GDF PATRIMONIO DEL PAESE: O SI VA VERSO UNA SMILITARIZZAZIONE OCULATA O SI RISCHIA LO SCIOGLIMENTO DEL CORPO – di Francesco Zavattolo

venerdì 04 luglio 2014

La Guardia di Finanza è l’unica Istituzione in grado di coniugare le competenze professionali tipiche dei funzionari delle Agenzie con le capacità investigative tipiche dei poliziotti. In altri termini, la Guardia di Finanza è l’unica amministrazione in grado di svolgere efficacemente la funzione di polizia economico-finanziaria. Ed in un momento in cui è “vitale” contrastare l’evasione fiscale, la corruzione, gli sprechi di denaro pubblico e, più in generale, l’illegalità economico-finanziaria, il Paese non può permettersi di fare a meno o di depotenziare la Guardia di Finanza.

Dopo anni di silenzio, la crisi, il blocco stipendiale, il processo di riforma delle Forze Armate e le inchieste giudiziarie, hanno riportato di estrema attualità il dibattito intorno alla Guardia di Finanza. Oggi come ieri se ne sta, purtroppo, discutendo banalizzando il dibattito e partendo da preconcetti, ideologismi e, peggio ancora, esigenze di bilancio e la storia insegna, che questo modo di fare produce riforme non risolutive o addirittura dannose.

Limitare il dibattito sulla Guardia di Finanza alla sola questione “smilitarizzazione” o alla questione “unificazione delle Forze di Polizia” è superficiale e riduttivo. Alla Guardia di Finanza servono riforme profonde e specifiche per la funzione che è chiamata a svolgere e non basate sulle convenienze particolari di questa o quella categoria di personale, sulle esigenze di riduzione della spesa pubblica o sui bisogni di altre amministrazioni del comparto.

E’ indubbio che l’attuale ordinamento del Corpo poteva essere adattato (più che adatto) alla Guardia di Finanza di qualche decennio fa, ma è assolutamente inadeguato per l’attuale Guardia di Finanza e per una moderna ed efficiente polizia economico-finanziaria.

C’è bisogno di interventi seri e profondi, in tanti settori:

  • struttura organizzativa: troppi livelli di comando e troppe strutture di funzionamento;
  • modello di governance: non idoneo a garantire governabilità e sviluppo a medio-lungo periodo
  • struttura delle carriere: incentrate su promozioni generalizzate e legate alla mera anzianità di servizio;
  • struttura delle retribuzioni: basato su incrementi automatici legati all’anzianità, sulle indennità e completamente scollegato dalla produttività (assenza di contrattazione integrativa);
  • relazioni sindacali: costruite su un modello ottocentesco che non favorisce la condivisione, la coesione e la funzionalità, mentre, al contrario, produce contenzioso e conflittualità;
  • trasparenza e partecipazione: come tutte le amministrazioni militari, la Guardia di Finanza è autoreferenziale, poco trasparente e poco incline a confrontarsi con la società civile.

E’ da questi (e da altri) evidenti fattori di criticità, molti dei quali creati o acuiti da precedenti riforme pensate per altri settori (Difesa e Ordine Pubblico) e forzatamente imposte alla Guardia di Finanza, che bisogna partire se si vuole efficacemente riformare la Guardia di Finanza. E’ partendo da questi presupposti che bisogna discutere per capire se c’è ancora spazio per mantenere la Guardia di Finanza nell’ambito dell’ordinamento militare e o se è necessaria la sua smilitarizzazione.

Se è, infatti, vero che le “stellette” hanno garantito al Corpo una grado, di reattività e di affidabilità e di indipendenza, superiore a quello di molte amministrazioni pubbliche, è altrettanto vero che la rigidità e, per molti versi, l’”arretratezza” dell’ordinamento militare, l’eterogeneità del comparto, l’assenza di contrattazione integrativa e la tradizionale “ritrosia” verso ogni tipo di cambiamento dell’ambiente militare, hanno impedito alla Guardia di Finanza di completare e sostanziare il processo di trasformazione verso una moderna polizia economico-finanziaria, iniziato con il d. lgs. n. 68/2001.

Da quello che registriamo dal nostro osservatorio di organizzazione civica fatta in gran parte da finanzieri in servizio, ci sembra però che le riforme (specificità, codice dell’ordinamento militare, revisione dello strumento militare) ed i progetti di riforma (p.d.l. di riforma della rappresentanza militare e proposta SMD di attuazione della specificità) sino ad oggi definiti o elaborati per il comparto sicurezza e difesa non considerano affatto la specialità e le esigenze della Guardia di Finanza.

In altri termini, da un lato, il Ministro dell’Economia e le Commissioni Parlamentari competenti in materia di economia e finanze e lo Stato Maggiore della Guardia di Finanza, continuano a non affrontare la “questione GDF” all’interno del comparto sicurezza e difesa e, dall’altro, il Ministero della Difesa e le Commissioni Difesa continuano ad “imporre” logiche ordinamentali e culturali pensate per altri e per altro e del tutto estranee alla Guardia di Finanza.

In un simile contesto, la “smilitarizzazione” della Guardia di Finanza è indispensabile ed utile al Paese e sarà inevitabilmente “imposta e gestita” dall’esterno.

Tuttavia il perdurare di un immobilismo, ormai ingiustificabile, creerà molteplici contraddizioni interne, anomalie e disfuzioni che costringeranno anche la parte sana e produttiva del personale, che sin'ora ha garantito un servizio adeguato, a ritirare i remi in barca lasciando il Corpo in balia delle onde e degli eventi.

 

Francesco Zavattolo

Segretario Generale Ficiesse


Tua email:   Invia a: