente dal ritenere se è il caso o meno che la Finanza continui a prendere parte ai servizi di ordine pubblico (è comunque paradossale che, in una polizia con compiti preminentemente tributari, operino dei Reparti che espletano così  frequentemente l’attività in questione).

Secondo questa logica, pertanto, poiché tra le tante ipotesi di riorganizzazione del Comparto Sicurezza è apparsa anche quella di far perdere alla G. di f. la vigilanza sul mare, i militari che al momento espletano quel servizio diventano automaticamente figli di un Dio minore o, ancora, se venisse applicata la legge che già prevede che gli appartenenti al G.I.C.O. passino alla D.I.A., ci dovremmo disinteressare dell’attività di p.g. volta al contrasto della criminalità mafiosa.

Il fatto stesso che esiste un’attività di ordine e sicurezza pubblica e viene espletata anche  con le divise della Guardia di Finanza, deve essere, a parere nostro, oggetto di verifica della bontà del risultato Istituzionale e, quindi, non ci si può limitare solo a dire: la Finanza non deve fare più ordine pubblico.

Occorre entrare nel merito e porsi una domanda: i Finanzieri che espletano questo servizio così delicato, almeno fino a quando lo faranno, sono in condizione di espletarlo onorando fino in fondo  la Legge che in uno Stato costituzionale ha come fine quello di garantire e promuovere il confronto tra idee diverse, spesso contrapposte e in nome delle quali si organizzano manifestazioni, incontri e quant’altro? Il Presidente Emerito della Repubblica, Ciampi, una volta ha detto che il dissenso è il sale della democrazia.

Per quanto se ne sa, episodi di gratuita violenza perpetrata da appartenenti alla G. di F. nei confronti di cittadini non  ne sono avvenuti, neanche nell’attività di mantenimento dell’ordine pubblico.    

Naturalmente questo non è sufficiente. Occorre che l’addestramento professionale di questi uomini sia continuo e all’altezza del difficile compito e, quindi, è anche fondamentale che l’ufficiale di p.s. che li dirige abbia una forte sinergia con loro. Questo non sta a significare che occorre  riconoscere la qualifica di ufficiale di p.s. anche ai nostri Ufficiali e/o Ispettori- abbiamo già troppe qualifiche – ma che, pur essendo di Forze di Polizia diverse, ci si addestri insieme.

Queste modeste riflessioni non vogliono ignorare, comunque, la necessità di riorganizzare le Forze di Polizia anche all’insegna del “chi fa cosa”, ma prendono atto dell’attuale situazione. Una situazione che va sicuramente modificata, ma in nome del cambiamento non si può non porsi il problema di chi, alla stato attuale, è chiamato quasi tutti i giorni a fare quel determinato servizio, come già detto, la cui natura è tale che il rischio di una eventuale degenerazione è quotidiano.

Abbiamo iniziato questo articolo richiamando la recente sentenza della Corte di Strasburgo sulla tortura. Questo per ricordare che siamo in una fase in cui l’attenzione su queste tematiche è alta e, quindi, con queste modeste riflessione come le altre del precedente articolo si è provato a contribuire ad affrontarle.

 

Vincenzo Vacca

Segretario nazionale Ficiesse

 

 

 


Tua email:   Invia a: